
Pasquale Rineli
Biografia
Pasquale Rineli nasce a Gangi, in Provincia di Palermo (Sicilia) il 25 gennaio 1952, secondogenito di una numerosissima famiglia composta da nove figli. Terminati gli studi Elementari e Medie nel paese natio, nel 1965si iscrive al Liceo Classico di Nicosia in provincia di Enna, sempre in Sicilia, dal quale però, pur essendo uno studente esemplare e impegnato, inspiegabilmente si ritira dagli studi un paio di mesi prima di aver conseguito la Maturità Classica. Le vere ragioni di questa scelta forzata, Pasquale le rivelerà parecchi decenni dopo nel suo romanzo autobiografico: “LO STUDENTE DI AISOCIN”. Sono gli anni cruciali delle contestazioni studentesche, della Primavera di Praga, dell’assassinio di King, dei cambiamenti sociali radicali, del ’68 ecc. tutti eventi ai quali il
giovane partecipa attivamente e con entusiasmo, ricoprendo per un biennio, la carica di Presidente dei vari comitati studenteschi di AISOCIN da poco formati. Nel 1970 la sua famiglia si trasferisce a Firenze, il giovane è letteralmente affascinato e conquistato dalla città toscana per l’enorme deposito intellettuale, artistico e culturale che racchiude. Amante della cultura e dell’Arte, oltre ogni dire il giovane cerca, ma inutilmente, di inserirsi nel vasto ambiente artistico e culturale della città, partecipando attivamente con vari gruppi intellettuali a svariate manifestazioni di carattere politico, sociale, religioso ecc. sempre in difesa della pace, della libertà e dei diritti umani. Pasquale è un cristiano credente e convinto che ha sempre avuto a cuore le varie tematiche su Israele,
pienamente cosciente dell’enorme debito spirituale che ogni cristiano ha nei confronti di questo popolo, così a lungo e ingiustamente perseguitato in ogni angolo del Mondo. Questo suo amore per Israele lo ha spinto a ideare un’intera collana dal titolo: “UNA VOCE PER ISRAELE”, della quale ha già pubblicato vari saggi come “SHOAH” Ed. Mediterraneo 2016 – “BASTA” Ed. Belforte 2017 – “EREDITA’ NEGATA” Ed. Kimerik 2018 – “SPIGOLATURE” Ed. Kimerik 2018 – “ LA QUESTIONE EBRAICA” Ed. Totem 2019 ecc. Dove, con serietà e competenza, affronta le varie tematiche su Israele nella sincera speranza di contribuire a risvegliare le coscienze assopite e disinformate ormai da tempo, affinché guardino Israele non come un nemico giurato del genere umano, ma per quello che è
realmente e cioè il solo mezzo impiegato da Dio per la redenzione universale. Nel 2018, con la sua raccolta di poesie “FOGLIE AL VENTO” si aggiudica il V° posto assoluto del Premio Nazionale “Leandro Polverini”. Pasquale Rineli è presente in varie Antologie di Poeti e Scrittori italiani e stranieri come: VOCI VERSATE – EMOZIONI – LE TUE PAROLE – PAGINE – SILLOGIE – POETI E POESIA ecc. I suoi innumerevoli saggi, si trovano nei principali Archivi Nazionali e nelle più importanti Biblioteche italiane come: ROMA, FIRENZE, PALERMO, MESSINA, ecc. e al CDEC di MILANO. Ha girato molto per l’Europa, visitando vari paesi come: Austria, Germania, Belgio, Olanda, Polonia, Svizzera, Ungheria, Romania e soprattutto la Francia, considerata da Pasquale la sua seconda patria. Nella capitale francese, conosce una pittrice di fama mondiale, con la quale per cinque anni ha una relazione sentimentale e grazie alla quale viene introdotto nell’immenso contesto artistico e culturale della città. Sono gli anni della sua vera e piena formazione intellettuale, grazie anche all’amicizia e
all’assidua frequenza di artisti, letterati e scrittori del calibro di SARTRE, BROGNEZ, DE BEAUVOIR, LOPEZ e tantissimi altri, molti dei quali fuoriusciti Russi. Nel 1980 ritorna in Sicilia, dove collabora per alcuni anni, al giornale l’ECO, Rotocalco di Ravanusa, diretto da Lilly Parisi. E’ felicemente sposato con Giovanna, ha una figlia e un bellissimo nipote.
Fede o Ragione
Pasquale Rineli
FEDE O RAGIONE
Analisi di un’Esistenza
.
A tutti coloro
Che, in un modo o nell’altro
Hanno smarrito la propria via
O che non l’hanno mai trovata
Nel labirinto dell’umana esistenza.
P. R.
<Gesù le disse:
Io sono la risurrezione e la vita
Chiunque crede in me, benché muoia
Tornerà in vita e chiunque vive e
Crede in me non morrà mai.
Credi tu in questo?>
GV. 11: 25-26.
INTRODUZIONE
Parlare di Gesù di Nazareth detto il Cristo, in un periodo così particolare
come il nostro, nel quale, sempre più spesso, a più riprese, da varie
parti e da varie fonti, anche le più disparate, si cerca, con ogni mezzo,
lecito e illecito, di negarne l’esistenza storica e materiale, adducendo
scuse puerili e senza un nesso logico e razionale come, tanto per fare
un esempio, la vaga e presunta insufficienza di prove o, la mai
dimostrata, discordanza nelle narrazioni evangeliche che, al contrario è
un sostegno a favore, non è certo un’impresa facile e, per molti <buon
pensanti> può sembrare addirittura una vera e propria provocazione e,
diciamolo pure fin dall’inizio, in un certo senso lo è per davvero.
Ma la mia è una provocazione più forzata dalle circostanze che voluta e
cercata intenzionalmente, infatti lo scopo, se non altro, è quello di
stuzzicare l’interesse degli <addetti ai lavori> e perché no, anche di
quegli atei, o presunti tali, che si affannano, ahimè, inutilmente, a
negarne l’esistenza e a soffocarne il messaggio.
Ciò che maggiormente mi ha spinto a intraprendere il presente lavoro è
stato il verificarsi di un fattore, innegabile e palese, sotto tutti i punti di
vista.
Parecchi eventi, verificatesi nel corso dei secoli, come anche
innumerevoli personaggi che hanno avuto un ruolo determinante e di
primo piano nella storia dei popoli, e quindi, come tali, classificati
<storici> dagli studiosi,
non riportano e non hanno neanche la metà delle nozioni, degli indizi,
dei dati storici e delle prove archeologiche che noi, oggi, disponiamo su
Gesù di Nazareth.
Eppure, nonostante queste evidenze, i primi sono universalmente
accettati come eventi storici, realmente accaduti, o come personaggi
realmente esistiti e quindi, come tali, insegnati in tutte le scuole e
presente in tutti i libri di testo.
Per ciò che concerne Gesù di Nazareth, invece, si avanzano delle
riserve, si mostrano delle perplessità, si insinuano dubbi ecc.
nonostante la sua reale esistenza e il suo operato, oltre ad averlo sotto
gli occhi da più di duemila anni, siano stati ampiamente comprovati e
confermati oltre che dal racconto evangelico che <qualcuno> potrebbe
definire di <parte>, mentre invece non è altro che un diario della vita e
del ministero di Gesù, da storici pagani e quindi, in un certo senso,
avversi alla stessa dottrina cristiana, di un certo rilievo e di un certo
calibro come Tacito, Svetonio, Plinio, Giuseppe Flavio e tantissimi altri.
Basti pensare, tanto per fare qualche esempio, alle varie forme di
eresie, al movimento gnostico, sorto nel primo secolo dell’era cristiana,
allo stesso giudaismo che fece condannare Gesù di Nazareth.
Nessuno di questi movimenti, di queste fedi, pressoché contemporanei
all’avvento dell’era cristiana, ha mai negato o messo in dubbio, anche
minimamente, l’esistenza storica e reale di Gesù di Nazareth.
Anzi, molte di loro sono nate proprio per contrastare la dottrina e il
messaggio da Lui predicato e per questo hanno combattuto aspramente
sia l’una che l’altro e, come sappiamo dalla storia, ci sono voluti secoli
prima che tali eresie venissero debellate.
Neanche l’impero romano e i suoi funzionari, a cominciare da Ponzio
Pilato, che, tristemente, ha avuto un ruolo di primo piano nella vita di
Gesù e che, per oltre due secoli, perseguitarono brutalmente i cristiani
in tutto l’impero, misero mai in dubbio la reale esistenza di Gesù di
Nazareth.
Da qualche tempo a questa parte, invece, i dubbiosi, i perplessi, gli
scettici, ecc. spuntano fuori come funghi dopo un acquazzone.
Il che, scusate la franchezza, fa pensare, in modo chiaro e
inequivocabile, a una vera e propria presa di posizione nel senso, per
altro molto palese, che non sono le prove e i documenti in nostro
possesso che mancano, quanto piuttosto la volontà e l’onestà
intellettuale e professionale di accettarli o, come minimo, di esaminarli.
E questo, mi si consenta di precisarlo, è un vero e proprio atto barbarico
e criminale ai danni della cultura, della storia e soprattutto della fede di
milioni di esseri umani sparsi in ogni angolo della terra e quindi, come
tale, va smascherato e confutato in nome e per amore della verità.
Di quella verità annunciata oltre duemila anni fa da un umile Falegname
della Galilea, una verità che ha trasformato radicalmente l’esistenza di
innumerevoli generazioni passate, presenti e future.
E’ ovvio, naturalmente, che le pagine che avete fra le mani, non
pretendono, in nessun modo, di fornire la risposta completa e definitiva
ai problemi che l’umana esistenza ci pone quotidianamente davanti.
Anzi, come ho già accennato in precedenza, il presente lavoro
potrebbe, e mi auguro sinceramente che lo diventi, essere uno stimolo
e un invito per una ricerca più approfondita e dettagliata delle importanti
tematiche che si esaminano per tutti gli <addetti ai lavori>.
Se, di tanto in tanto, si noterà una vena ironica, il lettore non me ne
voglia più di tanto, poiché essa è stata dettata unicamente dalle
circostanze e dalla serietà delle tematiche affrontate.
Infatti, non stiamo parlando di Cappuccetto Rosso o di Alice nel Paese
delle Meraviglie, ma di Colui che è stato, lo è tutt’ora e lo sarà per
sempre, al di là e al di fuori di tutte le umane e meschine polemiche
sollevate contro di Lui, autore di salvezza eterna per tutti coloro che in
Lui hanno riposto la loro fede e la loro speranza.
Questo è un bene, o meglio, una grazia, il dono più prezioso che
l’umanità abbia mai avuto e che niente e nessuno, come afferma
l’apostolo Paolo, potrà mai togliere a tutti coloro che hanno avuto il
privilegio di sperimentarla e di possederla nel loro cuore e nel loro
intimo.
Onestamente, non posso negare di avvertire degli stimoli di stizza e di
polemica, soprattutto quando leggo qualche articolo dove è evidente,
chiara e inconfondibile, una precisa e netta deformità professionale e
intellettuale, oltre che personale e preconcetta di <interpretare> le
Sacre Scritture, facendo dire alle Medesime dottrine e concetti che non
hanno e non trovano nessun fondamento e nessun sostegno scritturale.
Tutto questo, magari da parte di sedicenti <studiosi> che non hanno
mai preso in mano una Bibbia o, se lo hanno fatto, di sicuro hanno
considerato la Parola di Dio al pari dei Promessi Sposi o di qualche
altro avvincente racconto.
Molti, troppi, infatti, attribuiscono alle Sacre Scritture, minore importanza
di quella che danno ad opere come Guerra e Pace, I Miserabili, ecc.
Il che, scusatemi ma è troppo, anche per il sottoscritto.
Non posso certo pretendere che il Testo Sacro di milioni di esseri umani
venga accettato universalmente e senza riserve, ma, perdonate l’ardire,
in qualità di credente convinto, non posso neanche tollerare o
permettere che ci si prenda beffe o che si ridicolizzino coloro che,
compreso il sottoscritto, nella Sacra Bibbia, nel Suo Autore e nel Suo
Messaggio, hanno riposto tutta la loro fede e la loro speranza.
Non fosse altro che nel rispetto delle idee e della fede altrui e nella
pacifica e democratica convivenza dei popoli e delle culture.
RAVANUSA, li 30/07/2016.
P. R.
PARTE I
La critica che viene espressa, sotto varie forme, in merito a un’idea o a
una persona, può essere anche giustificata, oserei dire utile, purchè sia
una critica costruttiva, tendente cioè a correggerne gli errori e a
colmarne le lacune, dove queste sono evidenti in modo inconfutabile e
a migliorarne la forma e la sostanza.
Inoltre, mettiamo subito in chiaro una cosa: non si respinge un’idea solo
perché non ci piace o perché per attuarla occorre fare dei sacrifici che
non ci sentiamo di compiere o delle rinunce che non intendiamo
affrontare.
Come non si può denigrare una persona solo perché ci è antipatica o
perché ha detto delle cose che non ci fanno dormire o che turbano il
nostro <quieto vivere>.
Infatti, non basta dire che una cosa, un’idea, un credo, ecc. sia
sbagliata, antiquata, ecc.
Come non è sufficiente affermare che una persona non è mai esistita
solo perché ci è antipatica o perché non ci piace ciò che ha detto e
fatto.
Bisogna anche e soprattutto dire perché è sbagliata, spiegarne le
ragioni e proporre forme e soluzioni alternative e migliori.
Per ciò che concerne le persone, occorre fornire prove storiche,
documentazione scientifica che dimostrino, al di là di ogni ragionevole
dubbio, che si tratti di un mito e di una invenzione.
Poiché, in mancanza di questi elementi, di questi fattori, determinanti ed
essenziali, in primo luogo bisogna avere l’onestà intellettuale e
professionale di accettare ciò che <passa il convento> e, in secondo, la
critica che si pretende di fare per <aggiustare le cose>, anche nelle
migliori delle ipotesi e con tutte le buoni ragioni di questo mondo, rischia
di essere distruttiva e, di conseguenza può arrecare ancora più danno
di quello che si pretende di riparare.
Ricordiamoci che un errore, ammesso che esista, non si corregge mai
con un errore ancora più grande.
Fatta questa breve, ma necessaria premessa, passiamo subito al
nocciolo della questione e alle tematiche affrontate nel presente lavoro.
Argomentare, tanto per fare <salotto>, o in nome di una presunta,
quanto perfetta scienza, come fanno alcuni <studiosi>, da qualche
tempo a questa parte, che le Sacre Scritture, divinamente ispirate,
contengono errori e inesattezze scientifiche è, a dir poco, inappropriato
e fuori luogo.
Infatti, se leggiamo con un minimo di attenzione, la Parola di Dio,
troveremo in Essa delle verità scientifiche e biologiche che solo in tempi
recenti sono state scoperte e acquisite dalla scienza moderna.
Un paio di esempi, tanto per chiarire il concetto: la Bibbia è stato il
primo testo in assoluto ad affermare chiaramente e in modo esplicito
che il pianeta terra è rotondo e sospeso nel vuoto. Is. 40: 22.
Questa affermazione è stata messa per iscritto quasi tremila anni fa, la
nostra scienza ci è arrivata appena cinquecento anni fa con Galileo.
La moderna biologia ha scoperto da poco che la lepre, contrariamente a
quanto si credeva prima, è un ruminante.
La Sacra Scrittura, divinamente ispirata, invece, aveva fatto questa
precisazione quasi quattromila anni prima. Lv. 11:6.
Come si può verificare benissimo da questi semplici spunti, la Bibbia
non è antiquata, anti scientifica o superata, ma. al contrario, contiene
tante affermazioni e tante nozioni, di carattere fisico, biologico, chimico
ecc. alle quali, la nostra scienza moderna, è giunta in tempi molto
recenti rispetto alle affermazioni della Parola di Dio che si cominciò a
scrivere oltre tremila e cinquecento anni fa.
Precisiamo subito una cosa fin da ora e a scanso di equivoci futuri: non
che io abbia qualcosa contro la scienza e la tecnologia moderne, al
contrario, sono il primo ad apprezzarne i benefici e l’utilità nei vari campi
dell’umano sapere.
Anche se, guardando il rovescio della medaglia, è grazie alla scienza,
specie quella fisica e nucleare, che l’umanità adesso, dispone di terribili
mezzi di distruzione e di morte ed è continuamente sospesa su un
baratro, con l’incubo atomico sempre presente.
Possiamo solo augurarci e sperare che tali armi di distruzione di massa
non vengano mai usate e che non finiscano nelle mani sbagliate perché
è in gioco la vita dell’intero pianeta.
Comunque, ci sono settori dell’umana esistenza, come, nel caso
specifico, quello del divino, dello spirituale ecc. che non rientrano nei
compiti della scienza ma solo ed esclusivamente della fede e della
dottrina di ogni singolo individuo.
Tentare di spiegare questi fenomeni con la moderna scienza o con la
moderna tecnologia, equivale a voler misurare con la bilancia e pesare
con il metro.
Purtroppo, l’orgoglio, la superbia e l’arroganza umane, non conoscono
confini e ostacoli, come non ne conosce la nostra presunzione.
Siamo una civiltà altamente scientifica e tecnologica, ragion per cui
siamo portati, nostro malgrado, a misurare, esaminare e confrontare
tutto il resto della nostra vita come il divino, l’intimo, la fede, il nostro
senso spirituale, ecc. che, ci piaccia o meno, fanno parte della nostra
quotidiana esistenza, anche se molto spesso non c’è ne rendiamo
pienamente conto, con i mezzi che la scienza e la tecnica mettono a
nostra disposizione.
Ma, troppo spesso e, a volte condiscendenti, dimentichiamo che anche
la scienza e la tecnica hanno, come tutto ciò che è umano e terreno, le
loro debolezze, i loro errori e i loro limiti.
Qualcuno, per dare maggiore peso e maggiore risalto alle proprie
convinzioni e alle proprie teorie, tira in ballo la razionalità e il <buon
senso> umano, mascherandoli, dietro l’infantile pretesto, mai dimostrato
o verificato, che le Sacre Scritture contengono, sempre a loro avviso,
innumerevoli errori e concezioni così assurde e arcaiche da non
prendere neanche in considerazione.
L’importante, per loro, è contestare, denigrare e mettere in cattiva luce,
in nome di una presunta critica moderna, il testo Sacro, con ogni
mezzo, anche se tale espediente, oltre ad offendere l’intelligenza
umana, disonora, in modo inequivocabile, coloro che ne fanno uso.
I libri di storia, passata e remota e le cronache dei giornali, sono pieni di
errori e di tragedie proprio per aver fatto affidamento solo ed
elusivamente sul <buon senso> e la ragione umana e, visto che siamo
in argomento, non dimentichiamo, come accade spesso, che fu proprio
il <buon senso> usato dal Sinedrio di Gerusalemme che condannò a
morte Gesù di Nazareth, commettendo così il più grande misfatto di
tutta la storia umana.Gv.11:49-50.
E’ chiaro che, studiando e meditando le Sacre Scritture, divinamente
ispirate, bisogna assumere determinati atteggiamenti e non leggerle alla
leggera e con superficialità.
Il primo fra questi è che bisogna leggere con il <cuore> e non solo con
gli occhi, ma soprattutto, bisogna sgomberare completamente la nostra
mente da meschini e umani pregiudizi che l’affollano così tanto,
impedendoci di comprendere chiaramente ciò che realmente la Parola
di Dio vuole trasmetterci.
Infatti, se un ateo convinto e dichiarato, legge la Bibbia, la troverà,
senza ombra di dubbi, sbagliata, assurda, illogica, incongruente, piena
di errori, ecc. dalla prima all’ultima parola in Essa contenute.
Ma questo, badate bene, non perché lo sia veramente e realmente, ma
semplicemente perché l’ateo, in quanto tale, non riconoscendo e non
accettando pienamente l’esistenza di un Essere Superiore, non
accetterà mai, neanche una virgola, dei fatti storici e del messaggio
salvifico offerto all’umanità e contenuto nel Testo Sacro.
Se la Parola di Dio viene letta da un evoluzionista, anche lui convinto e
dichiarato, il risultato sarà quasi identico a quello dell’ateo.
Infatti, non accettando il punto fondamentale della fede cristiana, della
creazione dell’universo, compreso l’uomo, da parte di un Essere
Superiore, che noi, comunemente, chiamiamo Dio, non si può accettare
neanche il resto della rivelazione divina che, com’è evidente è una
conseguenza e un proseguimento della prima.
Ma questa convinzione, personale o collettiva che sia, badiamo bene,
non prova affatto, né minimamente, che il Testo Sacro sia antiquato,
superato ecc. quanto piuttosto che sono proprio le nostre opinioni, i
nostri punti di vista ad essere tali.
Prendere, come fanno in tanti, come punto di riferimento,
estrapolandolo dal contesto, proprio perché non hanno e non trovano
nessun appiglio, un singolo passo delle Sacre Scritture, come, ad
esempio, quello ormai famoso di Gs. 10:12 e farne una colonna
portante e un vessillo, per avvalorare le loro idiozie, cosa questa assai
comune per molti critici e studiosi moderni, significa, in pratica,
offendere la ragione e l’intelligenza umana e declassare, in modo gretto
e ignorante, il lavoro di tanti studiosi seri, preparati ed esperti.
Inoltre, esplicitamente confermano e rendono noto, al mondo intero, la
propria ignoranza in materia di esegesi biblica, infatti, non occorre
essere dei geni per comprendere pienamente che il passo in questione
è puramente allegorico e tende a spiegare semplicemente che Giosuè,
in quella particolare circostanza, come in tante altre, descritte nel
racconto ispirato, beneficiò dell’aiuto divino, sotto forma di
prolungamento del giorno e quindi della luce, fino a quando non ebbe
portato a termine il suo compito e la sua missione, entrambi affidategli
da Dio stesso.
Non si tratta affatto, come pensano alcuni moderni < critici e studiosi> di
un’affermazione anti-scientifica, ma unicamente della descrizione e
della spiegazione, per la gente di quel tempo, di un evento
sensazionale e straordinario, punto e basta.
D’altronde, non dimentichiamo, come spesso accade, con molta facilità
e leggerezza, che fino a pochi secoli fa, le menti più illustri del nostro
pianeta, pensavano, credevano e insegnavano la stessa cosa descritta
nel libro di Giosuè e cioè la teoria geocentrica.
Nessuno però si è mai sognato di accusarli di ignoranza o di essere
anti-scientifici, al contrario, trattandosi di esseri umani, sono considerati
da tutti, delle vere pietre miliari in campo scientifico e accademico.
Trovano e hanno, da parte degli stessi critici e studiosi, tutte le scuse e
tutte le attenuanti possibili e immaginabili.
E non poteva essere altrimenti!
Per Dio, però, non siamo disposti a fare neanche questo, ma, sempre
pronti e puntuali, come un cronometro svizzero, puntiamo il dito
accusatore ad ogni minima sciocchezza, anche la più futile e banale,
che contrasta con il nostro <sapere> o presunto tale.
Voler polemizzare su delle sottigliezze del genere, o farne addirittura il
proprio cavallo di battaglia, è una prova più che evidente di immaturità
intellettuale e scientifica.
A questo punto e visto che si vuole fare polemica a tutti i costi, non sarà
certo il sottoscritto a tirarsi indietro, anche se la cosa non è di mio
gradimento, mi si consenta quindi, di rivolgere a questi presunti critici e
studiosi un paio di domande:
1)Come farebbero costoro a spiegare a persone vissute tremila anni fa
la bomba atomica e i suoi effetti disastrosi e devastanti quando ancora
non esistevano neanche le più minime concezioni in merito?
La Parola di Dio, invece, lo fa in modo semplice e chiaro, così chiaro
che la descrizione, ha lasciato, anche dopo molti secoli, una profonda
impressione nell’intimo delle persone.
Usando elementi e parole di ogni giorno, comuni a tutti a proposito di
Sodoma e Gomorra dove è descritto che dal cielo piovve fuoco e zolfo
che distrusse le due città peccatrici e le zone circostanti.
Più di tremila anni fa, chiunque avrebbe letto la narrazione biblica,
avrebbe certamente capito pienamente la tremenda catastrofe che si
abbatte sulle due città e i suoi abitanti.
2)Come farebbero, i moderni luminari della scienza e del sapere a
spiegare, sempre a gente di un’altra era, un motore a reazione o la
turbina di un moderno jet?
L’ispirata Parola di Dio, in quanto tale, c’è riuscita alla perfezione nella
narrazione fatta dal profeta Ezechiele quando descrive il carro di Dio in
movimento.
Egli dice espressamente che quando il carro era in movimento egli
vedeva < qualcosa come se una ruota girasse dentro un’altra ruota>
permettendo così al carro divino di muoversi e spostarsi.
Detto questo, provate ad osservare un moderno aereo a reazione
quando accende i motori, mettetevi davanti ad essi e osservateli con
attenzione: avrete la stessa, identica impressione che ebbe il profeta
oltre tremila anni fa: una ruota che gira dentro un’altra ruota.
Più chiaro di così!
Anche questa volta, le Sacre Scritture, divinamente ispirate, usando
parole e oggetti comuni, hanno fatto capire e reso chiaro a tutti un
concetto e un’idea che altrimenti sarebbero stati incomprensibili, anche
per i dotti e i sapienti di allora.
Vogliamo fare un altro breve ma significativo esempio di come e quanto
le Sacre Scritture, divinamente ispirate, anticipano e superano di gran
lunga la scienza ufficiale?
Bene, parliamo di un problema mondiale che affligge milioni di persone
in tutto il mondo e che solo di recente è salito tristemente alla ribalta
riempiendo le cronache mondiali e le testate dei giornali l’AIDS.
Sapevate che oltre duemila anni fa l’apostolo Paolo, sotto ispirazione
divina, non solo ne profetizzò la tragedia, il che avvalora maggiormente
il racconto ispirato, ma, quello che conta di più, che acquista una
maggiore valenza etica, morale e spirituale, consiste nel fattore, non
certo indifferente, che diagnosticò le cause principali della malattia e la
sua rapida diffusione
Nella sua lettera ai Romani, considerata da molti il compendio della
dottrina cristiana, parlando del degrado morale della società del suo
tempo, Paolo citò chiaramente di uomini che giacciono con uomini cioè
di omosessuali i quali, notate bene la definizione e la precisione
scientifica, ricevono in se stessi, nel loro corpo, nel loro organismo, la
punizione del loro peccato, cioè il contagio venereo dovuto a rapporti
sessuali illeciti con più parters.
A questo punto, io sfido chiunque dei moderni scienziati e studiosi ad
esprimersi, con la conoscenza e il linguaggio di allora, con più
chiarezza e precisione su un problema così grave di quanto lo abbia
fatto l’apostolo Paolo duemila anni fa.
Penso veramente che l’impresa risulterebbe impossibile!
Se in tutto questo non c’è lo zampino di un Essere Superiore,
comunemente chiamato Dio, mi spieghino, questi moderni sapientoni di
che cos’altro si tratta.
A questo punto, mi si consenta un modesto e gratuito, quanto
disinteressato consiglio: quando si esaminano e si studiano le Sacre
Scritture, bisogna fare molta attenzione e saper distinguere ciò che in
Esse è realmente scritto e rivelato da ciò che comunemente insegnano
e predicano le varie denominazioni religiose.
Perché spesso, molto spesso, fra le due cose c’è un enorme abisso di
differenza che, per chi non è avvezzo a tale studio, non solo non ne
nota i contrasti e le sostanziali differenze, ma procura anche gravi errori
e molta confusione.
Spesse volte, anzi quasi sempre, quando succedono delle calamità
naturali come terremoti, alluvioni, ecc. la maggior parte delle volte,
provocate proprio dall’egoismo, dall’avidità e dall’ambizione umana,
come ad esempio le guerre, la distruzione indiscriminata di foreste e di
habitat naturali, l’inquinamento atmosferico con tutte le sue disastrose
conseguenze, ecc.
Quando succedono questi disastri, molti fanno appello a Dio, anche
coloro che, non solo non hanno mai avuto un briciolo di fede in Lui ma
che addirittura si sono presi apertamente gioco di coloro che di questa
fede ne hanno fatto il fulcro centrale della propria esistenza.
Costoro si chiedono, ipocritamente, come i Farisei di un tempo, come
può un Dio buono, un Dio di amore, permettere tutto questo?
Evidentemente costoro conoscono poco, molto poco della natura divina,
della Sua Parola e del piano salvifico in Essa contenuto, per una serie
di ragioni che cercheremo di esporre meglio di seguito.
In primo luogo, anche se l’affermazione può sembrare retorica, Dio non
ha creato delle macchine, dei robot o delle marionette, ma degli esseri
intelligenti, dotati di libertà assoluta e incondizionata, in grado di agire e
comportarsi a loro piacimento.
In secondo luogo, l’amore, il rapporto filiale fra due esseri, non può mai
essere forzato o costretto, poiché, in tal caso, non sarebbe più lo
stesso, non sarebbe lo stesso sentimento ma un altro completamente
opposto, il sentimento, infatti, per essere tale, deve essere spontaneo e
sentito.
Fin dall’inizio, l’uomo ha goduto e gode tutt’ora di questi privilegi nel
senso che egli è pienamente padrone della propria esistenza e quindi
libero di dirigerla e di disporne a proprio piacimento, senza impedimenti
o limitazioni da parte di Dio.
E tutto questo, badiamo bene, non perché Dio, come pensa
erroneamente qualcuno, ingannando se stesso e gli altri, è impotente,
poiché, volendo, potrebbe porre fine a tutto questo in un batter d’occhio,
ma, così facendo, Dio limiterebbe ed ostacolerebbe la libertà umana e il
proprio, libero arbitrio a gestire la propria esistenza.
Gli stessi da Lui stesso concessi liberamente e amorevolmente al
momento della creazione.
Ragion per cui, l’accettazione di Dio nella nostra vita e di tutte le relative
conseguenze, etiche e morali che tale scelta comporta, risulterebbe
forzata, costretta e questo, credetemi, sarebbe peggio di un rifiuto e di
una negazione.
Detto questo, cerchiamo, attraverso una serie di analisi, di avere una
visione obbiettiva e reale dei problemi e delle cause che affliggono e
tormentano non solo l’intimo umano, ma l’intero stato sociale e il nostro
stesso pianeta.
Infatti, molti dei disastri che sembrano naturali e per i quali, quasi
sempre incolpiamo Dio, in realtà sono provocati dalla cupidigia,
dall’avidità e dall’egoismo umano.
Infatti, se facciamo un attento ed onesto esame di coscienza, ci
renderemo perfettamente conto che non è certo colpa di Dio se
gradualmente si stanno estirpando le foreste per costruirvi grattacieli e
centri residenziali per appagare l’umana vanità.
Non possiamo di certo incolpare Dio se, a cause delle esalazioni
industriali, provocate dall’avidità umana, il nostro pianeta si riscalda
sempre di più, provocando, di conseguenza, alluvioni, maremoti,
valanghe ecc. che mietono tante vite umane innocenti.
Tutto questo, non solo non è provocato da Dio, ma va nettamente
contro le Sue disposizioni per il nostro pianeta.<Gn.2:15>.
Non è certo un capriccio di Dio se l’uomo, nella sua sfrenata ambizione
e sete di potere decide, di punto in bianco o adducendo scuse puerili e
banali, di assalire e invadere un’altra nazione, con il preciso intendo di
assoggettarla e dominarla, scatenando, in questo modo, una guerra e
causando dolori, distruzione e morte.
Pensare che tutto questo sia voluto da Dio o che si compia con il Suo
beneplacito, significa, in pratica, avere una concezione completamente
errata e falsata del Dio di amore e di misericordia descritto ampiamente
nelle Sacre Scritture.
Quando succedono episodi del genere, molti si lamentano della
lontananza di Dio, del Suo disinteresse per le sorti e le sofferenze
umane, ma, credetemi, non c’è niente di più falso, ipocrita e meschino
di questa affermazione campata in aria.
Infatti, non è Dio che è lontano dall’uomo e dai suoi problemi, ma è
proprio l’uomo che continua, caparbiamente, ad allontanarsi da Dio
sempre di più, preferendo a Lui la propria scienza, la propria cultura, la
propria soddisfazione, fisica e materiale, il proprio ego.
Tutto per soddisfare il nostro egoismo e la nostra ambizione che,
sembra, non conoscono confini.
E’ comodo, troppo comodo, è da vigliacchi affermare, quando ci
accorgiamo, troppo tardi e a nostre spese, che i nostri presunti valori, gli
ideali nei quali abbiamo riposto tutte le nostre speranze, per i quali
abbiamo sacrificato e immolato gli affetti più cari.
Per i quali, giorno dopo giorno, con i nostri pensieri e le nostre azioni,
abbiamo rinnegato, in mille modi diversi, il Dio dell’unica e vera
sapienza.
E’ meschino dire che Egli è lontano, che non si cura di noi, quando
invece siamo noi stessi che, da tempo, ormai, abbiamo abiurato
volontariamente e in tantissimi modi possibili e immaginabili.
Chiediamoci sinceramente: quanti di noi rinuncerebbero a una partita di
calcio per andare in chiesa e seguire la liturgia religiosa?
Pochi, molto pochi.
Cerchiamo almeno di avere un po’ di onestà, di coerenza e di coraggio
necessari per riconoscere i nostri limiti, le nostre debolezze e le nostre
colpe che, per la verità sono tante, troppe.
Non è certo Dio che deve recitare il <mea culpa>, come pretende
qualche fanatico moderno, ma, al contrario, è il nostro orgoglio, la
nostra arroganza, la nostra superbia che devono fare atto di ammenta,
di pentimento e di perdono per gran parte dei mali e delle sofferenze
provocate all’umanità.
Niente illustra questa situazione e questa realtà meglio della parabola
del figliol prodigo e, credetemi, non è stata ispirata a caso e non è stata
scritta invano.
L’infinita misericordia di Dio e il Suo infinito amore sono sempre pronti
ad accoglierci a braccia aperte e con il sorriso pronto.
Dio infatti non è mai lontano, ma siamo noi che, immersi nei nostri
piaceri la maggior parte dei quali illeciti e peccaminosi, non ci
accorgiamo, o non vogliamo accorgerci della Sua presenza per paura di
sentire il rimprovero e il rimorso della nostra coscienza.
Da peccatori, bisognosi di misericordia e di perdono, siamo diventati
accusatori di Dio, invece di umiliarci per le nostre malefatte, incolpiamo
Dio per i nostri errori e le nostre colpe.
E la storia, tristemente , si ripete ancora una volta!
Già il primo uomo, Adamo, dopo che deliberatamente, di sua propria
volontà e non per capriccio di Dio, fallì miseramente il suo compito, osò
incolpare il proprio Creatore del suo errore, del suo sbaglio, del suo
peccato dicendo:<La donna che Tu mi hai dato…>
Come a dire:<Sei Tu che mi hai dato una compagna che mi ha fatto
peccare…>
Quando invece, al momento del pericolo, della prova, poteva benissimo
invocare il soccorso divino, che non gli sarebbe mai stato negato, come
non è mai stato negato a una moltitudine di profeti che vennero dopo di
lui, così come non è negato a milioni di credenti attualmente.
Ma Adamo, usando il suo libero arbitrio, volle fare di testa propria e i
moderni Adamo ne seguono fedelmente le orme.
Come si può vedere niente di nuovo sotto il sole.
Bisogna rendersi conto pienamente e coscientemente di un fattore
molto determinante nello svolgersi dell’umana esistenza e cioè che la
fede in un Essere Supremo non è un bel vestito pronto, stirato e
confezionato che chiunque può comprare in una boutique e indossarlo
felicemente nelle ricorrenze, magari dopo averlo provato e riprovato,
apportando le dovute modifiche e le debite correzioni.
A misura d’uomo tanto per intenderci.
Ed è proprio questo, purtroppo, ciò che pensa la stragrande
maggioranza della gente, anche e soprattutto coloro che si professano
credenti.
Questa fede è troppo stretta o troppo larga, troppo pesante o troppo
restrittiva, si, mi piacerebbe, ma….
La vorrei più consona alle mie esigenze, al mio modo di vivere e di
pensare, al mio carattere, ecc.
In altre parole è Dio che deve conformarsi alle nostre esigenze, alle
nostre vedute e allora, forse….
Costoro però ignorano completamente o fanno i finti tondi che la fede,
al contrario, va costruita giorno per giorno, pezzo per pezzo, un passo
dopo l’altro, lentamente, attraverso gioie, dolori e prove di ogni genere
che si incontrano lungo l’angusto cammino.
Poiché, come ci dicono le Sacre Scritture, divinamente ispirate, la via è
stretta e piena di ostacoli e sono pochi, molto pochi coloro che la
trovano, ancor meno coloro che si incamminano per essa <Mt.7:13-14>.
La vita stessa, a qualsiasi stadio o regno conferma e avvalora questa
regola, scritta per nostra guida e istruzione.
Non si diventa uomo appena usciti dal seno materno, ma attraverso
varie tappe: infanzia, fanciullezza, gioventù, maturità ecc.
Una quercia, non diventa così maestosa appena il piccolo seme è
sepolto nel terreno, ma attraverso anni e anni di crescita sotto il caldo,
la pioggia, il vento, la neve ecc. che irrobustiscono il tronco e i rami.
E così è per tutte le cose, i colpi di fulmine sono buoni solo per i
romanzi rosa, ma sappiamo benissimo che il vero amore, quello che
lega indissolubilmente due persone per tutta la vita, si costruisce giorno
per giorno,affrontando e superando problemi e situazioni di ogni
genere.
Purtroppo, quando la ragione e l’intelligenza umana si scontrano con il
pensiero di Dio, allora, immancabilmente, si sfocia nell’irreparabile e
nella tragedia, a causa delle opinioni opposte e contrastanti ed è proprio
quello che è successo in migliaia di anni di storia e a milioni di esseri
umani.
Ma, ahime, quest’ultima, lungi dall’essere maestra di vita, come ci piace
definirla, non ci ha insegnato proprio un bel niente, visto che si continua
a commettere gli stessi errori di prima.
Anzi, sembra proprio che quest’ultimi si sono moltiplicati e aggravati con
l’aumento della tecnologia, della scienza e della conoscenza nei vari
campi dell’umano sapere.
Siamo diventati più superbi, più orgogliosi, più arroganti, ci siamo
gonfiati a dismisura fino al punto di sfidare Dio, di rinnegarLo , di
contestarLo ecc.
Ma, nonostante tutto, le umane miserie non sono diminuite o cessate,
anzi sono aumentate, il dolore, la sofferenza, la morte, la fame, i più
elementari bisogni continuano ad assillare l’umanità intera.
A questo punto, dopo aver provato di tutto e di più, forse è giunto
davvero il momento, prima che sia troppo tardi, che l’essere umano
riconosca il suo totale fallimento in tutti i campi e sotto ogni aspetto e si
riconcili con il suo Creatore. <Ger. 10:23>.
I mezzi messi a disposizione dall’amore e dalla misericordia divina per
tale fine ci sono e, quello che conta di più, sono alla portata di tutti e
gratis.
Spetta a noi, a ciascuno di noi singolarmente, afferrare prontamente e
fermamente la mano che ci viene tesa da Dio in segno di soccorso e di
aiuto.
Ricordiamoci, una volta e per sempre, che non è Dio a essere lontano
da noi, ma siamo noi che Gli abbiamo voltato le spalle per inseguire
chimere, siamo sempre noi che ci siamo turati le orecchie per non
sentire i Suoi continui richiami di amore e di affetto paterno.
Teniamo presente che, prima o poi, la pazienza di Dio avrà fine non per
dare punizione e castigo, come insegna la quasi totalità delle religioni,
ma per dare la giusta ricompensa ai Suoi fedeli servitori e per
restaurare, alla fine, l’originaria era di pace e di giustizia universale.
Pazienza che, in migliaia d’anni di esistenza, ha causato sofferenza,
dolore e morte alla povera e afflitta umanità, ma non per volere o per
capriccio di Dio, come erroneamente afferma e insegna qualcuno,
poiché con il male Dio non prova nessuno.<Gc.1:13-15>.
Infatti, il libero arbitrio, concesso da Dio all’uomo, significa, in pratica, la
più totale assenza di costrizione e di ingerenza da parte di Dio nella vita
e nel comportamento dell’uomo, a meno che non sia quest’ultimo a
chiederlo e a desiderarlo.
Si diventa cristiani e credenti, con tutto ciò che questa scelta implica,
non per costrizione o forzature, ma per libera scelta e per amore verso il
nostro Donatore di tutto.
Le stesse regole valgono anche per la scelta contraria.
La presunta indifferenza di Dio nei confronti delle disastrose condizioni
umane, lungi dall’essere una <prova> della Sua impotenza, come
insegnano alcune moderne ideologie, in realtà è un’ennesima
dimostrazione e un’ulteriore prova di amore da parte di Dio nei confronti
delle Sue creature.
Può sembrare un’assurdità, ma se riflettiamo attentamente, ci
renderemo conto, anche da soli, che le cose stanno esattamente in
questo modo.
Infatti, Dio permette che l’uomo,dopo averLo rinnegato ed essendosi
allontanato volontariamente da Lui per fare di testa propria, provi di
tutto, anche a costo di patire sofferenza e dolore, che arrivi ai massimi
livelli della conoscenza, in tutti i campi dell’umano sapere.
Che sperimenti le cose più strane, impossibili e assurde, che sperimenti
ogni forma di governo possibile e immaginabile, che arrivi ai limiti
dell’impossibile.
Tutte cose queste che l’uomo, come ci insegna ampiamente la storia
secolare, ha effettivamente sperimentato e messo in pratica.
Solo dopo, dicevo, alla fine, quando l’orgoglio e l’arroganza umana, non
avranno più niente da tentare, da scoprire o da sperimentare, solo
allora interverrà Dio e dirà <basta> ponendo fine a tutto lo scempio
umano commesso nel corso dei secoli.
Ma attenzione, tutto questo non si verificherà perché a Dio piace così
tanto tormentare l’uomo, al contrario, tutto questo avviene perché il
finale giudizio di Dio, quando verrà pronunciato, quando farà valere la
Sua autorità e quando manifesterà pienamente la Sua onnipotenza, non
avrà nessuna possibilità di appello e sarà irreversibile e definitivo.
Poiché quando ciò avverrà e, stiamo pur certi che avverrà, non ci
potranno essere né scuse né attenuanti.
Per queste ragioni è giusto che l’uomo provi di tutto nel tempo che gli è
stato concesso dalla pazienza divina, prima di comparire davanti al
tribunale supremo per rispondere e rendere conto del proprio operato.
Ma, per fare tutto questo, l’uomo ha bisogno del tempo necessario,
anche se questa situazione provoca a se stesso dolore, sofferenza e
morte.
L’esperienza, sia essa positiva o negativa, purtroppo si fa a proprie
spese e questo è ciò che non si riesce a capire, a mandar giù, a digerire
perché è un boccone troppo amaro ma, ricordiamoci, è sempre la
volontà dell’uomo, il suo libero arbitrio a decidere e a scegliere questa
strada, non Dio, Dio aspetta, per ora.
Anzi, pur potendolo fare benissimo, Dio non interviene di proposito, per
non interferire minimamente con l’operato umano e questo, se lo
vogliamo, è un’ulteriore prova dell’infinito amore e bontà divini.
Non c’è bisogno né di formule magiche, né di porzioni alchemiche per
comprendere la Parola di Dio divinamente ispirata, ma unicamente dello
spirito di Dio stesso, senza il quale, tutta l’umana scienza, passata,
presente e futura, non basterà a comprendere neanche uno iota del
pensiero divino rivelato nelle Sacre Scritture.
Dobbiamo renderci conto, una volta per tutte, che i nostri pensieri
umani, carnali, ecc. per quanto buoni e altruistici possano essere, non
sono quelli di Dio che sono, ovviamente, pensieri divini, spirituali, ecc. e
quindi totalmente opposti, se non addirittura contrari ai nostri. <Is.55:8-
9>.
Come non possiamo pretendere, né ci aspettiamo che un semplice
bambino possa comprendere il pensiero e la complessa terminologia di
uno scienziato o di un dotto erudito.
Allo stesso modo, dobbiamo convincere il nostro orgoglio, sempre
presente, che il nostro cervello, per quanto istruito e sapiente possa
essere, è pur sempre limitato e, in quanto tale, non è in grado di
comprendere e di recepire pienamente l’infinita e immensa sapienza del
Creatore dell’intero universo, noi compresi.
Il nostro orgoglio e la nostra presunzione, inoltre, molto spesso, ci fanno
dire e fare delle cose stupide e insensate: un’idea, un precetto, ecc. non
sono assurde o arcaiche solo perché le nostre misere cellule non
riescono a percepirne la bellezza, la grandezza o lo scopo e quindi,visto
che non entra nel nostro vocabolario o nella nostra enciclopedia, li
bolliamo prontamente con i termini e le etichette più strane.
Questa e solo questa è la realtà dei fatti così semplici e lampanti e non
c’è proprio bisogno di rodersi il fegato in dispute interminabili e
speculazioni di ogni genere, poiché così facendo non facciamo che
peggiorare la nostra condizione di per se stessa già pessima e precaria.
< La colpa non è mai di nessuno> recita un vecchio detto e mai
proverbio fu più azzeccato di questo, infatti nessuno ha il coraggio e
l’onestà di confessare una colpa o di riconoscere gli errori commessi nel
corso dell’umana esistenza.
Così incolpiamo qualche altro delle nostre malefatte, magari Dio stesso,
dopo tutto, non è Lui che dirige, regola e governa ogni cosa?
Non è mia abitudine ripetere continuamente le stesse cose a
pappagallo, ma consentitemi, in questa particolare circostanza, di citare
un passo delle Sacre Scritture, scritto, guarda caso, proprio
dall’apostolo Paolo e precisamente 2 Tim. 3: 1-7.
A questo punto, dopo aver letto e meditato questi versetti, divinamente
ispirati e scritti oltre duemila anni fa, sfido chiunque, a qualsiasi titolo
accademico o livello culturale raggiunto o preparazione intellettuale
posseduta, a dimostrarmi il contrario , nella nostra società attuale, di
quanto esplicitamente ed espressamente dichiarato nella Parola di Dio.
Lo ripeto ancora una volta, per comprenderne meglio l’importanza e
sfido chiunque a dimostrare che quello che l’apostolo Paolo, sotto
divina ispirazione, scrisse più di venti secoli fa, non è il quadro esatto e
fedele della società e della realtà odierna nei minimi particolari.
<Giustamente> però il nostro orgoglio, la nostra <ragione> e il nostro
<buon senso>, non ci faranno mai ammettere che le cose stanno
esattamente come le descrive, con chiarezza e precisione la Parola di
Dio e così, intestarditi e insuperbiti sempre di più e contro la chiara
evidenza dei fatti e della realtà, continuiamo nei nostri sbagli e nei nostri
errori, dando la colpa di tutto agli altri e perfino a Dio che, nella Sua
immensa misericordia e nel Suo infinito amore verso noi, miserabili
peccatori, sopporta pazientemente anche questo vergognoso affronto.
Se a una scimmia si insegna una sola cosa, come ad esempio a
lanciare sassolini, si noterà che l’animale ripeterà solo ed
esclusivamente quel gesto per tutta la durata della sua esistenza.
Se a un pappagallo si insegnerà una sola frase o un solo nome, vedrete
che ripeterà solo quelli fino all’esasperazione perché è nella loro stessa
natura il comportarsi in questo modo.
La stessa cosa, purtroppo, si verifica per certi presunti <studiosi> che
riempiono centinaia, addirittura migliaia di pagine battendo e ribattendo
sempre su un unico tasto, come se la tastiera del loro computer o della
loro macchina da scrivere non possedesse che solo ed esclusivamente
quell’unico tasto e fosse completamente sprovvisto da tutti gli altri.
O, peggio ancora, pur disponendo di una tastiera completa ed efficiente
non sono in grado di utilizzarla per la loro incapacità professionale e
questo è molto peggio e fa più danno.
In questo modo, non essendo in grado di formulare o esprimere altre
frasi o altre varianti, meritano, a ragione, la più ampia e sentita
commiserazione da parte dei loro lettori.
Tutto questo, a mio modesto parere, è un modo più che eloquente per
dimostrare, in modo evidente e chiaro, a tutti coloro che hanno la
sventura di leggerli, di avere poca e niente fantasia e di non possedere
nessun’altro argomento valido e importante per avallare e dare credito
alle loro argomentazioni e per stuzzicare la curiosità dei propri elettori.
Se un operaio di un’azienda tessile distrugge un costoso telaio perché
gli è stato ordinato così proprio dal suo datore di lavoro, dovrebbe per
questo essere licenziato in tronco?
Solo per aver eseguito un ordine?
Cosa pensereste di un principale del genere e, quel che più conta, lo
vorreste davvero come vostro datore di lavoro?
Se dunque ci ripugna pensare certe cose e certi comportamenti dei
nostri simili, come possiamo pensare le stesse cose nei confronti di
Dio?
Come possiamo esserne addirittura compiacenti?
Poiché di questo si tratta effettivamente!
Infatti, quando accusiamo Dio di essere ingiusto, egoista, ecc. cosa
questa ormai all’ordine del giorno, e per rendersene perfettamente
conto, basta sfogliare qualche rivista o ascoltare qualche trasmissione,
è proprio questo concetto che affermiamo, consapevoli o meno.
A questo punto, penso sia proprio il caso di porsi un paio di domande di
enorme e fondamentale importanza.
Conosciamo veramente il Dio che pensiamo di adorare?
O la nostra è solo un’immagine distorta della realtà?
Che concetto abbiamo di Lui?
Quello che ci è descritto nella Sua Parola, divinamente ispirata o quello
che ci siamo formati, volenti o nolenti, nell’ambiente socio-religioso nel
quale siamo nati e cresciuti?
Sono fermamente convinto che dalla giusta e sincera risposta a questa
domanda ne dipendono tante altre di vitale importanza per la nostra
esistenza presente e futura.
A questo punto mi sembra opportuno proporre un’altra domanda
all’attenzione dei lettori: un’umanità esente da malattia, sofferenza,
disagi e bisogni di ogni tipo, avrebbe davvero bisogno di Dio?
Sentirebbe davvero la necessità di cercarLo e di pregarLo?
Onestamente penso proprio di no e questo, credetemi, non perché sono
scettico o pessimista, ma perché la realtà quotidiana me ne dà ampio
atto.
Infatti se non Lo cerchiamo nel momento del bisogno e credo che mai
l’umanità ha avuto più bisogno di Dio come nella nostra generazione,
completamente priva di affetti, esente da valori morali e nobili ideali,
priva dei più elementari principi della civile convivenza, in totale balìa di
passioni pericolose e nocive ecc.
Se dunque non chiediamo umilmente il Suo aiuto in situazioni così
tragiche come quelle attuali, possiamo aspettarci onestamente che Lo
cercheremmo in un’esistenza piena di benessere fisico ed economico,
dedita esclusivamente ai frivoli e passeggeri piaceri mondani?
Non penso proprio!
Con queste osservazioni non vorrei essere frainteso, poiché non
intendo dire che l’umanità deve, per forza di cose, patire le pene
dell’inferno, cosa questa che sta effettivamente subendo, poiché,
statene più che certi che l’inferno, quello vero e reale, lo abbiamo
davanti, fa parte della nostra vita e ci accompagna ogni giorno della
nostra esistenza.
La mia vuole essere semplicemente ed effettivamente è una pura e
semplice osservazione che ha il solo scopo preciso di scuotere le menti,
di farli uscire dal loro torpore e di far loro guardare la cruda realtà che ci
circonda e ci avvolge nelle sue spire che spesso, molto spesso
soffocano la nostra personalità e le nostre migliori aspirazioni.
Del resto, basta darsi uno sguardo attorno per rendersene
perfettamente conto, ma a questo prestiamo poca e scarsa attenzione
presi come siamo dalla frenesia di vivere, di far carriera, di arrivare ad
ogni costo, sacrificando sull’altare del nostro <IO> tutto e tutti.
D’altra parte è il nostro modo di vivere, quello che ci siamo creati, che
abbiamo elaborato con tanta dovizia, che liberamente abbiamo scelto e
che non permetteremo a nessuno, chiunque esso sia, di criticarlo o di
metterlo in dubbio.
Peggio ancora, di bollarlo come modo di vivere immorale.
Guai solo a pensarlo!
Ma, nel presente lavoro non è a questi concetti che faccio continuo
riferimento, anche se, visto l’argomento, devo farne menzione mio
malgrado.
Mi riferisco a qualcosa di molto più intimo e profondo, qualcosa in grado
di farci capire, una volta per sempre e per tutte, che l’uomo non è solo
materia amorfa ma anche e soprattutto spirito.
Anzi è proprio quest’ultima parte del suo essere che lo classifica come
diverso e superiore alle bestie brute e selvagge. <Gn.1:26-28>.
Qualcosa che solo un cuore toccato dalla grazia di Dio può capire ed
apprezzare in modo completo e totale, solo una mente e un essere
penetrati dallo spirito santo di Dio possono comprendere ed accettare
pienamente.
Un’intera biblioteca non basterebbe a spiegare in modo adeguato
questo concetto e non perché è un mistero di fede o un dogma
dottrinale, come insegnano erroneamente in tanti, ma semplicemente
perché è un’esperienza unica e personale, in grado di essere
apprezzata al suo giusto valore solo ed elusivamente da coloro che
hanno avuto il privilegio e la grazia di fare un’esperienza del genere che
resta sempre al di là e al di fuori di ogni umana e accademica
descrizione.<Ap.2:17>.
Una ben nota formula matematica afferma che invertendo l’ordine dei
fattori il prodotto non cambia, infatti 4×2 fa 8 come 2×4 fa 8, il risultato è
sempre lo stesso.
Non fa 9 o 7, ma sempre 8, il risultato quindi resta immutato.
Alcuni <studiosi> invece, andando contro corrente e contro ogni logica
matematica vorrebbero far credere che la matematica è solo
un’opinione e che il prodotto di una formula può essere cambiato,
modificato o solo <aggiustato> a nostro piacere, per far <quadrare> i
conti e per avvalorare e dar credito alle nostre strambellerie, in
mancanza di elementi concreti e obbiettivi.
Questo modo di esprimersi e di procedere denota, ancora una volta, la
loro natura contraddittoria e piena di problemi, soprattutto per ciò che
concerne la fede e la dottrina.
Usando il loro libero arbitrio e la loro libera volontà di scelta, costoro
vorrebbero, anzi pretendono un mondo e un modo di vivere conformi, in
tutto e per tutto, alle loro meschine esigenze.
Tutto questo può sembrare giusto e umano se non ci fosse di mezzo il
fattore determinante che costoro negano totalmente, considerandolo un
semplice mito e una leggenda infantile, che all’origine dei nostri mali e
delle nostre sofferenze, ci sia stato proprio un cattivo uso del libero
arbitrio dei nostri progenitori.
A questo punto e in tutta franchezza chiediamoci:
Dove sta effettivamente la differenza?
Se tutto quello che è ritenuto <giusto> e <buono> oggi, perché non
doveva e non è stato considerato tale anche all’inizio?
La giusta risposta a questa domanda e la sola logicamente compatibile
che possiamo darci è che l’uomo difficilmente, molto difficilmente,
chiede consiglio al suo Creatore.
Ma, usando il proprio <buon senso> ha agito sempre di testa propria e il
risultato di questa <ragione> e di questa <saggezza> lo abbiamo
continuamente davanti agli occhi e sotto varie forme,
Questa e solo questa è la realtà che ci piaccia o meno.
Una realtà nuda e cruda, una realtà difficile da mandar giù, ancora più
difficile da digerire, ma vera e reale, non fittizia o mascherata
ipocritamente.
Adesso sta a noi, a ciascuno di noi sia come singoli individui, sia
collettivamente, come membri, appartenenti alla stessa società cercare,
nel miglior modo possibile, di cambiare questa triste realtà e, se lo
vogliamo veramente, possiamo riuscirci usando proprio quel libero
arbitrio donatoci dal nostro Creatore nella viva speranza, questa volta,
di farne buon uso.
Giunti a questo punto <del cammin di nostra vita> fa il suo ingresso nel
nostro intimo e nella nostra coscienza la REDENZIONE.
Redenzione?
Che parola grossa! Astrusa!
Ma che sarà mai codesta cosa?
Cerchiamo di capirlo!
Per me redenzione significa semplicemente inversione di marcia,
cambiamento di rotta.
Badiamo bene: questa deduzione non è solo spirituale e dottrinale, ma
anche e soprattutto fisica, scientifica e materiale e, come tale si può
applicare tranquillamente ad ognuno di questi settori dell’umana
esistenza.
La redenzione è versatile, molto versatile.
Inoltre questa opinione non è nuova e non è frutto esclusivo del
sottoscritto.
Infatti, se diamo uno sguardo, anche sommario, ai normali canali
informativi notiamo che, da svariate parti del mondo politico, economico
e soprattutto scientifico e religioso, si levano cori di voci, sempre più
insistenti, che auspicano un radicale cambiamento di rotta prima,
dicono i più accorti, che sia troppo tardi per tornare indietro.
Ma l’uomo, da solo, è in grado di compiere questa redenzione?
Questo cambiamento totale?
Penso proprio di no e la storia conferma ampiamente questa mia
opinione tra l’altro ben motivata.
Basta pensare, tanto per fare un esempio, all’evoluzione, sempre più
radicale, sempre più distruttiva che la scienza ha fatto in campo bellico.
Se, per esaminare il problema da un’altra angolatura, diamo uno
sguardo alla nostra società, ai nostri giovani, che dovrebbero
rappresentare la speranza del domani e del futuro, notiamo facilmente
che non hanno più rispetto per niente e per nessuno.
Dove persino il pudore e la normale, umana decenza sembrano episodi
e fattori di ere lontane e preistoriche.
Questi sono fatti evidenti, verificabili e riscontrabili nella vita di ogni
giorno, a scuola, nel lavoro, nella famiglia ecc.
Se prendiamo in esame la religione, questa stella che dovrebbe
illuminare il cammino umano, non possiamo fare a meno di constatare
che spesso, molto spesso, purtroppo, proprio le religioni sono state
motivo e causa di sofferenze, dolore, morte e discriminazioni sociali.
Il campo politico non lo considero neanche perché in quell’ambiente
non solo le persone ma anche le sedie sono corrotte e contaminate.
Ragion per cui, il povero essere umano, con i suoi limiti e le sue
imperfezioni, non è assolutamente in grado, nonostante le migliori
intenzioni, di compiere la propria redenzione e di fare i cambiamenti
necessari.
Per questo ha un bisogno disperato, anche se forse non se ne rende
conto, anche se il nostro stupido orgoglio ci impedisce di vedere e di
riconoscere la verità, che Qualcuno, molto più perfetto e sapiente di lui
gli tenda una mano, che ci corra in aiuto.
Ebbene, anche se molti hanno enormi difficoltà a riconoscerlo, perché
pieni di falsi pregiudizi e di errate ideologie e per questo non vogliono
ammetterlo, questa mano che ci serve come l’aria che respiriamo e non
solo questa, ci è già stata tesa molto tempo fa, esattamente all’inizio
dell’esistenza umana e dell’umana tragedia.
Sta a noi, soltanto a noi, a ciascuno di noi afferrare questa mano tesa
dall’amore e dalla misericordia divine con sicurezza e fiducia e lasciarsi
guidare verso la riva, al riparo e al sicuro dalle turbolenze che infuriano
sull’umana esistenza.
Ma, ahimè, finche resteremo ottusamente e caparbiamente aggrappati
alle nostre convinzioni di essere esenti e immuni da errori, peccati e
colpe, finche continueremo a ritenerci immacolati e perfetti, quella mano
amichevole può restare tesa all’infinito, poiché la nostra presunzione e il
nostro orgoglio ci impediscono e ci impediranno sempre, in un modo o
nell’altro, di afferrarla per farci trarre in salvo, convinti come siamo di
non averne nessun bisogno.
Anzi, convinti e persuasi come non mai che quella mano tesa in segno
di amicizia e di aiuto, può rivelarsi una palla al piede, un ostacolo al
conseguimento dei nostri piccoli, effimeri, egoistici e meschini piaceri, la
respingiamo e la rigettiamo con tutte le nostre forze, voltando le spalle
sdegnati e, molto spesso, addirittura offesi.
Così indirizziamo i nostri pensieri, le nostre attenzioni e le nostre
energie altrove, ai frivoli piaceri di questo mondo malato e ormai in
totale declino, illudendoci che sia ancora in grado di offrirci chissà quali
effimere chimere, quali arcani misteri, incuranti se questo nostro modo
di fare ci procura sollievo o sofferenza, gioia o dolore, se avvalora o
sminuisce il nostro essere spirituali, qualcosa cioè che non è solo
materia corruttibile, ma molto, molto di più di ciò che si crede
comunemente.
L’importante per molti, troppi, è di non afferrare mai quella mano così
amorevolmente tesa, costi quel che costi: fame, miseria, malattia,
distruzione, morte ecc.
Sembra quasi che una follia suicida e collettiva, salvo pochissimi casi
isolati e sporadici, guidi i nostri pensieri e le nostre azioni, provocando
una ventata di gelida e orrenda distruzione.
E poi, qualche <studioso>, che ha la presunzione di passare per serio e
responsabile, si toglie anche lo sfizio di parlare di <buon senso> e di
<ragione> umana che regolano e guidano, o meglio, dovrebbero,
guidare le nostre scelte e la nostra esistenza.
Mentre invece non si riesce a scorgere altro che una nefanda apatia,
una nebbia così fitta che non ci permette di distinguere chiaramente al
di là del nostro naso, che ci obbliga a procedere come sbandati e
ubriachi, che non ci fa capire la realtà delle cose.
E come se una forza oscura e malefica avesse travisato completamente
il senso dell’etica, dei costumi e della stessa religione, facendo apparire
lucciole per lanterne e questo processo è esteso a tutti i livelli e a tutti
gli stadi dell’umano sapere e della società attuale condizionando,
purtroppo, anche le menti più eccelse e bene intenzionate.
Chiunque, guardandosi in giro, non può fare a meno di ammettere, suo
malgrado, che è in atto un travisamento pericoloso e totale di tutti i
valori umani; di quei valori, compresa la fede, che fino a un decennio fa
erano la nostra guida e la nostra luce che illuminava il nostro sentiero.
Il nostro baluardo entro il quale ci si rifugiava in caso di pericolo per
avere subito sicurezza, protezione e sollievo.
Adesso invece procediamo a tastoni, come degli sbandati, degli
ubriachi in campo aperto,senza nessuna protezione e quindi esposti a
tutti gli attacchi, vulnerabili e indifesi a ogni vento di cambiamento, di
trasformazione e di dottrina, senza un punto di riferimento sicuro che ci
consenta di valutare equamente la situazione.
Qualcuno, nel vano tentativo di minimizzare questa pericolosa e nociva
tendenza, obbietta affermando, il più delle volte senza nessuna
cognizione di causa, che il male esistente nel mondo e innato nell’intimo
umano non può né spiegare né giustificare il peccato e, di
conseguenza, la relativa punizione.
A questo punto, mi sembra doveroso esaminare attentamente che cosa
si intende per male, come viene concepito il peccato e quali sono le
reazioni di fronte alla punizione e al castigo.
La soluzione di questi quesiti non è, né può essere semplice e
immediata come potrebbe sembrare, poiché se facciamo una ricerca
accurata e dettagliata sull’argomento in questione, si troveranno tante
risposte, più o meno giuste, più o meno sbagliate, di quante sono le
religioni, le ideologie e le filosofie presenti nel mondo.
E’ chiaro quindi che non tutte le risposte che si daranno sono giuste,
precise, il compito dell’intelletto umano quindi, con l’ausilio e il supporto
divino, senza il quale la battaglia è persa in partenza, consiste proprio
nel saper individuare quelle soluzioni adeguate che inquadrano
maggiormente il problema e che lo affrontano in modo logico e
razionale, anche se molto spesso non coincidono con il nostro modo di
vivere, di pensare e di vedere le cose e gli aspetti della vita.
Sono fermamente convinto e il presente lavoro ne è una prova, che solo
la dottrina cristiana, così com’è sancita e presentata nelle Sacre
Scritture, divinamente ispirate, senza annacquamenti umani, contiene
non solo le giuste risposte ai dubbi che travagliano l’umana esistenza,
ma anche e soprattutto la soluzione vera e definitiva ai mali presenti nel
mondo, al peccato che tanta sofferenza e dolore ha arrecato al genere
umano che, si dibatte in essi senza un’apparente via di scampo.
Ma, e questo in definitiva ciò che conta veramente, ciò che ha una
valenza reale e concreta nella nostra esistenza, la via è già stata
tracciata, perfettamente asfaltata, con tutte le indicazioni al posto giusto
per non smarrirsi, la porta è stata aperta, anzi spalancata e il
Maggiordomo in livrea è all’ingresso, pronto ad accoglierci con tutti gli
onori.
Spetta a noi, a ciascuno di noi singolarmente, accettare quell’invito ed
entrare in quella porta aperta e trovare finalmente pace e serenità sia
fisica che spirituale.
Se si ripone fede in un Essere Superiore, comunemente chiamato Dio
si deve anche credere, per forza maggiore, che Egli è onnisciente,
onnipotente, ecc.
D’altro canto è innegabile che, osservando l’attuale situazione del
mondo e della società in generale, molti sono perplessi, soprattutto
dopo gli ultimi, tragici eventi del nostro secolo e pertanto si chiedono, a
ragione, dov’è questo potere divino e soprattutto perché non si
manifesta e non interviene per sistemare le cose?
Cercheremo di dare un senso e una risposta anche a questo.
Oltre duemila anni or sono, nella preghiera modello, meglio nota come
Padre Nostro, fra le altre cose Gesù di Nazareth auspicò che la volontà
di Dio fosse fatta anche in terra così com’era fatta in cielo.
Fermiamoci un attimo e riflettiamo attentamente e serenamente su
questa frase, per la verità poco considerata, ma di enorme e
fondamentale importanza per cercare di capire, di spiegare e di dare un
senso logico e razionale al problema del peccato, del male e della
sofferenza, sempre presenti nella vita umana e che accompagnano
inesorabilmente la nostra misera esistenza.
Chiediamoci come mai Gesù di Nazareth ha inserito quella frase nella
preghiera modello e come mai ha esortato i suoi discepoli a pregare
intensamente perché ciò avvenga al più presto.
Tutto questo sembra in netta contraddizione con l’onnipotenza di Dio
accennata prima.
Ma così non è come vedremo fra poco.
Teniamo presente che è stato Gesù Cristo, il Figlio di Dio in persona e
non uno qualsiasi dei Profeti o degli Apostoli a pregare in quel modo e a
fare quella specifica richiesta.
La qual cosa ci porta, per forza di cose, a trarre una conclusione logica
e ragionevole, esente dai dogmi assurdi che si odono e si predicano in
giro, immune da misteri che offendono e mortificano l’intelligenza e la
coscienza umane.
Se Gesù Cristo, pregando il Padre, ha fatto quella richiesta specifica e
chiara era più che evidente allora, com’è evidente anche adesso e di
questo fattore ne siamo tutti testimoni oculari, che sulla terra, malgrado
le varie enfasi e le pompose risonanze, offerte e propignate come una
medicina dalle varie denominazioni religiose, la volontà di Dio, come
attestò giustamente Suo Figlio, non viene fatta in terra, nella società e
fra gli esseri umani salvo poche sporadiche eccezioni che, in ultimo non
fanno altro che confermare la regola e quanto appena citato.
Ragion per cui è evidente a tutti che è la volontà di qualche altro essere
che attualmente, come anche nel passato, viene messa in pratica e
che, inesorabilmente e nefandamente, guida le nostre scelte, le nostre
decisioni e le nostre azioni, sia singole che collettive, in ogni campo
dell’umano sapere.
Ma, può obbiettare qualche buon pensante, un’affermazione del genere
è semplicemente assurda, è pura fantasia di una mente malata.
Rassicuratevi!
La mia mente è più che sana, come il resto del mio corpo.
Io rispetto sempre le opinioni altrui, anche se contrarie alle mie e, per
questo, non sempre condivise, ragion per cui, lungi da me l’idea e il
pretesto di voler seminare zizzanie e di voler attaccare polemica a
buon mercato o completamente gratuita.
Quindi, onde evitare discussioni inutili e perdita di tempo prezioso, a
tutti coloro che, a torto o a ragione, in buona o cattiva fede, mostrassero
delle perplessità o delle obbiezioni a quanto affermato in queste
pagine, posso solo consigliare umilmente e rispettosamente di dare uno
sguardo, magari con un po’ di attenzione, vista la delicatezza e
l’importanza degli argomenti in questione, alla Sacra Scrittura dove
troveranno tutte le indicazioni, i motivi e anche le prove logiche e
razionali di quanto si è appena accennato e di quello che si accennerà
nel corso di questo lavoro.
Il vero problema semmai, quello vero e reale, quello difficile da risolvere
e da superare, è credere o meno alle dottrine ( e solo a quelle)
contenute nella Parola di Dio e come tali materia di fede, vincolante per
ogni credente.
Il sottoscritto, questo penso che sia più che evidente, ci crede e ci crede
con ferma convinzione e le pagine che avete fra le mani ne sono una
prova più che evidente.
II PARTE
Non ci sono, né possono esserci parole, frasi o interi trattati teologici,
sociologici, moralisti, logici o razionali in grado di offrire una scusa,
anche banale, un’attenuante, anche se minima, per il peccato e il male
presente nel mondo e nel profondo dell’intimo umano.
Infatti l’uomo ha peccato e continua a peccare contro Dio e, forse
inconsapevolmente, contro se stesso.
Il lato tragico e purtroppo fatale di questa immane sciagura è che il male
è presente e imperante nel mondo e con esso i dolori, le sofferenze e la
morte, nostra onnipresente compagna.
Ma chiediamoci : il <buon senso> e la <ragione> umana, si rendono
conto pienamente e realmente di questa nefanda e precaria realtà
quotidiana?
Probabilmente non del tutto e non in modo consapevole altrimenti non
si continuerebbe a commettere peccato su peccato, male per male e a
cercare di correggere un errore con degli errori ancora più grandi e
dalle conseguenze disastrose.
Ma, nonostante i vari campanelli di allarme che, da un po’ di tempo si
possono sentire squillare da varie parti del nostro pianeta e da vari
campi dell’umano sapere, anche il mondo scientifico, da qualche tempo,
ha incominciato a suonare i suoi, l’uomo non ha nessuna intenzione di
cambiare atteggiamento, di modificare il proprio modo di vivere e di
agire.
L’orgoglio è una gran brutta bestia da sconfiggere, specie se è alleato
con il nostro <io> egocentrico.
Così, nonostante le varie indicazioni di arresto, di stop, nonostante i vari
segnali di pericolo, sparsi lungo il nostro percorso, continuiamo
imperterriti la nostra corsa, ormai senza freni e senza ostacoli, verso la
totale autodistruzione sia fisica che spirituale.
Il nostro orgoglio, il nostro egoismo, la nostra presunzione ecc. ci
impediscono di distinguere nettamente tutti gli innumerevoli semafori
rossi e lampeggianti sparsi lungo il tragitto dell’umana esistenza e di
prenderli in seria e dovuta considerazione.
Avanti tutta!
Sempre più avanti, incuranti della scia di sofferenze, di dolore e di
morte lasciata alle nostre spalle.
Tanto, peggio per chi cade, per chi resta indietro, per <chi non sa
andare a passo con i tempi>, per chi <non ha il fegato di rischiare> ecc.
Sono frasi comuni, frasi che sentiamo continuamente, frasi che ormai
sono entrate nel linguaggio quotidiano, frasi che fanno parte della
nostra esistenza, come l’aria che respiriamo o l’acqua che beviamo.
Anzi, di più, perché sono diventate la parola d’ordine della nostra vita,
della nostra carriera, del nostro successo, della nostra scalata sociale,
del nostro <contare>, del nostro <essere qualcuno>.
E guai a chi si mette in mezzo!
A chi osa ostacolarci!
Chiunque esso sia: parenti, amici, genitori, figli e chi più ne ha più ne
metta.
Non stiamo a chiederci dunque, da ipocriti, il perché della crescente
ondata di divorzi.
Non domandiamoci, come se cascassimo dalle nuvole il motivo che
spinge tanti giovani, molti dei quali ancora minorenni, a scappare da
casa, dai genitori, dagli affetti familiare per finire vittime della
prostituzione, della droga, della malavita organizzata e vedere
annegare miseramente e tristemente la propria esistenza.
Non è questo lo scopo del nostro essere sulla terra!
Non è questo il motivo delle cure e dell’amore divino!
Cercheremo di scoprire sia l’uno che l’altro andando avanti.
Ma, chi si ferma è perduto, è finito, non dimentichiamolo mai, ne va
della nostra esistenza, della nostra reputazione.
Adesso non ditemi che queste affermazioni non rispecchiano
fedelmente la realtà quotidiana della società attuale.
Anche perché lo possiamo verificare subito in ogni ambiente: nella
famiglia, nel lavoro, nella politica, perfino in tanti ambienti religiosi.
E si vuole incolpare Dio di tutto questo?
Degli standard di vita che ci siamo prefissi?
Della vita che abbiamo deciso di vivere, delle scelte che abbiamo
deciso di fare, degli obbiettivi da realizzare e dai traguardi da
raggiungere?
E’ davvero colpa di Dio?
Un’affermazione del genere ha l’amaro sapore di una bestemmia, sa di
blasfemia, di negazione totale alla vita, di completo abbandono al nulla,
alle tenebre dell’umana psiche.
Una bestemmia che può essere proferita e divulgata solo da un
anticristo e dai suoi accoliti lecchini.
Da esseri cioè senza più nessuna fede, se non in se stessi, senza più
nessun ideale, se non nei loro intrighi e nelle loro menzogne, senza più
nessuna speranza, se non in qualche misera preda, vittima delle loro
allucinazioni e delle loro farneticazioni che, a loro volta, ne faranno
propaganda a buon mercato e a proprie spese.
Ma, d’altra parte, non bisogna stupirsi più di tanto, poiché la stessa
Parola di Dio, divinamente ispirata, afferma chiaramente che, purtroppo,
tali situazioni e tali eventi dovevano e devono accadere, ragion per cui,
ognuno ne tragga le debite deduzioni.<2Tm.3:1-7>.
Accusare Dio di tutto questo, come è di moda fare ai nostri giorni, o
addirittura affermare, in modo blasfemo, che Lui prova quasi un sadico
piacere delle nostre sofferenze e del nostro dolore, ci rende, in modo
palese, più pagani e idolatri delle generazioni passate che non hanno
avuto, come noi, il privilegio e la grazia di vivere e crescere alla luce
delle verità evangeliche contenute nelle Sacre Scritture.
Purtroppo, ancora oggi, non ci si rende conto pienamente della posta in
gioco, non ci si rende conto che il vero nocciolo della questione che
riguarda il peccato, delle sue conseguenze, del dolore, della sofferenza
e della morte, non consiste, come insegnano al catechismo, nell’aver
mangiato il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.
Non è neanche da collegarsi, come pensano tanti studiosi, a un
rapporto sessuale illecito fra Adamo ed Eva, altrimenti non avrebbe
senso il fatto che furono creati maschio e femmina.
Non è questo il lato recondito del messaggio divino contenuto nelle
Sacre Scritture,ma il dominio eterno e universale di tutto il creato, uomo
compreso, anzi, lui in modo particolare.
Questa è la profonda rivelazione contenuta nel messaggio biblico e che
forse è sfuggita agli <addetti ai lavori> e alla quale si è prestata poca e
scarsa attenzione.
Adamo, con il suo peccato volontario, non disubbidì soltanto a un
preciso comando di Dio, ma con quel suo gesto, con quell’atto, volle
dimostrare apertamente, o pretendere di dimostrare, che poteva
benissimo cavarsela da solo, che poteva fare a meno del suo Creatore,
tant’è vero che non chiese neanche scusa o perdono per l’errore
commesso.
Anzi, quasi quasi, incolpò Dio stesso per il suo peccato, infatti, dopo
essere stato scoperto le sue parole furono testualmente:<La donna che
Tu mi hai dato….> ecc.
Come a dire:<Se Tu non mi avessi messa questa accanto io non avrei
peccato>, quindi
Dio poteva benissimo porre fine a tutto questo in quel preciso istante e
magari ricominciare tutto d’accapo, come ha fatto giustamente notare
qualcuno.
Ma non lo ha fatto almeno per due ragioni molto importanti che
cercheremo di spiegare meglio.
La prima, ne abbiamo già parlato in precedenza, è il libero arbitrio
concesso all’uomo da Dio stesso e poiché le decisioni prese da Dio
sono irrevocabili non poteva di certo annullare, di punto in bianco,
quello che aveva precedentemente decretato.
La seconda, molto importante e fondamentale in tutto il contesto che
stiamo esaminando, anche se, a mio modesto parere, considerata poco
e male da molti studiosi, consiste nel fattore, non certo indifferente che,
all’operato di Adamo assistettero anche le creature angeliche,
compreso il futuro Gesù Cristo, presenti nei reami celesti e spirituali.
Era in gioco la legittimità divina al governo dell’intero universo e la
conseguente sottomissione di tutte le creature.
Ragion per cui il dubbio e il quesito lanciato da Adamo con il suo gesto,
secondo il quale l’uomo poteva benissimo fare a meno di Dio e
cavarsela da solo esigeva, sia per la giustizia divina, poiché si accetta
Dio, la Sua autorità e i Suoi decreti per libera scelta e non per
costrizione o per paura del castigo.
Sia per sgomberare, in modo completo e totale, dubbi futuri ed
eventuali ripensamenti, una risposta chiara e inequivocabile.
Ecco perché la giustizia divina non punì subito il peccato e la ribellione
dell’uomo perché se lo avesse fatto non avrebbe dato a quest’ultimo la
possibilità di dimostrare le proprie asserzioni.
E il dubbio sarebbe rimasto come un tarlo che avrebbe continuato a
rodere la mente e i pensieri.
Ma, per dare una risposta, l’uomo necessita di tempo, di molto tempo
per cercare, in tutti i modi, di far valere le sue pretese e le sue presunte
ragioni.
La storia umana ci insegna ampiamente degli innumerevoli sforzi
compiuti dall’uomo, specie in campo politico, nel vano e assurdo
tentativo di realizzare il suo obiettivo: scrollarsi di dosso il <peso> di
Dio.
Dalla monarchia alla dittatura, dalla democrazia alla repubblica
popolare, dal capitalismo al socialismo, sono tutte forme di governo
sperimentate dall’uomo nel corso dei secoli, nella futile speranza, per
altro sempre delusa, di trovare un governo ideale, in grado di soddisfare
le più elementari esigenze e aspettative dei popoli.
Ci siamo riusciti?
Penso che i libri di storia e la realtà quotidiana e mondiale ci danno una
risposta più che eloquente e precisa a questa domanda, avvalorando
un noto passo delle Sacre Scritture:<Ger.10:23-24>.
Nell’ambito religioso si è verificata la stessa identica e spiacevole cosa.
Attualmente esistono migliaia di denominazioni religiose, tutte, più o
meno, con le stesse pretese e gli stessi insegnamenti, tutte
dispensatrici di salvezza o di condanna eterna.
Come se tali elargizioni e tali condizioni, come anche le promesse e le
speranze in esse contenute, dipendessero dalle miserie umane e, nella
speranza illusoria di raggiungere quell’ideale di perfezione assoluta ed
eterna della quale, badiamo bene, l’uomo, anche il più convinto degli
atei, ne avverte, consciamente o inconsciamente l’esistenza e anche la
necessità, prende per buono, divino e ispirato, tutto ciò che viene loro
imbandito e propinato dalla denominazione religiosa di appartenenza.
Ma pochi, molto pochi, si prendono la briga e lo scrupolo di fare delle
ricerche serie e accurate per appurare e verificare la veridicità o meno
della propria fede e della propria dottrina.
Tanto, per assolvere questo compito ci sono i preti, i pastori, i guru, gli
sciamani, ecc. e così deleghiamo ad altri quelle che invece sono delle
precise e personali responsabilità e delle scelte singole e individuali nei
confronti di Dio e per le quali non esistono deleghe, surrogati o sostituti.
Questa è la triste e squallida realtà che si presenta a quelle menti che si
soffermano, anche per poco, a meditare e considerare la miserabile e
degradata condizione umana.
Questo, sicuramente, è il principale motivo per cui la maggioranza delle
persone desiste completamente dall’impresa.
Per renderci perfettamente consapevoli di questa triste situazione, non
è necessario lanciare anatemi, come fanno alcuni, non serve fare a
scarica barile, come piace a tanti, questi metodi e questo modo di fare
può andar bene in politica, ma non nell’ambito della fede dove non sono
in ballo settanta o ottanta anni di precaria esistenza, ma l’eternità intera,
che ci si creda o meno.
E, credetemi, è da sciocchi, anzi da insensati, accusare, come fanno in
tanti, il Padre eterno.
Non serve neanche dare la colpa, cosa ormai assai comune ai nostri
giorni, ai nostri governanti perché, in definitiva, siamo noi
personalmente e nessun’altro, io che scrivo e voi che leggete che, con il
nostro libero consenso elettorale li abbiamo messi al comando e al
potere, sia che si tratti di fazioni di destra, di sinistra, di centro o di
insalata mista.
Quindi se vogliamo, almeno una volta, essere onesti e corretti,
prendiamocela prima di tutto con noi stessi e con le scelte che abbiamo
operato in ogni campo dell’umano sapere e poi si vedrà.
Almeno, questa presa di posizione e quest’esame di coscienza,
probabilmente, in futuro, ci impedirà di commettere gli stessi sbagli.
Quindi, guardia mocci intorno con attenzione, aguzziamo bene la vista e
chiediamoci con franchezza:
Dio voleva veramente il caos attuale?
Sinceramente penso proprio di no visto che nessun uomo, con po’ di
materia grigia al posto giusto lo vorrebbe.
Dobbiamo dunque credere davvero e pensare veramente che Dio sia
più sadico e più crudele dell’uomo?
Una convinzione del genere, oltre che blasfema nuota davvero contro
corrente, contro la ragione e l’intelligenza umana e chi la pensa e la
pratica, sinceramente non possiede né l’una né l’altra.
Se dunque non è Dio a volere le attuali condizioni umane e visto che la
questione riguarda Dio e l’uomo, escludendo il Primo non resta che il
secondo, che la cosa ci piaccia o no, la realtà non cambia di una
virgola.
A questo punto qualcuno potrebbe obbiettare, giustamente, che ci
sarebbe anche un terzo incognito chiamato diavolo, satana ecc.
Accetto pienamente questa obiezione anche perché la condivido in
modo completo, anche perché sono perfettamente consapevole che
l’uomo può essere facilmente influenzato da queste forze esterne.
Ma, visto che siamo in argomento, è giusto, doveroso e necessario che
costoro sappiano un verità fondamentale e di vitale importanza in tutto il
contesto che stiamo esaminando.
Nessuno può farti fare ciò che non vuoi.
Neanche Dio può costringerti a fare qualcosa contro la tua volontà, ne
abbiamo parlato a proposito del libero arbitrio.
Ragion per cui siamo sempre noi, la nostra mente, la nostra coscienza,
il nostro cuore che ci fanno fare delle scelte e ci fanno schierare
dall’una o dall’altra parte della barricata.
Ma sia ben chiaro, una volta e per sempre, che nessuno può farti fare
ciò che non vuoi, se lo fai è perché dentro dentro, magari
inconsapevolmente, hai il desiderio di farlo.
Punto e basta!
Ma sei sempre tu e solo tu a fare la scelta e a prendere le decisioni,
giuste o sbagliate che siano.
La carriera e il successo di un uomo, si costruiscono e si raggiungono
lentamente e, molto speso, a prezzo di enormi sacrifici e rinunce.
Queste persone, infatti, hanno sacrificato amicizie e affetti per la scalata
sociale, per la fama, il successo, ecc.
Quanti hanno rinunciato alla famiglia, sempre per lo stesso motivo:
egoistico, egocentrico e materiale che, messo in pratica, come avviene
nella società odierna, toglie completamente alla dignità umana quel
<qualcosa> di diverso, di unico che dovrebbe distinguerlo dalle bestie
brute e selvagge, classificandolo nettamente superiore a loro.
Invece, quanto spesso assistiamo ad eventi o leggiamo notizie di azioni
commesse dai nostri simili che, non solo ci fanno rabbrividire e
raccapricciare per la loro efferatezza, ma che non osiamo imputare
neanche alla bestie più feroci, per scoprire poi che, sotto sotto, vengono
commessi da esseri appartenenti alla nostra specie.
Da esseri cioè che non sono solo materia corruttibile ma che
dovrebbero avere nel loro intimo quel marchio inconfondibile che li
classifica come essere creati a immagine e somiglianza di Dio.
<Gn.1:26-27>.
C’è veramente da preoccuparsi sul serio pensando q quanti orrori, a
quanta crudeltà sono stati commessi, nel corso dei secoli da questo
essere che non ha più niente o quasi di quella somiglianza con il suo
Creatore, perché l’ha cancellata, l’ha soffocata, l’ha rinnegata per fare
posto all’egoismo, per dare libero sfogo ai propri istinti e alle proprie,
nefande ambizioni.
Così, piano piano, giorno dopo giorno, lentamente, ma inesorabilmente,
stiamo perdendo il gusto e il piacere di stare insieme, di socializzare, di
stringere nuove e costruttive amicizie.
Se cerchiamo la compagnia di qualcuno lo facciamo unicamente per i
nostri fini e i nostri interessi, nella speranza di trarne profitti e vantaggi.
Ma ovunque: nel lavoro, nella famiglia, nella società regna l’indifferenza,
l’invidia, il sospetto e da questi aspetti, da queste situazioni all’odio il
passo è breve, molto breve.
Cerchiamo ora di spostare le stesse emozioni e gli stessi obiettivi sul
piano spirituale.
La vita eterna, tanto per cominciare, non è un bene materiale che
possiamo acquistare come facciamo con l’auto, il computer o un vestito
nuovo e alla moda.
L’eternità è un dono e come tale va conquistato e meritato, giorno per
giorno, anche a costo di rinunce e sofferenze, se vogliamo ottenerla
veramente.
Ma come!
Facciamo i salti mortali per delle cose effimere e di breve durata e non
siamo in grado di fare un piccolo sforzo per qualcosa di incorruttibile ed
eterno?
Ma dove abbiamo il cervello, sotto le scarpe?
Sarebbe troppo bello e infantile pensare di fare i nostri comodi e dopo,
alla fine, pretendere di meritare anche un premio.
Non dimentichiamo, come facciamo spesso, che la legge di causa ed
effetto vale anche e soprattutto in campo spirituale, anche se questo ci
infastidisce continuamente.
Poiché ciò che l’uomo semina quello stesso mieterà.
A questo punto, bisogna rendersi conto, una volta per tutte, che non
basta, che è futile e non serve proprio a niente prendersela con
qualcuno o qualcosa che resta indefinito anche per noi stessi.
Non è questo il modo di procedere e la strada da seguire.
Se non si è in grado di offrire soluzioni diverse e migliori da quelle
proposte dalla fede e dalla religione, non serve proprio a niente ululare
alla luna o nascondere la testa nella sabbia.
Se attraverso la scienza, il sapere, la ragione umana, ecc. si è in grado
di offrire una spiegazione e soprattutto una soluzione radicale e
definitiva al problema della sofferenza, del dolore, della vita, della
morte, del perché ci troviamo sulla terra e non su marte, ecc. ben
venga, altrimenti, per forza di cose, bisogna accontentarsi di quello che
passa il convento.
Purtroppo, tanti secoli di storia, o meglio, di tragedia umana passata e
presente, sono una risposta più che eloquente a questi fondamentali
quesiti dell’intimo umano.
Ai quali, fin’ora solo la religione cristiana e soprattutto l’operato di Gesù
di Nazareth, hanno cercato di dare un senso e una risposta logica e
razionale, senza offendere l’intelligenza e la ragione umana.
Ciò è molto evidente se si tiene nella giusta considerazione, il fattore,
non certo indifferente, che ci sono parecchi <uomini di cultura> che
hanno influenzato decine di generazioni, che hanno formato la società
attuale, i quali considerano e di questa loro opinione ne fanno pubblica
dichiarazione nei loro scritti, la missione di Gesù di Nazareth, oltre che
un colossale imbroglio, o per usare le parole di Marx <l’oppio dei
popoli> o di Freud <una presunta figura del padre> del quale, badiamo
bene, neanche loro hanno saputo dare spiegazioni, ma si sono limitati a
mettere solo delle <etichette> sulla fede degli altri, un vero e proprio
fallimento su tutti i fronti.
Secondo loro e tanti altri, Gesù ha fallito in modo completo e totale.
Ma le cose stanno veramente così?
E’ la fede rivelata che ha tappato gli occhi e le orecchie dell’umanità o
sono stati questi presunti <sapienti> che, pur di propugnarci le loro
scialbe elucubrazioni, ci hanno presentato le classiche lucciole per
lanterne?
Esaminiamo il tutto insieme.
Anche da un semplice sguardo d’insieme, di tutto ciò che si è verificato
in seno alla società umana in tanti millenni di storia, onestamente mi
sembra che ognuno può rendersi perfettamente e personalmente conto
di come la realtà sia completamente diversa e, per certi aspetti, opposta
alle affermazioni dei filosofi, dei governanti e degli studiosi, come quelli
citati prima.
Infatti, se conduciamo una piccola indagine privata nel mondo della
cultura, in tutte le sue svariate ramificazioni, anche lo sguardo più
superficiale, inesperto e distratto, non farà alcuna fatica a rendersi
pienamente conto che gran parte dei capolavori dell’arte dalla narrativa
alla poesia, dai poemi epici alla saggistica, dalla scultura alla pittura,
dalla musica al canto, ecc. hanno come soggetto il sacro, il divino, il
soprannaturale.
Per noi occidentali, di matrice cristiana, i soggetti che anno ispirato gli
innumerevoli artisti nel corso dei secoli, sono tratti, quasi nella loro
totalità, da episodi menzionati nelle Sacre Scritture e in modo
particolare dal Nuovo Testamento che poi, in definitiva, non è altro che
la descrizione e lo sviluppo dottrinale della vita e del ministero di Gesù
di Nazareth detto il Cristo.
In campo letterario o filosofico la situazione è pressoché identica e
parallela a quella del settore artistico.
Ma anche nel settore morale, politico, sociale, ecc. notiamo che la
maggior parte delle attività che vi si svolgono:<Caritas Diocesiana>,
<Volontariato Parrocchiale>, ecc. come anche dei gruppi che ne fanno
parte:<Democrazia Cristiana>, <Partito Cristiano Democratico>, ecc.
sono tutti di matrice prettamente e marcatamente cristiana.
Quindi, sotto questo aspetto della vita sociale, pubblica o privata,
singola o collettiva, sinceramente non mi sembra proprio, come afferma
erroneamente qualcuno, che Gesù Cristo abbia fallito il suo compito.
Anzi, tutto il contrario!
Infatti, la <presenza> cristiana, i <riferimenti> cristiani, i <collegamenti>
cristiani ecc. li possiamo riscontrare, in un modo o nell’altro e sotto le
forme e gli aspetti più svariati e imprevedibili dappertutto, anche dove
meno ci si aspetta che possano esistere delle entità di matrice cristiana.
Difficilmente, quindi si può essere più reali e presenti di così.
Meno male che, secondo alcuni, la missione è stato un fallimento,
altrimenti…
Ad ogni modo, quello che maggiormente mi lascia nauseato, in tutto il
contesto che stiamo esaminando consiste nel constatare, con mio
profondo rammarico e disappunto che, al di là e al di fuori delle opinioni
personali o di parte, manifestate o celate che siano, molti di coloro che
sollevano obbiezioni, che fanno della critica distruttiva e non edificante,
che seminano dubbi, sfruttando i limiti, le debolezze e, molto spesso
l’ignoranza in materia, ammettono apertamente, mettendo nero su
bianco nei loro scritti, di non essere in grado di comprendere
pienamente i piani e i propositi di Dio per l’uomo, il mondo, ecc.
Però, e qui sta il punto tragi-comico delle loro argomentazioni, pur non
comprendendo un accidente di niente di quella che è la volontà di Dio,
Lo contestano, Lo giudicano, Lo accusano e Lo ritengono responsabile
del male e delle sofferenze presenti nel mondo e nella società.
Lo etichettano di sadismo, di dispotismo e chi più ne ha più ne metta.
A questo punto, guardia mocci bene in faccia e diciamoci apertamente
come stanno realmente le cose.
A qualcuno deve aver dato di volta il cervello, perché, per quanto mi
sforzi, non riesco proprio a trovare una spiegazione più logica, razionale
ed esaudiente di questa al loro modo di agire.
Da un lato si ammette la totale, o quasi, ignoranza e impotenza nei
confronti di Qualcuno che ci sovrasta e ci sommerge con la Sua infinita
bontà, misericordia e amore, anche se, lo ripeto, non riusciamo a capire
quasi niente di tutto questo.
Dall’altro lato, si pretende di controllare e dirigere, magari a proprio
piacimento e per i propri, meschini ed egoistici fini, Qualcuno che non
riusciamo neanche a concepire e a percepire nettamente.
Più sballati di così!
Una constatazione emerge chiara e nitida in tutte queste tematiche e
cioè che la stoltezza umana, il più delle volte, non conosce proprio
nessun limite.
Altro che uso del <buon senso> o della <ragione> umana, in questo
caso, come in tanti altri, si tratta proprio di follia allo stato puro.
Non c’è niente di assurdo o illogico nell’operato di Dio e, in seguito, in
quello di Gesù Cristo e del Suo messaggio, neanche <lo scandalo della
croce>, come lo definiscono alcuni.
C’è solo che noi, poveri esseri limitati e imperfetti, non riusciamo a
comprenderne appieno tutta la grandezza e la magnificenza che un
piano del genere, elaborato sin dalla fondazione del mondo, comporta.
Tutto questo è perfettamente logico e naturale, poiché se così non
fosse, si avvererebbe la prima e antica menzogna proferita alla prima
coppia umana e non avremmo certo bisogno di Dio.
Mentre invece, e questo lo possiamo constatare ogni giorno, al
contrario di tutto quello che predicano e che vorrebbero far credere certi
falsi profeti moderni, l’umanità attuale, come quella passata e quella
futura, ne ha un bisogno vitale, anche se, sviati come siamo, la maggior
parte delle volte, non c’è ne rendiamo pienamente conto.
Ma, se ci fermiamo un attimo a riflettere, magari con un po’ di
attenzione, sulle attuali, misere e disastrose condizioni umane a
qualsiasi livello: economico, politico, sociale, morale e anche religioso,
ci si renderà pienamente conto che solo un intervento sovrumano,
divino, un <miracolo>, può risolvere, una volta per tutte e per sempre,
gli innumerevoli problemi che, invece di diminuire, aumentano di giorno
in giorno e dentro i quali l’umanità intera si dibatte e si tormenta da
secoli e senza via d’uscita.
Una speranza del genere, anzi una FEDE del genere non è affatto
contraria alla nostra intelligenza o alla nostra ragione, come insegnano,
a torto, alcuni falsi maestri, perché né l’una né l’altra possono essere
contro se stesse.
Infatti, se così non fosse, proprio quell’intelligenza e quella ragione alle
quali ci si appella così tanto e che spesso, molto spesso, vengono tirate
in ballo a sproposito, avrebbero risolto da tempo, se non tutti, almeno
una parte dei grandi e gravi problemi che attanagliano la società
attuale.
Invece, e sfido chiunque a smentirmi, i problemi non solo aumentano,
ma peggiorano di giorno in giorno.
Poiché, quello che fino a ieri era un semplice problema isolato e
circoscritto a una zona ben definita del nostro pianeta, oggi grazie
anche all’intensificarsi dei commerci internazionali, alla globalizzazione
all’apertura di scambi culturali con altri popoli, ecc. si rivela un problema
di proporzioni mondiali che investe e tocca ogni metro quadrato della
terra e ogni essere vivente in essa .
Ma, alla fin fine, che cosa ci ha fatto questo Dio di così terribile e
mostruoso, di così orrendo da offendere, udite, udite, la nostra
<ragione>, il nostro <buon senso>, la nostra <intelligenza>, ecc.
A proposito, mi piace tanto quel NOSTRO pronunciato con tanta enfasi
e sbandierato, con tanta insistenza, ai quattro venti.
Mi sa tanto che chi pronuncia queste parole e fa simili affermazioni
cerca di convincere se stesso prima ancora degli altri.
Da meritare, dicevo, il rancore, l’astio e perfino l’odio di milioni di esseri
umani che, ci si creda o meno. Il risultato non cambia, devono proprio a
Lui la loro esistenza.
Ci ha dato amore, solo ed esclusivamente amore, un amore infinito e
senza riserve, come infinito è il Suo Datore <Giov.3: 16-17>.
Un amore che non solo non meritiamo, ma che, molto spesso,
respingiamo, non lo vogliamo perché non riusciamo a capirne la causa
e i motivi profondi, non lo vogliamo perché, secondo i falsi ragionamenti
di qualcuno, ci fa sentire deboli e bisognosi di aiuto, di cure e di affetto.
Tutte queste sono emozioni e sentimenti che il nostro orgoglio e la
nostra superbia non possono permettersi di accettare, ne va della
nostra reputazione.
Dopo tutto siamo uomini, che diamine!
Un po’ di amor proprio ci vuole!
A questo punto del nostro viaggio, dobbiamo essere più che
consapevoli e soprattutto convinti di un fattore che è parte integrante
della nostra società e che, in definitiva lo è sempre stato, anche delle
generazioni passate, anche perché i fatti, le cronache e la storia parlano
da soli e sono molto più eloquenti di tutti i trattati di questo mondo.
Il male esiste, è presente ed è reale, non vorrei peccare di presunzione
affermando che è il fattore più evidente e tangibile in ogni settore delle
attività umane.
Nel lavoro, nella scuola, nella famiglia, nella politica e perfino nella
religione, anche se quest’ultima affermazione può sembrare blasfema a
qualche buon pensante, ma è la pura e cruda verità e nel corso di
questo lavoro, cercheremo, nel migliore dei modi, di darne ampia prova
e dimostrazione inconfutabili.
D’altronde, quando si diffondono e si insegnano dottrine nettamente
contrarie e opposte al genuino messaggio della Parola di Dio per i
propri fini (cosa questa che ognuno può verificare e controllare
personalmente), penso proprio che le prove siano più che evidenti.
Il male è già peccato, come lo si voglia chiamare: peccato originale,
espiazione di vite passate, perfezionamento di esistenze future, ecc.
resta sempre peccato e nessuno, dico nessuno, ne è esente.
E’ chiaro che il peccato ha, come logica conseguenza, la colpa, di
questo credo che ne siamo pienamente convinti e consapevoli, la colpa,
per finire, genera la punizione, il castigo e quindi la pena.
<Così è se vi pare>, diceva un notissimo scrittore ed io mi permetto, in
tutta umiltà, di replicare che è così anche se non vi pare, anche se non
si è d’accordo, non per questo la realtà cambia o il male sparisce e con
esso il peccato, la colpa, la punizione e tutto il resto.
Sarebbe facile, bello e anche ingenuo.
Non saranno certo il nostro consenso o il nostro dissenso su
determinati fattori dell’umana esistenza che cambieranno la realtà e la
misera condizione umana, ma qualcosa o meglio, Qualcuno che è al di
fuori e al di là delle nostre limitazioni e debolezze, al di là del male e del
peccato.
Questo Qualcuno, per milioni e milioni di credenti, sia delle generazioni
passate che di quelle presenti e sicuramente di quelle future, si chiama
Gesù di Nazareth detto il Cristo, l’unigenito Figlio di Dio, inviato sulla
terra dal Padre proprio per toglierci dalla disastrosa situazione nella
quale ci siamo cacciati.
Infatti, solo e esclusivamente Gesù Cristo, ha dispetto di quanto viene
sancito dai dogmi o dal magistero di qualche confessione religiosa, è
morto senza macchia, senza peccato e quindi senza il marchio del male
e nessun’altro, Maria compresa <At.4:12>.
Per questa fondamentale ragione che non è, come affermano tanti un
dogma o un mistero, ma semplicemente la principale dottrina della fede
cristiana, solo Gesù Cristo e nessun’altro ha potuto sconfiggere il
peccato e le sue conseguenze, compresa la morte e quindi anche il
male presente nel mondo e nell’uomo.
Questo e solo questo è il nocciolo e il fulcro della fede cristiana
contenuta e rivelata nelle Sacre Scritture che sono e resteranno le sole
divinamente ispirate.
Tutto il resto è solo ed esclusivamente speculazione umana che,
purtroppo e molto spesso, ha avuto l’effetto contrario a quello sperato,
poiché ha fatto perdere la fede a tanti, troppi credenti.
In tutto questo, se si presta la dovuta attenzione, si scorge subito che
non c’è niente, ma proprio niente, di dogmatico, di misterioso, di eretico
o di irrazionale, poiché la fede non è niente di tutto questo.
Infatti la fede è credere, avere fiducia ed è abbastanza ovvio che non si
può aver fiducia o credere in qualcosa o in Qualcuno di misterioso, di
occulto, di dogmatico o che magari non è mai esistito ed è frutto di pura
fantasia <Eb.11:1,6>.
Sono stati questi falsi e vani ragionamenti, praticati per tanti secoli in
seno alle stesse denominazioni religiose che, a lungo andare, hanno
portato molti credenti alla contestazione aperta, alla critica e perfino alla
rivolta contro Dio, la fede e la dottrina.
Ma di tutto questo e di tutto quello che sto affermando in questo lavoro
(e qui, chiunque può rendersi conto pienamente delle mie affermazioni
e se vuole verificarle personalmente), non ha niente a che fare, niente
da vedere, niente in comune con il vero e autentico messaggio di
redenzione e di salvezza contenuto nelle Sacre Scritture.
In questo caso specifico e particolare, forse più che in qualunque altro
caso analogo, è molto evidente e palese che è stato solo e sempre
l’uomo, noi, i nostri simili, passati, presenti e con molta probabilità
anche futuri che ne hanno manipolato il testo, falsificato il senso e il
messaggio, interpretandolo per i propri fini e i propri comodi,
dimenticando volutamente e di proposito ciò che la stessa Parola di Dio
ordina ad ogni credente <1Cor.4:6>.
Costoro, dimenticano che la salvezza non è demanio, patrimonio o
monopolio esclusivo di una denominazione religiosa o di una categoria
esclusiva e privilegiata di persone che, anche loro, a dispetto della falsa
e presunta santità che ostentano, bisognosi, come tutti gli esseri umani,
di redenzione e salvezza.
La redenzione e quindi la salvezza, sono doni esclusivi di Dio, mai
dell’uomo peccatore e decaduto.
E’ Dio che, nel Suo infinito amore per le Sue creature concede, regala
questi doni all’uomo e non che un uomo concede gli stessi doni a un
suo simile.
Affermare e insegnare una dottrina del genere, come si è fatto in tanti
secoli oltre che eretico è anche blasfemo.
Infatti l’uomo non può dare a un suo simile ciò che egli stesso non
possiede, né tantomeno può offrire ad altri quelle stesse cose delle
quali egli stesso necessita ed ha bisogno.
E a questa evidente realtà che si riferiva Gesù di Nazareth quando
parlava di un cieco che guidava un altro cieco ed entrambi finivano nella
fossa.
Purtroppo, e di questo evento bisogna prenderne atto, molte
denominazioni religiose che si professano cristiane, compiono riti e
cerimonie alla luce del sole, che odorano di magia e sanno di
superstizione e di paganesimo ed insegnano dottrine che non solo non
hanno il minimo sostegno e il minimo fondamento scritturale sul quale
poggiare le loro blasfeme eresie, ma, nella maggioranza dei casi, quella
stessa Parola di Dio che loro pretendono di seguire, è nettamente
contraria alle loro pratiche e ai loro insegnamenti.
In qualche pagina più indietro del presente lavoro ho accennato al
fattore non certo indifferente e da sottovalutare che, chi non ha
dimestichezza con le Sacre Scritture, incorre, molto spesso, in errori di
ogni sorta e non solo crea confusione agli altri, ma è egli stesso in uno
stato confusionale tale e tanto da non riuscire più a distinguere il
genuino messaggio della salvezza enunciato dalla Parola di Dio dalle
<aggiunte> e dalle <modifiche> apportate dagli uomini, chiunque essi
siano e indipendentemente dai titoli dei quali fanno ampio sfoggio.
E qui occorre una precisazione: questa regola vale sia per il laico che
per il sacerdote perché, diciamolo francamente: tanti sacerdoti hanno
scelto questa missione alla maniera del Don Abbondio del Manzoni,
tanto per intenderci.
E non mi si venga a dire che sto dicendo un’eresia perché, credetemi
sulla parola, per esperienze personali e vissute ne avrei di anedoti da
raccontare su quanto ho appena affermato e su sacerdoti tutt’ora
officianti, ma non è questo né il tempo, né il luogo.
Magari ne riparleremo in un’altra occasione.
Tornando al nostro argomento e meditando su certe affermazioni fatte
da <uomini di chiesa> che ho letto in libri scritti da ex sacerdoti,
secondo i quali la venuta di Gesù Cristo non ha cambiato per niente lo
stato di peccato e quindi di condanna dell’uomo, mi viene in mente un
episodio del film <Il tormento e l’estasi> che, non so quanti di voi lettori
avranno visto, parla della vita di Michelangelo e di papa Giulio II che,
come tutti sappiamo, commissionò all’artista di dipingere la cappella
Sistina e che oggi, grazie a quel lavoro, è uno dei massimi, se non il
massimo capolavoro di affreschi.
Ebbene, ai teologi, agli esegeti, ai dotti cardinali della curia romana che
criticavano l’artista per le forme rozze e sinuose dei personaggi, in
contrasto con le forme raffinate dell’arte della Grecia classica e per il
modo, secondo loro <eretico e ignorante>, di interpretare nei suoi dipinti
brani delle Sacre Scritture, in netto contrasto con l’erudita esegesi
classica, i quali, secondo l’artista, pretendevano addirittura di esseri
superiori a tutto il sapere e a tutta la cultura classica, Michelangelo
rispose, in tutta franchezza che per forza di cose doveva essere così
perché disse fra i due periodi: quello classico e quello rinascimentale, si
era inserita la croce di Cristo.
Questa breve parentesi può sembrare un’affermazione fuori posto e
senza senso invece, credetemi, ne ha tanto perché è proprio quella
croce che fa la differenza fra la vita e la morte, la condanna e il
perdono, la speranza e la disperazione e, in ultima analisi fra l’essere e
il nulla.
Mettiamo da parte, per un momento, le idee personali, le prese di
posizione, la propria fede, ecc. e diamo uno sguardo alla storia e
trovatemi, se ci riuscite, un evento che abbia trasformato, in modo così
netto e radicale, il modo di vivere e di pensare di milioni e milioni di
esseri umani come la venuta di Gesù Cristo.
Dubito sinceramente che ci riuscirete, soprattutto per ciò che concerne
il cambiamento intimo e spirituale.
Eppure molti, troppi dubitano ancora, nonostante le varie prove
archeologiche, storiche, letterarie ecc. della sua reale esistenza.
Come si rivelano veraci le parole pronunciate dallo stesso Gesù Cristo
in merito allo scetticismo e alla situazione attuali <Lc.18:8>.
Oggi è difficile, molto difficile avere una fede genuina per una serie di
circostanze: problemi economici, ambientali, politici, fisici, ecc. ma più di
tutte queste cause e prima di esse è il reale insegnamento che si riceve
che fa crescere o diminuire la nostra fede e, di conseguenza, la nostra
speranza in un futuro più giusto e migliore.
<Chi smette di sperare finisce di vivere> recita un vecchio detto.
Ma, in tutta franchezza, non si può chiedere di aver fede in qualcosa o
in qualcuno che viene definito semplicemente <mistero>, <dogma>,
ecc. poiché il mistero non può mai essere oggetto di fede ma di paura,
di timore ecc. perché l’essere umano ha sempre paura di ciò che non
conosce.
Non si può pretendere di avere fede neanche nei dogmi perché è contro
la ragione umana, perché è illogico e irrazionale credere in qualcosa
che non riesci a capire o a spiegare.
La fede, invece, quella vera, autentica, genuina, vince e scaccia ogni
timore, ogni paura, allontana ogni perplessità e ogni dubbio, la fede che
poggia sull’Iddio Vivente e Unico e sulla Sua Parola è tutta un’altra cosa
e pochi, molto pochi hanno il privilegio e la grazia di sperimentarla nella
loro esistenza.
L’apostolo Paolo ne fa una mirabile descrizione nella sua lettera
indirizzata agli Ebrei al cp.11.
Sono questi i veri motivi della confusione, dell’incertezza e dello
scetticismo che si vedono in giro, nei nostri simili e nella realtà sociale
attuale.
Ma ritorniamo alla fatidica domanda iniziale: di chi è la colpa?
Di nessuno, naturalmente, perché la colpa è forse l’unica cosa che
viene rifiutata dall’uomo con tutte le proprie forze.
Si può davvero incolpare Dio di tutto questo o si deve invece, in tutta
onestà e franchezza, ritenere responsabili di questo caos la <ragione>
e il <buon senso> umano che, nel corso dei secoli si sono sbizzarriti, in
lungo e in largo ad elaborare speculazioni su speculazioni in quantità
tali e tante che adesso quasi tutte le dominazioni religiose si trovano
impantanate in una immensa palude dalla quale non riescono più ad
uscire?
E non mi si venga a dire che sto farneticando perché queste
affermazioni possono essere verificate personalmente in qualunque
momento lo si voglia fare.
Non è certo una novità che la maggior parte delle religioni sono
spiritualmente morte anche se le loro cerimonie ufficiali sono molto
pompose e molto colorite.
E’ lo spirito di Dio che rende viva una religione e quindi una fede non la
pomposità esteriore ed esibizionista.
Solo ed esclusivamente ciò che è rivelato nelle Sacre Scritture e
nient’altro costituisce materia di fede e di dottrina per ogni credente,
poiché solo nella Parola di Dio, divinamente ispirata, è promessa la
salvezza eterna per tutti i popoli, senza nessuna distinzione di razza,
colore e ceto sociale.
Tutte le altre <dottrine> che si leggono, si predicano e si ascoltano ai
sermoni domenicali, non sono altro che vere ed autentiche eresie
camuffate da un finto manto di religiosità e, come disse Gesù Cristo
stesso sono <comandi di uomini insegnati come dottrine> Mt.15:3-9,
che, oltre a creare perplessità e dubbi, allontanano sempre più il cuore
umano dal suo Creatore, dalla Fonte di verità e salvezza, per nutrirsi di
sozzure e sporcizia umana.
Molti <studiosi> oltre a tanti pseudo credenti, affermano che la Bibbia è
contro la ragione ma, riflettiamo un momento:
siamo proprio sicuri che è la Parola di Dio e i Suoi insegnamenti ad
essere contro la ragione umana o sono piuttosto le dottrine, i dogmi, i
misteri ecc. elaborati dalla mente umana che, alla fine e per le assurdità
che insegnano, finiscono per cozzare contro se stessa?
Sicuramente, se si fa un esame attento e minuzioso e una ricerca
accurata, sono più che sicuro che chiunque non troverà difficile
individuare nella seconda ipotesi la giusta risposta ai propri dubbi.
Anche perché, varie volte, la stessa Parola di Dio, ci esorta ad
esaminare attentamente e ad accertarci che tutto ciò che ci viene
propinato come dottrina e materia di fede, corrisponda a verità
<1Ts.5:21>.
Mi auguro di cuore che tutti coloro che leggeranno queste pagine
seguiranno questo saggio consiglio divinamente ispirato perché la posta
in gioco è alta, molto alta, più di quanto possiamo immaginare.
Abbiamo voluto <strafare> con la nostra <scienza>, inventando materie
astruse ed oscure come l’esegesi, l’ermeneutica, la semiontica, i generi
letterari ecc. mettendo la Parola di Dio sullo stesso piano dell’Iliade.
dell’0dissea, dei Promessi Sposi ecc. e così ci siamo sviati, siamo usciti
dal seminato, abbiamo abbandonato la via maestra per seguire tortuosi
sentieri pieni di insidie e di ostacoli.
Ma, quel che è peggio è che siamo andati <oltre ciò che è scritto>,
contraddicendo e disubbidendo volontariamente a un chiaro e preciso
comando divino.
Ma come!
La misera, limitata e imperfetta creatura si atteggia a maestro e a
giudice del suo Creatore?
Osa contestare, criticare, mettere in dubbio la Sua Parola?
Questo è davvero il colmo della bestemmia e dell’eresia.
E’ vero che Dio ci ha dato e ci dà tutt’ora ampia e piena libertà di scelta
e di comportamento, ma noi, sotto le malefiche influenze, usiamo
entrambi i doni in modo completamente sbagliato.
E abbiamo la sfacciataggine e l’arroganza di professarci cristiani?
Non oso neanche pensare che cosa accadrebbe se professassimo una
fede diversa!
Indubbiamente molti, troppi, non conoscono neanche la vera etimologia
del termine <cristiani> e continuano ad andare avanti, come automi,
commettendo errori sopra errori, in una bolgia indescrivibile di
confusione e incertezza, convinti di essere nel <giusto>, convinti di
praticare la <vera fede>, la <vera dottrina>, di essere già salvi,
addirittura <santi> e ignorano completamente che il bello deve ancora
venire.
Tanti altri, invece, e questo è purtroppo, il lato più triste della realtà
umana, hanno già perso, da tempo, la fede e ogni speranza perché, a
causa di errati insegnamenti, sono stati convinti che Dio è morto, che è
stato sconfitto definitivamente da Satana e quindi non c’è più niente da
attendere, nessun Redentore da aspettare e il tutto finisce in una bara
con una lapide sopra.
Ma davvero siamo stati creati, siamo venuti all’esistenza solo per
questo?
Per questa misera fine?
Per vivere una manciata di anni fra tormenti, sofferenze ed affanni per
poi scomparire definitivamente nel nulla?
Neanche i popoli antichi che noi conosciamo attraverso la storia, o altri
popoli attuali che noi definiamo <pagani> avevano ed hanno una
concezione così arcaica e limitata della vita e dell’uomo e noi, così
altamente e scientificamente progrediti ed evoluti vogliamo essere da
meno di loro?
Penso proprio di no e mi auguro di tutto cuore che ogni essere
pensante reagisca fermamente e con tutte le sue forze a questo stato di
cose, anche perché, come vedremo in seguito, esiste una soluzione ,
una via d’uscita e una speranza, anzi una certezza viva e reale ed è alla
portata di tutti, basta solo volerlo, stendere la mano e afferrarla
fermamente, nella piena e totale certezza di non essere ingannati, di
non essere delusi.
Poiché Dio non è morto come cantano certi complessi rock o come
scrivono certi filosofi paranoici.
A dispetto di tutti e di tutto e per la nostra salvezza Dio è vivo e
operante più che mai e ci aspetta a braccia aperte,
Ma, lo ripeto, basta solo che lo vogliamo.
Dipende tutto da noi e da nessun’altro.
Dio infatti ha già fatto e continua a fare la Sua parte e la venuta di Gesù
Cristo sulla terra ne è una prova più che evidente e una conferma più
che lampante, più che tangibile e reale che l’umanità possa aspettarsi
dal suo Creatore, sapendo benissimo che non siamo stati abbandonati
o dimenticati poiché Dio, nel suo immenso amore non dimentica e non
abbandona le Sue creature che hanno bisogno di aiuto e di conforto.
Non è per retorica o per convincere qualcuno che lo ripeto: milioni di
esseri umani, di credenti hanno fatto questa meravigliosa esperienza e
hanno beneficiato di questa grazia e il sottoscritto, molto indegnamente,
è uno di questi.
Quindi parlo e scrivo per esperienza personale e non per <sentito dire>.
La storia dell’umanità non è ancora finita, anzi quella vera, quella più
importante, quella spirituale, quella che riguarda la sua esistenza eterna
deve avere ancora il suo epilogo che non tarderà a arrivare.
Anche se le sue condizioni sono disperate sotto vari punti di vista e in
molti settori, c’è sempre una possibilità anche minima e remota e un
barlume di speranza che illumina, anche debolmente, la nostra misera
esistenza.
Questa possibilità e questa speranza hanno una radice comune: Dio.
Anche se molti, troppi, definiscono Dio un mito e le Sacre Scritture,
divinamente ispirate, un racconto fantastico e leggendario.
Ma le nostre corbellerie che propiniamo giornalmente e con tutti i mezzi
che abbiamo a disposizione che cosa sono?
Ah, già, scusatemi l’avevo quasi dimenticato.
La nostra è cultura, sapere, scienza, tecnologia, ecc.
Non per niente siamo gli esseri più evoluti dell’universo!
Anche perché, fin’ora non è che ne abbiamo incontrati di altri, forse, a
descapito dei romanzi fantascientifici, siamo gli unici, quindi….
Ma chiediamoci: che cos’è fantasia, mito, leggenda , ecc. credere che
un Essere Superiore e Intelligente, comunemente chiamato Dio, ha
creato tutto ciò che vediamo e anche ciò che non vediamo, ma dei quali
conosciamo l’esistenza per gli effetti che producono o che questo
immenso e splendido universo, in tutte le sue infinite forme che non
riusciamo, con tutta la nostra <scienza> neanche a capire e a
descrivere sia spuntato per caso, da un ipotetico big bang o da un
<fantastico> brodo primordiale?
Resta sempre e comunque l’incognita di chi ha creato e armonizzato
sapientemente gli incredienti per il brodo.
Che cos’è più logico, razionale e intelligente credere che la razza
umana, dotata di sentimenti e di capacità straordinarie in tutti i settori
del sapere è stata creata o che si è <evoluta> nel corso di migliaia,
addirittura milioni di anni da forme di vita inferiori?
Come mai il pesce non si <evolve> più in cavallo e il cavallo in uccello?
Qualche evoluzionista più ardito degli altri teorizza che ciò non avviene
più perché l’evoluzione ha raggiunto il suo stadio.
Io rispetto pienamente le idee e le opinioni altrui, ma a parte il fatto
implicito, riconosciuto dagli stessi evoluzionisti, che nel loro bel castello
di carta mancano tanti di quei pezzi da renderlo instabile e traballante,
resta pur sempre il fattore, non certo indifferente e da sottovalutare di
chi e perché ha deciso di arrestare il processo evolutivo.
Chi ha capito e quindi deciso di dire basta e in base a quali standars?
E non mi si venga a dire che è tutto frutto del caso, della coincidenza
ecc. perché per avviare un processo del genere e per portarlo avanti,
credetemi, c’è bisogno di tanta, ma tanta intelligenza e senso
organizzativo che non sono certo reperibili nel caso o nella coincidenza,
ma solo ed elusivamente in un Essere Superiore.
A questo punto del <cammin di nostra vita>, qual è il mito, la fantasia, la
leggenda, ecc?
Quale delle due è realmente compatibile con l’intelligenza, la <ragione>,
usata nella giusta maniera, e l’evidenza inconfutabile dei fatti e dei dati
in nostro possesso?
L’essere umano è una creatura <speciale> e <particolare>, creata a
<immagine e somiglianza> del suo Creatore, che non ha niente in
comune col resto del mondo animale, anche se, con molti di questi ha
instaurato un rapporto di simpatia e di collaborazione, specie con quelli
domestici a noi così familiari.
Ma, da questa pacifica situazione a considerarli, come nel caso degli
scimpanzé o dei gorilla, nostri antenati, c’è ne corre e c’è ne vuole
davvero di fantasia e di immaginazione.
Non si può certo nascondere, a questo punto, che a gran parte di
queste fantasie, hanno contribuito varie denominazioni religiose che,
con i loro dogmi e i loro misteri, che non hanno niente in comune con la
sana dottrina e, di per se stessi, negati dalla ragione e dall’intelligenza
umana, hanno aperto la strada alle speculazioni più assurde e illogiche
come, tanto per citarne una, quella che stiamo esaminando così
largamente diffusa e accettata anche in ambienti religiosi e cristiani.
Tutto questo, come ho già accennato prima, crea confusione in un
cuore <debole> e in una mente non esercitata a distinguere nettamente
la realtà dalla fantasia.
Ma non è certo coprendoci con una foglia di fico che riusciremo a
nascondere la nostra nudità e la nostra vergogna.
Ci vuole ben altro e soprattutto indumenti idonei.
C’è chi afferma e a ragione, che molte <stranezze> propugnate e
insegnate come dottrine di fede, offendono l’intelligenza umana.
Verissimo!
Ma, scusate, queste stranezze, o meglio, queste eresie, non sono state
partorite dalla <ragione> umana, dal nostro <buon senso>?
E non a caso, badate bene, poiché sono il frutto di lunghe speculazioni
dottrinali e di secoli di lotte teologiche fratricide e crudeli, dove tanti
sono stati arrostiti come polli allo spiedo.
Questa è storia.
Tutto questo è stato voluto e cercato dall’uomo, anzi, proprio da quelle
menti più evolute e istruite e da nessun altro.
La gente semplice infatti non si pone certi problemi e non specula su di
essi.
Non si è trattato di un casuale incidente di percorso, ma di una scelta
libera e consapevole anche se adesso, a distanza di tempo e visti i
nefandi risultati ottenuti, non vogliamo accettarne le conseguenze e non
vogliamo ammetterne gli sbagli e le colpe.
Anzi, sotto certi aspetti continuiamo, imperterriti e nonostante tutto per
la stessa strada, percorsa dalle generazioni passate, pur sapendo che è
impraticabile e inaffidabile.
Ma, purtroppo, niente è lasciato al caso, ma tutto, anche la più
insignificante virgola ha il suo peso e la sua valenza che, a tempo
debito, non mancherà certo di far valere i suoi diritti, reclamando il
proprio contributo, magari con gli interessi e che, molto spesso, viene
pagato con dolori, sofferenze e morte.
Già, la morte, questo chiodo fisso nella mente di ogni essere pensante,
questa forza oscura e crudele che non ha pietà o misericordia di
nessuno e di niente, che travolge tutto e tutti nella sua corsa sfrenata.
Liberi e schiavi, deboli e potenti, giovani e vecchi, uomini e donne,
nessuno sfugge alle sue grinfie.
La morte è l’unica cosa, specie in campo religioso che non si riesce
proprio a mandar giù, è un boccone troppo amaro, anche per i più
fervidi credenti, è come se fosse un fattore estraneo alla nostra stessa
esistenza.
Eppure niente è così vicina, così intima e familiare come la morte
perché come la nascita anche la morte fa parte dell’umana esistenza,
anche se la realtà non è per niente piacevole.
La sofferenza è sorella della morte e quindi cammina a fianco di essa,
anche se, in questo caso, bisogna distinguere nettamente fra
sofferenza fisica e sofferenza morale e spirituale.
Di queste le ultime due sono quelle che fanno più male, che creano più
danno all’esistenza, poiché mentre la prima con delle cure appropriate
tende a guarire e a migliorare, le altre due invece, lasciano un segno
profondo e indelebile nel nostro intimo, a tal punto da portarcelo dietro
per tutta la vita.
III PARTE.
In tempi di contestazione come quello che stiamo vivendo attualmente,
non capita di raro leggere articoli su riviste specializzate e scritti da
gente competente che mettono in seria discussione eventi narrati nelle
Sacre Scritture come, tanto per fare un esempio, il diluvio, l’arca di Noè,
ecc.
La cosa strana in tutta questa faccenda e che sinceramente mi suona
come preconcetta è che affermazioni di questo genere, vengono fatte
da studiosi, uomini di cultura e di scienza.
Ma, dalle loro affermazioni, c’è da chiedersi onestamente che cosa
intendono loro stessi per scienza visto che c’è un netto contrasto e una
notevole differenza su quello che credono e quello che scrivono.
L’archeologia, tanto per citarne una, è una scienza affermata e
riconosciuta universalmente il cui contributo nel portare alla luce civiltà
scomparse da millenni è immenso.
Nessuno, in campo accademico, si sognerebbe di mettere in dubbio o
in discussione i vari risultati delle scoperte archeologiche.
Ebbene, questa stessa scienza, ha portato alla luce prove inconfutabili
e schiaccianti, documentate e documentabili, dell’effettivo evento del
diluvio universale narrato nella Parola di Dio.
Prove che, guarda caso, vengono contestate, rifiutate, da quegli stessi
studiosi che accettano ad occhi chiusi e senza battere ciglio, altre prove
su altri argomenti forniti dalla stessa scienza.
Sicuramente, è mi sembra che sia proprio il caso di dirlo apertamente,
questo non mi sembra che sia il lavoro di uno studioso serio e
responsabile, ma le affermazioni di una mente bigotta e prevenuta su
determinati argomenti e sulla narrazione biblica in modo particolare ed
evidente.
Per non parlare poi dell’arca di Noè, strettamente connessa con il
diluvio universale, per la quale si inventano scuse di ogni tipo e così
puerili e infantili da non meritare neanche la minima attenzione e perdita
di tempo, secondo la quale, a quei tempi, l’umanità non disponeva di
mezzi idonei per un’impresa del genere.
Mi sia concesso, a questo punto, di chiedere a questi <studiosi> come
hanno fatto gli uomini di quei tempi, visto che, secondo loro, non ne
avevano i mezzi, a costruire gli ziggurat o l’immenso palazzo di Mari,
tanto per citarne un paio, che, strano a dirsi, sono dello stesso periodo
della fatidica a tanto discussa arca.
C’è solo una netta differenza fra le due cose che, onestamente bisogna
riconoscere e cioè che mentre l’arca, essendo di legno era più
facilmente deteriorabile le altre costruzione, essendo di pietra resistono
ancora per la delizia dei turisti.
Soltanto questa è la sola differenza che si potrebbe evidenziare fra le
due costruzioni e umane imprese.
Una scienza, una materia, una dottrina, ecc. non possono essere
accettati solo parzialmente perché alcuni dati o alcuni insegnamenti in
essi contenuti non collimano e non quadrano con i nostri gusti e il
nostro modo di pensare.
Non possiamo togliere il Teorema di Pitagora dalla geometria perché è
difficile o antiquato perché senza di esso la geometria non sarebbe più
la stessa.
Allo stesso modo, non possiamo rifiutare la dottrina cristiana solo
perché alcuni eventi in essa contenuti o alcune nozioni essenziali ci
possono sembrare assurde o superate.
Come ho già avuto modo di dire, non è la fede che deve adattarsi ai
gusti degli uomini, altrimenti c’è ne vorrebbero miliardi, ma è l’uomo che
deve accettare i suoi principi dottrinali, punto e basta.
Sempre liberamente e senza costrizioni, perché Dio non obbliga
nessuno.
Noi non possiamo comprendere appieno i disegni di Dio e quello che a
noi sembra assurdo, illogico e non proprio in sintonia con un Dio di
amore, ha avuto sicuramente ed ha tutt’ora uno scopo ben preciso nel
piano salvifico voluto da Dio, anche se a noi sembra irragionevole,
altrimenti non sarebbe stato inserito nel racconto sacro.
Ma poi, mi si deve ancora spiegare, non con giochi di parole, come si è
fatto fin’ora, ma con idee concrete e reali, cosa ci sarebbe di così
assurdo, di così illogico, di uno stato d’animo concreto, vero e
reale,studiato e documentato ormai da anni da innumerevoli scienze
moderne e universalmente accettate come la psicologia, la filosofia, la
psicanalisi ecc. di una nostalgia perennemente presente in ogni essere
umano di un qualcosa o di un Qualcuno di estremamente prezioso che
è stato, in un modo o nell’altro, irrimediabilmente perduto e del quale si
sente la necessità impellente di ritrovarlo al più presto.
Il fattore più strano in tutto questo contesto è che l’uomo, forse
inconsapevolmente all’inizio, da sempre ha avuto fede, ha creduto in
questo bene così prezioso del quale, magari, non ha saputo dare una
spiegazione precisa, una denominazione chiara ed eloquente, ma che
ha sempre cercato, in tutti i modi, possibili e immaginabili.
La ricerca accademica, le speculazioni filosofiche, le dispute dottrinali e
teologiche perseguite nel corso di secoli di storia e di esistenza umana,
sono una prova più che tangibile ed evidente di questo bisogno
impellente insito nell’intimo umano.
Certo, la fede che Dio ci chiede oggi, non è la stessa di quella chiesta a
Noè o ad Abramo, perché l’avvento di Gesù Cristo ha cambiato
radicalmente e in meglio il rapporto Dio-uomo e ciò che prima poteva
essere una concettura astratta e confusa del sacro e del divino, con la
venuta di Gesù ha assunto una dimensione concreta, chiara e reale.
Certo, al giorno d’oggi, è assurdo e illogico il solo pensiero di dimostrare
la nostra fede a Dio nello stesso modo che fu chiesto a Noè o Abramo,
tuttavia, non dimentichiamo, come disse l’apostolo Paolo, che ha avuto
il privilegio di essere ispirato da Dio, che allo stato attuale conosciamo
solo parzialmente<1Cor.13:12>.
Quindi, non accusiamo Dio di assurdità o di atrocità solo perché le
nostre piccole menti limitate non sono in grado di comprendere
pienamente i piani di Dio e il Suo operato.
Cerchiamo di avere la modestia, almeno una volta, di accontentarci di
ciò che sappiamo e di ciò che possiamo umilmente imparare e non
tendiamo di fare il passo più lungo della gamba per evitare ruzzoloni
che potrebbero risultare molto pericolosi e dannosi.
L’uomo è, senza ombra di dubbio o di smentite, l’essere più
contradditorio e controverso di tutto il creato, questa tendenza e questa
realtà, la dimostra in mille modi diversi durante tutta la sua breve e
irrisoria esistenza.
Infatti, pur di raggiungere uno scopo, una posizione sociale, ecc. l’uomo
non esita a compiere le imprese più strane, a fare le cose più assurde e
impensabili.
Ma, strano a dirsi, quando si tratta di fare qualche piccola cosa, qualche
piccolo gesto per Dio, allora nascono i problemi più strani, le scuse più
assurde tipo: <Dio non ha bisogno di questo>, oppure: <a Dio non
serve> e così via.
Questa,contrariamente a quanto potrebbe sembrare a prima vista, è
una verità sacrosanta.
Del resto, basta guardarsi intorno per rendersene perfettamente conto.
Infatti, è assolutamente vero che Dio non ha bisogno delle nostre azioni
o delle nostre opere, dei nostri sacrifici o delle nostre penitenze ma che,
al contrario, siamo noi ad averne un disperato bisogno anche se, molto
spesso, non riusciamo a comprenderlo.
Infatti, quando preghiamo o quando ci raduniamo nei luoghi di culto,
non stiamo dando niente a Dio perché Lui non ha bisogno di niente.
Al contrario, stiamo dando tutto a noi stessi perché la preghiera e il
culto che facciamo, sono gli unici mezzi che abbiamo a disposizione per
comunicare con Qualcuno che non vediamo e che sappiamo che esiste,
che ci vede e ci ascolta.
Senza queste manifestazioni esteriori della nostra fede, come il culto e
la preghiera, non ci sarebbe nessun canale di comunicazione fra Dio,
l’uomo e viceversa.
Poiché l’uomo, essendo materiale, ha bisogno di qualcosa di esteriore e
che rientra nella percezione dei suoi sensi per renderlo consapevole e
cosciente della propria fede.
Naturalmente tutto questo non toglie il fatto che sono sempre esistiti ed
esistono anche oggi delle persone che non sentono e non hanno il
bisogno e la necessità di manifestazioni esteriori o di oggetti visibili e
tangibili per esprimere la propria fede in piena coscienza.
Questo dipende dal grado di maturità spirituale raggiunto.
Ma, chi ci riesce, diventa davvero libero dalla schiavitù del peccato e dal
male poiché, se non si è ancora capito, la schiavitù umana, prima
ancora di essere fisica e materiale è morale e spirituale.
Chi è in grado di comprendere questa profonda verità e questa realtà
dell’umana esistenza è davvero in grado di adorare Dio come Lui
stesso vuole e cioè in spirito e verità <Gv.4:23-24>.
Una tale persona non ha più bisogno delle forme e delle manifestazioni
esteriori del culto, poiché ha compreso pienamente ed ha
completamente assimilato il messaggio rivelato e contenuto nella
Parola di Dio divinamente ispirata.
Spesso, molto spesso, si sente dire e si legge che il Dio dei cristiani è
un Dio carnale, sanguinario, sterminatore ecc. in base a certi episodi
narrati nelle Sacre Scritture.
Riflettendo serenamente su coloro che scrivono e affermano simili
menzogne, l’unico sentimento che provo nei loro confronti è la pura e
semplice commiserazione, perché non esprimono e non suscitano altro.
Almeno nei miei confronti!
E questo non certo per spirito di superiorità o per offenderli perché un
comportamento del genere non fa parte del mio costume.
Poiché, se prima poteva esserci qualche piccolo dubbio circa la reale
comprensione delle Sacre Scritture da parte di costoro adesso, con la
venuta di Gesù Cristo e con l’avvento dell’era cristiana è svanito del
tutto, come gocce di rugiada al sole.
Infatti, solo chi è completamente digiuno della Parola di Dio, del suo
messaggio di speranza, di salvezza e di amore che porta al genere
umano può affermare idiozie del genere.
Neanche un bambino che ha studiato il catechismo elementare si
sognerebbe mai di fare simili affermazioni.
Ma i <grandi> si sa, sono colti, eruditi e pensano che questa loro
presunta <cultura> dia loro il diritto di parlare a vanvera e a sproposito
di argomenti per i quali non solo non si è mostrato il benché minimo
interesse, ma che proprio non ci riesce di accettare perché mettono in
serio pericolo il nostro piccolo e meschino mondo artificiale nel quale ci
piace sguazzare e che rischia di far crollare, di punto in bianco il bel
castello di carta che abbiamo costruito.
Molti sedicenti <studiosi> cristiani infatti, sono veramente convinti che il
Dio dei cristiani è così crudele, sempre secondo le loro opinioni, da
escludere completamente dal piano salvifico proprio il popolo Ebraico, il
popolo eletto.
Questa eresia nasce da una presunta quanto nefasta dottrina della
sostituzione che non trova nessun riscontro nella stessa Parola di Dio
secondo la quale il popolo cristiano ha preso il posto di quello Ebraico
nel piano salvifico voluto da Dio.
Tralasciamo, almeno questa volta, ogni commento in merito su tali
affermazioni altrimenti davvero si rischia di degenerare e credetemi,
questa è proprio l’ultima cosa che voglio.
Anche perché una tematica del genere non può essere discussa e
chiarita in due righe ma merita la giusta attenzione e il necessario
studio.
Mi prometto di riprendere l’argomento in un altro lavoro.
Ma almeno una semplice domanda in merito è d’obbligo:
Costoro hanno mai letto il Nuovo Testamento e soprattutto le lettere
dell’apostolo Paolo?
Evidentemente no!
Altrimenti saprebbero alcune <piccole> cose che li farebbero ragionare
in modo completamente diverso.
Innanzi tutto gli stessi apostoli erano tutti ebrei, al primo discorso
dell’apostolo Pietro furono battezzati oltre tremila nuovi credenti, la
maggior parte dei quali ebrei .
La lista di esempi del genere potrebbe continuare, basta leggere il libro
degli ATTI o seguire i viaggi missionari di Paolo per rendersi conto che,
in ogni città ove egli andava, il messaggio della salvezza e del perdono
che proclamava, veniva offerto prima di tutto ai Giudei, infatti Paolo
predicava, prima di tutto, nelle sinagoghe e poi ai gentili nelle piazze,
nei mercati ecc.
Quindi, stando così le cose e questo c’è lo conferma ampiamente il
Testo Sacro, come si fa a dire, affermare e predicare che il popolo eletto
è già stato escluso dal piano salvifico offerto da Dio a tutti, dico tutti i
popoli della terra, Israele compreso.
Sinceramente ancora non mi è del tutto chiaro che cosa hanno letto
veramente questi <studiosi>, se la Parola di Dio o le varie speculazioni
umane, così piene di errori e di contraddizioni, insite nella nostra natura.
La Sacra Bibbia non credo proprio, anche perché, se così fosse,
chiunque, anche tu lettore, puoi verificare benissimo le loro affermazioni
con quelle del sottoscritto contenute nel presente lavoro e credetemi,
niente compenserebbe maggiormente l’autore di questo trattato, di una
verifica onesta e imparziale su tutti gli argomenti affrontati e su quelli
ancora da esaminare.
Come,tanto per fare un esempio appena accennato, la sostanziale
differenza che esiste fra il messaggio biblico delle Scritture Ebraiche (
da Genesi a Malachia ), tanto per intenderci, rivolto esclusivamente al
popolo Ebraico e quello contenuto nelle Scritture Cristiane ( da Matteo
ad Apocalisse), rivolto all’umanità intera, nessuno escluso.
Ho la netta impressione che molti, tanti, non hanno ancora capito né
notato questa differenza, cercheremo di evidenziarlo in seguito, sempre
se avrete la pazienza di seguirmi sino alla fine, io ci spero.
Un’altra cosa prima che la dimentico: naturalmente, in tutto questo
lavoro, ho cercato di esaminare esclusivamente il genuino messaggio
biblico, quello contenuto nella Parola di Dio e non ciò che
comunemente insegnano le varie denominazioni religiose o le singole
persone.
Anzi, come si può notare benissimo, il mio è un continuo paragone, un
confronto su ciò che è effettivamente scritto e su ciò che si predica e
viene comunemente insegnato nella realtà.
Ragion per cui, le mie osservazioni in merito, si basano solo ed
esclusivamente su ciò che è contenuto nella Parola di Dio e non sulle
opinioni e sugli insegnamenti degli uomini.
Fra le due dottrine, infatti, esiste un abisso incalcolabile e
insormontabile che deve essere, per forza di cose, affrontato e chiarito.
Per il momento continuiamo ad occuparci delle tematiche attinenti al
presente lavoro, esaminando un altro aspetto della critica mossa nei
confronti di Dio, della fede e sella Sua Parola, divinamente ispirata.
Quando si parla di Testo Sacro, universalmente riconosciuto e accettato
come tale, è ovvio che si fa riferimento e si sta parlando esclusivamente
del Libri contenuti nelle Sacre Scritture e a nient’altro.
Per ciò che concerne gli scritti greco-cristiani o, se preferite Nuovo
Testamento, non esiste, mi sembra, nessun problema, poiché gli scritti
in esso contenuti sono universalmente riconosciuti e accettati da
cattolici, protestanti, ortodossi, evangelici, ecc.
Qualche serio problema invece, nasce quando si parla di scritti ebraici
o, tanto per intenderci, Vecchio Testamento, infatti, alcune
denominazioni <cristiane>, al canone ufficiale della Bibbia Ebraica,
universalmente accettato da tutte le denominazioni cristiane,
aggiungono degli altri libri chiamati appunto deuterocanonici cioè <fuori
dal canone>.
Non staremo a trattare, in questa sede, questo particolare problema
che, a mio giudizio merita un esame approfondito e dettagliato e quindi
oggetto di ulteriore studio.
Quello che interessa a noi, in questo momento, è puntualizzare il
concetto fondamentale e importante che gli scritti che non sono
universalmente accettati o riconosciuti, non costituiscono dottrina di
fede e norma di vita cristiana e quindi non sono presi in considerazione
dall’autore di queste pagine.
La storia ci insegna ampiamente come un pensiero o un’idea possano
incidere profondamente nell’intimo umano e come tale effetto possa
spingere i popoli a compiere le imprese più inverosimili e impensabili,
sia in senso positivo che in quello negativo.
Oltre a ciò, per ritornare alle nostre tematiche, è indispensabile,
studiando il Testo Sacro, distinguere e separare nettamente quelle
nozioni e insegnamenti che costituiscono materia di fede e di dottrina e,
come tali, vincolanti per ogni credente da quelle narrazioni che rientrano
nel folklore, nella tradizione popolare e nell’evento prettamente storico.
Teniamo presente, infatti, che le Sacre Scritture, oltre a precise dottrine
e norme di fede, contengono anche eventi storici e narrazioni degli usi e
dei costumi di vari popoli del Medio Oriente di allora, ampiamente
confermati dalle recenti scoperte archeologiche.
E’ chiaro quindi che queste narrazioni, che a noi esseri del XXI secolo
possono sembrare arcaiche, astruse, ecc. nei tempi in cui furono scritti i
Libri ispirati, erano norme di vita quotidiana e che, come tali, non
devono essere considerati come materia di fede o comandi divini, ma
servono esclusivamente a inquadrare meglio la particolare situazione
del popolo Ebraico nel contesto storico in cui visse e si formò.
Sono un aiuto e un complemento per comprendere meglio il reale
messaggio biblico della salvezza universale, offerta a ogni essere
umano da un Dio amorevole e misericordioso, che ha tanta cura di noi,
miserabili peccatori.
Molto spesso, nella società odierna, o meglio, nel linguaggio odierno,
usiamo, con molta facilità e leggerezza, termini come <fanatico>,
<esaltato>, ecc.
Li usiamo, in modo particolare, in campo religioso e politico e li usiamo
con disprezzo, con ostentata e presunta superiorità etica, culturale, ecc.
Ciò che mi ha particolarmente colpito, è la diversa interpretazione che si
da allo stesso termine, dalle stesse persone, negli stessi contesti,
segno più che evidente, di una mente confusa e di un cuore smarrito.
Così, ad esempio, in campo religioso, coloro che si sforzano
sinceramente di mettere in pratica nella loro vita di ogni giorno i precetti
biblici, vengono etichettati e bollati, sia dagli studiosi che dalla gente
comune come <fanatici>.
Coloro che invece seguono un ideale politico o sociale fino all’estremo
sacrificio, vengono considerati, sia dagli studiosi che dalla gente
comune, come eroi, patrioti, ecc. e come tali, onorati con monumenti,
piazze, istituti, ecc. a loro dedicati, anche se quest’ultimi, per
raggiungere i propri scopi, hanno causato lutto, distruzione e morte.
Prova, più che evidente e tangibile, che per la società attuale le opinioni
umane e l’uomo stesso valgono molto di più dei comandi divini e di Dio
in persona.
E abbiamo ancora la sfacciataggine di lamentarci?
Di volere ragione?
Sinceramente ho il sospetto che si è perso davvero il lume della
ragione e il faro della lucidità.
A questo punto, vorrei tanto che questi studiosi mi spiegassero e mi
facessero capire dov’è la differenza di valutazione e perché i primi
vengono calpestati e gettati nella polvere e i secondi, invece, osannati e
glorificati quando, in entrambe le espressioni, esiste e si manifesta lo
stesso spirito fanatico.
Questo è un altro enigma, uno dei tanti della mente umana e al quale,
difficilmente, si potrà dare una risposta e una soluzione adeguata.
Ma, in questa sede, possiamo cercare di proporre e di valutare qualche
risposta logica e razionale a questo fenomeno che, se non sarà
definitiva e completa del tutto, se non altro, servirà da stimolo e da
ricerca per gli <addetti ai lavori> per individuare eventuali soluzioni più
complete ed efficaci.
La prima risposta ovvia, che salta subito agli occhi, è che esiste
un’innata avversione dell’uomo nei confronti della religione e questo
non perché non si crede in Dio, anche se, molto spesso, la nostra è una
fede fatta in casa, ma perché, come pensano tanti, la religione limita,
ostacola, impedisce la nostra libertà, la nostra realizzazione, la nostra
emancipazione ecc.
In una parola, pone un freno alla nostra sfrenata ambizione.
E meno male che c’è questo freno, anche se funziona poco e male,
altrimenti apriti cielo!
E così, ignorando il reale messaggio rivelato nella Parola di Dio, ci si
attacca, con le unghia e con i denti, alle cose più stupide ed effimere
descritte nel racconto biblico pensando, in questo modo, di mascherare,
ingannando noi stessi, il vero motivo della nostra avversione, della
nostra ripugnanza nei confronti della religione e cioè il rimorso interiore
della nostra coscienza per le malefatte commesse.
Poiché, in realtà, si tratta proprio di questo e invito chiunque a
dimostrarmi il contrario.
Qualsiasi scusa ci si inventi, qualunque scappatoia si cerchi, il risultato
non cambierà di una virgola, sarà sempre lo stesso: cercare, in tutti i
modi, di scrollarci di dosso quel fastidio insistente che avvertiamo ogni
qualvolta commettiamo qualcosa di sbagliato, di ingiusto, di cattivo, ecc.
Infatti, l’albero della <conoscenza del bene e del male> non è, come
pensano tanti, una favola per bambini, ma una realtà concreta che
ognuno di noi ha personalmente sperimentato nella propria vita e, molto
spesso, a proprie spese.
Infatti, noi percepiamo nettamente quando facciamo qualcosa di male o
di sbagliato, ne siamo pienamente consapevoli e questo ci da fastidio,
ci irrita a tal punto da farci odiare la religione e Dio.
Molte persone, infatti, indipendentemente dal loro ceto sociale o dalla
loro cultura, vorrebbero una religione perché si rendono conto
pienamente che senza di essa l’umanità sarebbe zoppa e monca, ma
vorrebbero una religione <su misura>, come un vestito o un paio di
scarpe nuove.
Un’idea del genere è fin troppo semplice, facile, infantile, addirittura
meschina, come la maggior parte dei desideri e delle aspirazioni umane
perché non ci si rende conto di un fattore fondamentale in tutto il
contesto che siamo esaminando e cioè che non è, ne può essere Dio
che si deve modellare secondo i capricci e i desideri umani, altrimenti ci
vorrebbero miliardi di modelli e la cosa risulta già assurda in partenza.
Ma, al contrario, è l’uomo che deve conformarsi ai precetti e alle
disposizioni divini, modificando il suo modo di vivere e di pensare, per il
suo stesso benessere fisico e spirituale.
Tutto questo, beninteso, nel più ampio rispetto della propria libertà di
scelta e nel proprio libero arbitrio.
Dio infatti non obbliga e non costringe nessuno quindi non pretendiamo,
come vorrebbero in tanti, di costringere Dio ad assecondare le nostre
meschinità perché una cosa del genere sarebbe davvero troppo.
Notiamo, in questo nostro modo di agire e di pensare, lo stesso
comportamento che generò la prima menzogna e, con essa, i terribili
mali che ne seguirono.
Come sappiamo, dal racconto ispirato, Satana infatti inculcò nell’intimo
umano, nel cuore di Eva, il terribile sospetto che Dio non era
abbastanza buono perché impediva loro di gustare i prelibati frutti
dell’albero della conoscenza del bene e del male.
Batti e ribatti, il maligno raggiunse il suo scopo e la frittata fu fatta.
Non permettiamo, come sta succedendo ai nostri giorni per mezzo di
falsi e pseudo <profeti>, che l’errore si ripeta, peggiorando
ulteriormente la già precaria condizione umana e usiamo, almeno
questa volta, quel <buon senso> e quel raziocinio donatoci da Dio
proprio per discernere il bene e il male e quindi, agire di conseguenza.
La reale situazione che, sinceramente, non so se definirla buffa, ironica
o tragica, sta nel fatto che, coloro che propugnano queste maldicenze
sul racconto divinamente ispirato, si professano <cristiani> e, come tali,
asseriscono di avere il massimo rispetto per il Libro Sacro.
E meno male che è così!
Altrimenti….
In effetti, i risultati di questo <rispetto> sono sotto gli occhi di tutti.
Ragion per cui, ognuno tragga le dovute conclusioni.
Lascio, alla fantasia del lettore, immaginare che cosa accadrebbe se
costoro provassero astio o rancore verso la Parola di Dio.
Neanche i buddisti o gli induisti hanno atteggiamenti del genere verso le
Sacre Scritture.
Mi sa tanto che, anche in questo caso, qualcuno non ha capito per
niente cosa vuol dire veramente essere cristiani e cosa comporta una
scelta del genere che, sinceramente non è certo facile da seguire e
soprattutto da accettare.
Lo stesso Gesù Cristo lo evidenziò chiaramente nella parabola
dell’uomo che voleva costruire una torre <Lc.14:27-28>.
Capisco perfettamente e me ne rendo pienamente conto che, per noi
che viviamo nel XXI secolo, evoluti e critici come mai prima, possiamo
evidenziare nel Testo Sacro dei principi che possono sembrare assurdi
e illogici, ma la nostra fede, quella di cristiani autentici, ci impone di
accettarli, anche se non ne comprendiamo pienamente il significato e lo
scopo per i quali sono stati inseriti nella Parola di Dio.
Altrimenti, che tipo di fede sarebbe la nostra?
Un concetto, che si riesce a comprendere in modo totale e completo,
non è più una fede, ma una nozione acquisita che fa parte del nostro
bagaglio culturale <Eb.11:1>.
Teniamo sempre presente, quando esaminiamo il Testo Sacro, che,
nonostante le nostre buone intenzioni, siamo sempre esseri imperfetti e
limitati, anche nella piena e totale comprensione del racconto biblico.
Inoltre, bisogna ricordarsi sempre che, nelle Sacre Scritture, il nocciolo
del Suo contenuto è costituito dal messaggio di salvezza offerto da un
Dio di amore e di misericordia all’uomo peccatore, decaduto e quindi
condannato e del paziente lavoro operato dallo stesso Dio nel corso
della storia, attraverso particolari eventi e con determinate persone, per
portare a termine il Suo piano.
Solamente questo messaggio costituisce materia di fede e di dottrina
per ogni credente e, come tale, vincolante ai fini salvifici.
Tutto il resto serve soltanto a rendere più chiaro e comprensibile il
messaggio stesso.
Quello che conta veramente, per il nostro futuro, è sforzarci al massimo
per cogliere e fare nostra l’opportunità, unica e irripetibile, che ci viene
offerta.
Se non si è in grado di comprendere e di scindere queste narrazioni,
allora è proprio il caso di darci un taglio netto, per non sfociare nel
grossolano i incorrere nel ridicolo.
Coloro che, per la loro mediocrità intellettuale e culturale, non ci
riescono infatti, non si sono resi conto di un fattore determinante in tutto
il contesto e cioè che la narrazione biblica, non è, come pensano alcuni,
materia per disquisizioni accademiche o per speculazioni filosofiche, ma
solo ed esclusivamente oggetto di fede e di speranza e, come tale,
quindi, deve essere accettata nella sua totalità e interezza, oppure
respinta completamente, dalla prima all’ultima parola in Essa contenute.
Per questa decisione, di vitale importanza per ogni essere umano,
purtroppo non esistono, né possono esistere, soluzioni intermedie o
<ad personan>.
Volere o tentare, a tutti i costi, di conciliare la fede con la ragione è la
cosa più assurda e insana che si possa concepire o pensare poiché
entrambi i motivi, per la loro stessa natura, si escludono a vicenda.
La fede, infatti, va nettamente contro la ragione, poiché fede significa
principalmente credere nell’esistenza di realtà che non vediamo e
accettare nozioni e dottrine che, molto spesso, non riusciamo a capire.
In caso contrario, come ho già accennato prima, non si tratterebbe più
di fede ma di normali acquisizioni accademiche e scolastiche.
Quindi, coloro che si affannano inutilmente, con squallide speculazioni
da salotto, nel vano e inutile tentativo di far credere, ai cuori semplici,
che la Parola di Dio contiene errori e nozioni arcaiche, solo perché non
riescono, ne possono riuscirci, a conciliare il tutto con la loro <ragione>
e il loro <buon senso>, tentano esclusivamente di arrampicarsi sugli
specchi e, per citare una frase dell’apostolo Paolo, tirano pugni al vento,
senza riuscire mai a colpire qualcosa.
Nella nostra società, anche il più spietato dei delinquenti, il più crudele
dei criminali, una volta condannato, non può espiare la pena oltre i limiti
naturali della propria esistenza, poiché, con la morte fisica, si paga ogni
debito, ogni condanna, ogni peccato.
Dio, infinitamente più giusto e misericordioso degli uomini, non può
certo essere da meno.
Ragion per cui, quando nelle Sacre Scritture si parla di condanna
<eterna>non significa, come pensano in tanti, che il peccatore
condannato dovrà scontare il suo peccato in eterno e quindi dovrà
soffrire eternamente, ma che la condanna stessa è eterna, cioè senza
possibilità di appello, di riduzione della pena, di amnistia, ecc.
La Parola di Dio dice testualmente che l’uomo nato dalla polvere
tornerà alla polvere, come se non fosse mai esistito, punto e basta
<Gn.3:19>.
In realtà, non esiste nelle Sacre Scritture, la benché minima concezione
di un luogo infuocato di eterni tormenti, poiché una concezione del
genere e soprattutto una punizione del genere, sarebbero davvero
disumane e nettamente contrari ed opposti all’amore e alla bontà divine.
La GHEENNA, della quale si parla tanto nelle Scritture Cristiane, situata
fuori le mura di Gerusalemme, non era altro che l’inceneritore della
città, dove venivano distrutti, non tormentati, perché venivano bruciati,
soprattutto i cadaveri di animali morti.
Gesù Cristo usò spesso questa immagine come simbolo di distruzione
eterna non di tormento eterno perché, la gente che ascoltava, capiva
perfettamente che cosa voleva dire Gesù.
Il purgatorio e l’inferno, comunemente insegnati come dottrine in quasi
tutte le denominazioni religiose, sono solo il frutto di lunghe e
controverse dispute e speculazioni teologiche-dottrinali e niente di più,
senza un vero e reale fondamento scritturale che ne avalli e confermi la
dottrina.
Molto spesso, tanto per fare un esempio attinente con le tematiche che
stiamo esaminando, l’ignoranza su usi, costumi e prassi nella vita
quotidiana di altri popoli, ci fa dire davvero delle enormi corbellerie in
merito, dettate da una falsa conoscenza in materia poiché, se così non
fosse, coloro che bollano il Testo Sacro di contenere nozioni
<arcaiche>saprebbero, per esempio, che in Oriente e quindi anche in
Israele, non ci si presenta mai a capo scoperto davanti un personaggio
eminente della comunità, in segno di rispetto e di omaggio.
In pratica tutto il contrario di quello che si fa oggi dove, in presenza di
autorità ci si toglie il cappello in segno di saluto.
Allora e anche oggi era ed è tutto il contrario, perché presentarsi a capo
scoperto era segno evidente di ribellione e di mancato rispetto e questo
valeva sia per gli uomini che per le donne.
Infatti ancora oggi, gli Ebrei non osano entrare in Sinagoga a capo
scoperto, in segno di rispetto e di sottomissione a Dio.
Non c’entra per niente il maschilismo o l’emancipazione della donna,
come vorrebbero far credere certi presunti <studiosi> che mescolano
capra e cavoli, sapendo bene che le due cose non possono sussistere
insieme.
Ma si tratta solo di norme sociali e religiose, peraltro non imposte in
nessun modo, ma se un individuo, sia uomo o donna, voleva, per
esempio, entrare in sinagoga, doveva osservare delle norme, altrimenti
poteva benissimo restare fuori.
Ma non poteva, nel modo più assoluto, entrare in sinagoga <a modo
suo>, così come oggi ci si aspetta e si pretende, che chiunque entri in
chiesa si faccia il segno della croce e i dovuti inchini.
Dobbiamo dunque dedurre, solo perché siamo contrari o non ci piace,
che questa regola di condotta e di etica, sia assurda, barbara, arcaica,
ecc?
Penso proprio di no!
Quindi non cerchiamo cavilli inesistenti e inutili e, se si è in grado,
cerchiamo di fare della critica costruttiva e utile a tutti e non solo a una
certa categoria di persone che purtroppo non si rendono nemmeno
conto di quello che dicono o di quello che scrivono.
Infatti, il Testo Sacro, non si può spezzettare e, una volta fatto questo,
scegliere i pezzi migliori, i più gustosi al nostro palato e gettare il resto,
quelli meno saporiti, nella spazzatura.
Ma, al contrario, ogni singolo elemento, va esaminato e meditato
all’interno e nell’intero contesto nel quale è inserito.
Solo in questo modo si può veramente cercare di comprendere il
messaggio divino e quello che l’Autore voleva dire veramente in quel
specifico e particolare passaggio.
Ma, se la nostra <ragione> e il nostro <buon senso>, ci fanno
estrapolare arbitrariamente e senza un nesso logico dei versetti dal loro
contesto per i nostri fini e per avallare le nostre idiozie, non solo
falsiamo il genuino messaggio biblico ma, facendo in questo modo,
facciamo dire alla Parola di Dio ciò che non ha neanche pensato.
Inoltre, con questo nostro modo di fare, oltre a ingannare gli altri,
inganniamo noi stessi e questo non mi sembra proprio un modo di
procedere onesto e corretto, soprattutto nei confronti di quelle persone
che ci hanno accordato la loro fiducia.
Come ho accennato prima, senza lo spirito di Dio, tutta la scienza
umana non è sufficiente e non basta neanche a comprendere, in modo
chiaro e completo, neanche una semplice virgola della Parola di Dio.
Infatti solo lo spirito di Dio spiega i disegni divini e nessun’altro.
Di questa realtà e di questa verità dobbiamo farcene una ragione,
anche se è un boccone troppo amaro, per il nostro orgoglio, da mandar
giù e da digerire.
La situazione, comunque non cambia di uno iota e chi si ostina a
seguire il suo <buon senso> e la sua <ragione> escludendo
completamente la guida divina per capire, guarda caso, la stessa
Parola divina, oltre a dire e a scrivere idiozie su idiozie, rischia davvero
di prendere le classiche lucciole per lanterne, con i risultati che si
possono facilmente immaginare.
Affermare, come fanno alcuni <studiosi> che la maggior parte della
popolazione mondiale, che accettano la Bibbia come testo sacro e
quindi divinamente ispirato, hanno preso un grosso abbaglio perché,
sempre secondo loro, è piena di errori, è davvero una cantonata di
proporzioni colossali che avverano in pieno le parole di Gesù di
Nazareth <Mt.7: 1-5>.
Una simile affermazione mi fa venire in mente quel vecchio detto del
bue che dava del cornuto all’asino, questo è davvero il colmo dell’idiozia
e dell’ignoranza umana.
Altro che <buon senso> e <ragione>!
A me sembra proprio, e i fatti lo dimostrano ampiamente, che costoro
hanno davvero smarrito completamente le normali facoltà intellettive e
di percezione per andare dietro alle loro paranoiche frustrazioni.
Solo un’idea, una dottrina, una fede rimangono in eterno, testimoni
implacabili dell’esistenza di Qualcuno al di sopra degli esseri umani e
delle umane sventure, ma, per essere tale deve procedere dall’alto, da
dove trae origine, verso il basso e non viceversa perché altrimenti non
si potrebbe parlare di dottrina ma di semplici speculazioni umane.
Una prova chiara e inconfutabile di questa affermazione?
Vediamo se riesco ad accontentarvi.
Per iniziare, c’è da notare un fatto curioso, molto curioso, che merita di
essere esaminato attentamente.
Le <stranezze> della legge mosaica, le <assurde> prescrizioni bibliche,
ecc. furono messe per iscritto più o meno nello stesso periodo dello
splendore egiziano sotto Ramesse II e nello stesso tempo dell’apogeo
della civiltà micenea, tanto per citarne un paio.
Ebbene, cosa è rimasto di tutto questo?
Solo qualche riga nei libri di storia e qualche rovina sparsa qua e là che
il tempo finirà per distruggere del tutto.
E per ciò che concerne la loro cultura, la loro civiltà e soprattutto la loro
fede e la loro religione?
Di questi, probabilmente, non è rimasto neanche il ricordo.
E per quanto riguarda le Sacre Scritture così antiquate, superate,
arcaiche, anti scientifiche, ecc?
Beh, penso che l’evidenza parli da sola.
Strano fenomeno questo, davvero molto strano.
Mi piacerebbe tanto, a questo punto, avere una risposta in merito da
parte di quegli studiosi e quei critici così tanto avversi al Testo Sacro.
Ma, amici lettori, non perdiamo del tutto la speranza, può darsi che in
seguito questi meticolosi critici, questi validi studiosi delle Sacre
Scritture, siano in grado di fornirci delle risposte valide e convincenti.
Per adesso, accontentiamoci di ciò <che passa il convento> in attesa di
tempi migliori e proseguiamo la nostra analisi.
Molti di costoro, infatti, leggendo il testo biblico, vedono due leggi, due
alleanze e tanti messaggi diversi, ecco perché hanno diviso il Testo
Sacro in due parti, nettamente distinte e separate fra di loro.
La prima parte chiamata ANTICO TESTAMENTO o ANTICO PATTO o
ANTICA ALLEANZA, contiene il libri da GENESI a MALACHIA ed è
quella parte della Sacra Scrittura che costituisce e forma la BIBBIA
EBRAICA.
La seconda parte chiamata NUOVO TESTAMENTO o NUOVO PATTO
o NUOVA ALLEANZA, contiene i libri da MATTEO ad APOCALISSE ed
è quella parte della Sacra Scrittura che, insieme alla prima, costituisce e
forma la BIBBIA CRISTIANA, accettata universalmente da tutte le
confessioni e le denominazioni religiose che si rifanno agli insegnamenti
di Gesù di Nazareth detto il Cristo e perciò <cristiane>.
Da un esame attento e minuzioso del Testo Sacro, invece, si nota
chiaramente che, da Genesi ad Apocalisse, esiste una sola legge, una
sola alleanza e un unico messaggio di salvezza offerto all’umanità
intera.
Ecco perché, chi ha poca dimestichezza con la Parola di Dio, facendo
un confronto fra le due parti del Testo Sacro, li può trovare
completamente diversi, persino, secondo loro, contraddittori.
Ma non c’è, né può esserci contraddizione nell’ispirata Parola di Dio,
altrimenti non sarebbe più tale, ma solo e soltanto situazioni analoghe
narrate da persone diverse e in tempi diversi.
Una delle caratteristiche fondamentali delle Sacre Scritture e che,
giustamente, desta lo stupore degli studiosi, infatti, consiste proprio
nella totale armonia che esiste dalla prima all’ultima parola del Suo
Testo, nonostante sia stato composto nell’arco di circa duemila anni e
da un gran numero di scrittori molto diversi fra di loro per estradizione
sociale e per cultura.
Consideriamola un’ennesima prova della sua ispirazione divina, poiché
se le mani sono state tante, la Mente è stata una sola: quella di Dio.
Ricordiamoci, ancora una volta, che la fede non può mai essere in
armonia con la ragione poiché le due espressioni sono completamente
diverse ed opposte e, per conseguenza, l’una esclude l’altra.
La fede è un sentimento che ha origine dal cuore e non dal cervello.
Questo fattore, comunque, non significa e non implica <a priori> che il
Testo Sacro, come ritengono alcuni, sia antiquato e superato, anzi, tutto
il contrario<1Pt.1:24>.
Infatti, come ho già accennato prima, ci sono temi e problemi affrontati
nei vari libri della Bibbia che sono di un’attualità sorprendente e che
rispecchiano, in modo impressionante, la realtà della società attuale in
tutti i settori del suo operato.
Basta solo saperli leggerli e, con l’aiuto di Dio, capirli nel modo giusto,
senza il bisogno di ricorrere a formule astruse e argomentazioni
deliranti e da visionari.
Le quali, lungi dal dare delucidazioni in merito, lasciano l’interlocutore
più confuso e smarrito di prima e invece di rafforzare la fede nell’Iddio
Unico e Vero, la minano e la indeboliscono.
Teniamo a mente, quando studiamo il Testo Sacro, che la Bibbia si
spiega solo ed esclusivamente con la Bibbia e con nient’altro di tutto
quello che, nel corso dei secoli, hanno escogitato teologi, filosofi,
esegeti, ecc. nel vano quanto inutile e puerile tentativo, di spiegare la
sapienza infinita del Creatore con la misera e limitata ragione umana.
Il moscerino che pensa di poter inghiottire il cammello!
Non è certo questa la fede che Dio vuole e chiede ad ognuno di noi, ma
un totale e completo abbandono al Suo amore, alla Sua grazia alla Sua
misericordia, sempre presenti nella vita di ogni essere umano anche se
pochi, molto pochi, hanno la vista così acuta da poterli notare.
Tutto il resto è arroganza, superbia, orgoglio, ribellione, ecc.
Si può essere più ridicoli e stolti di così?
Ma, nonostante tutto, si continua, anche quando non si riesce a capire
un tubo, ad appellarci alla <ragione> e al <buon senso>, spesse volte
senza sapere nemmeno che cosa chiedere o che cosa cercare, si
procede a tastoni, come ciechi, subendo un ruzzolone dopo l’altro.
Infatti, la reale evidenza dei fatti e non il sottoscritto, dimostra
ampiamente che l’umanità, salvo poche eccezioni che confermano la
regola, ha smarrito completamente sia l’uno che l’altra facoltà, quindi
non voletemene troppo se ho messo il dito sulla piaga.
Credetemi, ci sono stato costretto visto che non vedo un altro modo per
svegliare qualcuno dal suo torpore.
Poiché, al di là di tutte le discussioni, le speculazioni, le polemiche, i
vari trattati che, nel corso dei secoli si sono scritti e che sicuramente si
scriveranno ancora, alla fine il problema è e rimane uno solo.
O il Testo Sacro è divinamente ispirato, dalla prima parola all’ultima,
anche e soprattutto in quelle parti che per noi sono assurde, arcaiche,
superate, ecc.
Oppure si tratta solo di un colossale imbroglio, di una immane
mistificazione, di una favola ben concepita.
Punto e basta!
Nel primo caso si accetta senza riserve e senza obiezioni.
Nel secondo caso lo si rigetta e si rifiuta in modo completo e totale.
Non c’è altro!
Non serve a niente e non è di nessuna utilità per nessuno cercare e
inventare cavilli di ogni genere da usare come scusante per poter fare i
nostri comodi.
O SI o NO, o DENTRO o FUORI, fine del discorso.
Ognuno è libero di optare per la soluzione che riterrà più consona e
idonea al suo carattere, alla sua cultura, al suo modo di vivere, ecc.
A questo punto, permettetemi una precisazione: ognuno, meditando la
Parola di Dio, segua il proprio cuore e la propria testa, non quella degli
altri.
Infatti, Dio con la Sua Parola e il Suo messaggio, non si è rivolto solo ed
esclusivamente ai teologi, ai filosofi, ecc. ma ad ognuno di noi
singolarmente, infatti ognuno di noi risponderà personalmente del
proprio SI o del proprio No e nessun’altro.
Il messaggio di salvezza è universale e non singolo.
Inoltre, cerchiamo di non dimenticare, che molto spesso, le presunte e
fittizie contraddizioni che, secondo alcuni, sono contenute nella Parola
di Dio, sono tali solo ed esclusivamente nel loro pensiero e nella loro
<forma mentis>, imbevuta fino al midollo, da preconcetti e falsi
pregiudizi ideologici.
In questo modo, fanno propagande negativa e a buon mercato del
Testo Sacro per il proprio tornaconto e per adescare i sempliciotti e i
malcapitati e, come disse l’apostolo Paolo, le menti più deboli. 2Tm.4:3-
4.
La storia, infatti, ci insegna fin troppo bene che non sono stati rari i casi
nei quali, sedicenti profeti o presunti maestri, hanno manipolato la
Parola di Dio per avvalorare e dare credito divino alle loro eresie e
nefandezze.
Ma, ancora una volta e in tutta onestà e franchezza, morale e
professionale, di tutto questo non si può incolpare Dio, affermando che
la Sua rivelazione e il Suo messaggio, scritti per nostra guida e
istruzione, siano pieni di errori, inesattezze e assurdità.
Ma solo e soltanto l’uomo, noi, i nostri simili, anche se, scusate la
ripetizione, tanto per cambiare, la colpa non è mai di nessuno, mentre è
soltanto e totalmente nostra e, che ci piaccia o meno, da un’indagine
seria, accurata e responsabile, come quella fin qui condotta, non
possiamo fare a meno, nostro malgrado, di ammettere questa verità,
anche se a nostro scapito e vergogna.
Ad ogni modo, quando meditiamo il Testo Sacro, il buon senso, questa
volta nel senso pieno e genuino del termine e soprattutto l’aiuto divino
indispensabile, dovrebbero farci comprendere e distinguere nettamente
quei passi delle Sacre Scritture utili e necessari alla nostra edificazione
spirituale e alla nostra salvezza e quindi validi e necessari in materia di
fede e di dottrina da tanti altri che rivestono solo natura narrativa,
storica, popolare, ecc.
Senza questa necessaria distinzione che pochi, molto pochi, sono in
grado di fare, è facile essere preda e vittima dei pregiudizi, dei dubbi e
delle perplessità che, purtroppo, contribuiscono molto a minare la fede
di tanti credenti.
Da considerare, inoltre, che, le pretese contraddizioni esistenti, sempre
secondo alcuni studiosi, nel Testo Sacro, soprattutto nelle narrazioni
evangeliche, lungi dall’essere a descapito della Parola di Dio, ne
avvalorano l’autenticità e la divina ispirazione perché dimostra
ampiamente che gli scrittori non scopiazzavano l’uno dall’altro, come
afferma qualcuno ma che, al contrario, erano indipendenti gli uni dagli
altri e, pur narrando sostanzialmente i medesimi eventi, ognuno li
esprime secondo il proprio carattere e la propria cultura.
Con lo spirito divino come nostra guida, possiamo comprendere
perfettamente il messaggio di salvezza contenuto nella Parola di Dio e
collocare ogni singolo evento nel posto giusto e non estrapolare
arbitrariamente dei passi biblici dal loro contesto, facendo dire così al
Testo Sacro, affermazioni che effettivamente non contiene affatto.
Inoltre,seguendo, come insegnano e suggeriscono alcuni <maestri> alla
moda, la nostra ragione e il nostro buon senso, molto probabilmente
non avremmo né una dottrina, né una fede, né una speranza viva sulla
quale poggiare il nostro futuro.
Infatti, secondo la nostra <ragione>, che cosa può esserci di più
orrendo, assurdo e mostruoso del sacrificio del proprio Figlio per la
salvezza dell’uomo, peccatore e depravato?
Inconcepibile, inammissibile, inimmaginabile, ecc.
Ecco un chiaro esempio e una prova lampante della nostra impossibilità
di comprendere pienamente il disegno e il piano di Dio per la
redenzione universale dell’uomo.
Eppure, proprio questo è stato fatto, anche se la nostra limitata ragione
non è in grado di comprendere l’infinita misericordia e l’immenso amore
che hanno decretato quel gesto e non solo le Sacre Scritture,
divinamente ispirate lo confermano narrandolo ampiamente e nei
minimi particolari, ma anche la storia secolare lo attesta ampiamente.
Siamo in grado, con tutta la nostra presunta <sapienza> solo a sfiorare
minimamente e da lontano un evento del genere?
Penso proprio di no!
Poiché è un atto di amore troppo sublime, troppo nobile, troppo elevato,
troppo altruistico da sfuggire completamente alla nostra misera
comprensione, proprio per la nostra stessa natura: umana, terrena e
peccaminosa.
Come diceva il Poeta, l’amore si comprende con l’amore, non certo con
l’arroganza, la superbia, l’accusa, ecc.
Come possiamo, e qui mi piacerebbe avere una spiegazione da tutti
coloro che osano mettere in dubbio la Parola di Dio, comprendere, nelle
nostre condizioni, limitate e imperfette, i disegni di Dio, l’Essere Infinito
e Perfetto per eccellenza e i Suoi perché?
Solo lo spirito di Dio è in grado di sondare le profondità stesse di Dio,
ma noi siamo solo polvere e fango della terra, pieni di superbia e gonfi
d’orgoglio e non pensiamo che basta poco, molto poco, per farci
ritornare alla nostra condizione originale.
Quando, la nostra arroganza e la nostra superbia ci faranno
comprendere, infine, che la vera sapienza consiste nell’avere il
massimo rispetto per Dio e per la Sua Parola, allora, forse,
incominceremo a comprendere meglio quelle parti delle Sacre Scritture
che al momento la nostra <ragione> ci fa sembrare assurde, arcaiche,
ecc.
E se qualche <sapiente> si ostina ancora, nel vano e puerile tentativo,
di comprendere la Parola di Dio con la <sua ragione>, con la <sua
cultura>, con la <sua intelligenza>, ecc. allora, com’è avvenuto negli
ultimi decenni, con il <nuovo metodo critico> di studiare il Testo Sacro,
allora davvero i danni saranno davvero tanti e irreparabili, poiché Dio
non va spiegato, ma cercato, non va contestato e accusato
apertamente, ma seguito con fiducia e sicurezza.
Questo non è poi un fenomeno così strano o fuori posto, poiché la
maggior parte degli studiosi, anche di coloro che sono a favore della
Sacra Scrittura, non hanno un rapporto diretto con Dio, non hanno un
dialogo tramite la preghiera, non c’è la sincera richiesta di aiuto per
comprendere ciò che si legge, ma, ancora una volta subentra
l’arroganza, la superbia, l’orgoglio innato in ogni essere umano.
Tanto la <mia> scienza, la <mia> tecnologia, il <mio> sapere, mi
permettono di comprendere tutto, di capire tutto, anche i pensieri e i
misteri di Dio.
Anzi, mi permettono persino di <correggerli> quando non sono allineati
del tutto con la <mia> sapienza.
Non è forse questo il pensiero dominante della società attuale?
Mi piacerebbe tanto, ma proprio tanto, essere contraddetto in questo
punto come in tanti altri esaminati, ma dubito seriamente che ci si
riesca.
Lo ripeto ancora una volta: non sono questi i mezzi per arrivare a Dio e
comprendere il Suo messaggio e prima c’è ne renderemo conto, meglio
sarà per tutti.
Forse allora, ma solo allora, avremo la dottrina rivelata, quella
contenuta nella Parola di Dio e non quella elaborata in tanti secoli e
attraverso aspre dispute e guerre fratricide, dagli uomini.
Ricordiamoci che Dio non è da conquistare, ma da meritare, non
occorrono atti eroici o imprese titaniche, ma solo umiltà e pentimento
nel riconoscere il nostro stato di esseri decaduti e imperfetti.
Tutto questo può sembrare utopistico a qualche sapientone umano, ma
ciò non toglie affatto alla Parola di Dio e al Suo messaggio salvifico il
ruolo chiave e fondamentale che ha avuto per tanti secoli e che
sicuramente continuerà ad averne ancora nella cultura e nella civiltà
umana.
L’umano non può mai sostituirsi al divino!
Purtroppo, come si è già accennato, questi problemi e queste
confusioni, sorgono proprio nel momento cruciale in cui si cerca di
spiegare, con mezzi umani le questioni divine dimenticando facilmente
che una realtà esclude l’altra.
Inoltre, molti degli eventi narrati nelle Sacre Scritture, come anche
innumerevoli personaggi in Essa citati, oltre a tanti luoghi geografici,
sono ampiamente confermati e documentati sia dalla storia secolare
che dall’archeologia, specie quelli che riguardano il Medio Oriente.
Basta citare il diluvio, la distruzione di Sodoma e Gomorra , Ramesse,
Hammurabbi, Ninive, Babilonia, Mari, ecc,
Tutti questi dati e tantissimi altri non citati, annullano e vanificano
completamente il puerile tentativo di alcuni <studiosi> che vogliono far
passare le narrazioni contenute nella Parola di Dio come semplici favole
e leggende e i vari personaggi come sterili figure mitologiche, inventati
di sana pianta, mentre, invece, è vero tutto il contrario.
Infatti, la storia secolare, conosce tantissimi personaggi proprio perché
vengono menzionati nel Testo Sacro e fino a pochi decenni fa venivano
considerati dei miti e delle leggende e solo le recenti scoperte
archeologiche hanno dato ragione alla Parola di Dio divinamente
ispirata.
A questo punto, credo proprio che ogni ulteriore commento in merito sia
più che superfluo e fuori luogo.
Anche perché una dottrina, una fede, delle norme di vita comunitaria,
morale ecc. come quelle che si trovano nel Testo Sacro, che durano
ormai da quattromila anni, che sono parte integrante della vita di milioni
di esseri umani, anche se a qualcuno possono sembrare arcaiche,
antiquate ecc. se non altro, penso proprio che si sono meritato
ampiamente il giusto rispetto e la dovuta considerazione.
Non vi pare?
Naturalmente non c’è niente di male o di sbagliato nel discutere della
Parola di Dio, nell’avere delle opinioni diverse, più o meno giuste e varie
su di Essa, anzi…..
Ma, quando queste <opinioni> personali, singole o collettive, vengono
definite ispirate, vengono insegnate come materia di fede e di dottrina,
vengono predicate dai pulpiti delle chiese o nei sermoni domenicali
allora sì che c’è il male, l’errore, il peccato e come tali vanno confutati,
smascherati, combattuti con la stessa Parola di Dio la quale è e rimane
l’unica Fonte veramente e divinamente ispirata, la sola ed esclusiva
Autorità in materia di fede e di dottrina, l’unico Metro infallibile per
misurare tutto ciò che si insegna su Dio, Gesù Cristo, la morte l’aldilà
ecc.
Questo è uno dei compiti principali di ogni cristiano spiritualmente
maturo e non assolverlo nel modo migliore equivale a un rinnegamento
della propria fede e della propria dottrina.
Mi sembra giunto il momento, a questo punto del nostro percorso,
aprire una parentesi e fare una sana e costruttiva riflessione su tutte le
tematiche considerate.
Deve essere chiaro a tutti, credenti e non, <addetti ai lavori> e semplici
lettori, che l’uomo, pur con tutte le buone intenzioni di questo mondo,
pur con tutti i più nobili ideali esistenti, non potrà mai comprendere
pienamente e completamente tutto ciò che Dio ha scritto e rivelato nella
Sua Parola.
Poiché, come disse l’apostolo Paolo, al presente vediamo e
comprendiamo solo in modo parziale e limitato <1Cor.13:12>.
E questo non perché Dio si diverte a nasconderci le cose o perché
prova piacere a farci scervellare, ma unicamente perché la nostra
stessa natura non ci permette di andare oltre.
Non in questa vita, almeno!
Per il momento cerchiamo di puntualizzare e di focalizzare,
imprimendola saldamente nella nostra memoria, quella che è realmente
la nostra situazione attuale.
Comprendere, in modo completo e totale, il piano di Dio espresso nella
Sua Parola, anche e soprattutto di quei passi e di quelle narrazioni che,
secondo il nostro modo di pensare e di vedere, sembrano in contrasto
fra di loro e che ci <suonano> assurde, arcaiche, antiquate, ecc.
Comprendere tutto questo, dicevo, equivale a comprendere Dio stesso,
significa, in parole povere, essere noi stessi dio, senza avere più
bisogno di niente e di nessuno, padroni assoluti di tutto e di tutti, della
vita e della morte, mentre la cruda realtà di ogni giorno, ci dimostra
ampiamente, con i dolori, le paure e le sofferenze, esattamente il
contrario.
Penso che proprio questo aspetto di tutta la tematica sia veramente il
nocciolo della questione da evidenziare attentamente.
Mentre scrivo queste semplici riflessioni sull’umana esistenza, mi
convinco sempre più che l’astio, il rancore e anche l’odio che tanti
<studiosi> e tanti <critici moderni> hanno nei confronti di Dio, Gesù
Cristo, la Bibbia e anche del cristianesimo in generale derivi proprio da
questo fattore.
Da questa loro evidente e palese impotenza e incapacità di
comprendere pienamente il pensiero di Dio espresso nella Sua Parola.
L’uomo ha una innata avversione verso ciò che non capisce, che non sa
spiegarsi, che non riesce a dominare, a controllare, a soggiogare.
Vorremmo essere dominatori anziché dominati.
Ecco, alla fine, qual è il vero motivo di questa avversione che ci spinge
a compiere gli atti più assurdi e a proferire le parole più blasfeme.
Ma come!
Abbiamo decifrato lingue sconosciute e scomparse da migliaia di anni,
siamo andati a passeggio sulla luna, abbiamo costruito mezzi di
trasporto più veloci del suono e non siamo in grado di comprendere
pienamente quattro frasi scritte da pastori e contadini, artigiani e
pescatori ignoranti e semi-analfabeti?
Strano enigma, strana contraddizione dell’intimo umano!
Questo è troppo!
Davvero troppo per la nostra cultura, la nostra scienza, la nostra vanità
e soprattutto, in cima a questa lista, il nostro orgoglio che non conosce
limiti e misure.
Una situazione del genere è impensabile e inaccettabile, assolutamente
inaccettabile e impensabile!
Ne va della nostra reputazione!
Che figura ci facciamo con la generazione attuale e con quelle future?
A questo punto, mi auguro sinceramente. Che i posteri assumano un
atteggiamento diverso e più responsabile nei confronti del sacro, della
fede, del divino ecc.
Un atteggiamento opposto e contrario a quello attuale che, invece di
farci ribelli e privi di ragione, ci renda umili e modesti nei confronti di
Dio.
Se ogni tanto, invece di pretendere a tutti i costi mari e monti, ci
guardassimo allo specchio con più attenzione e non solo per ammirare
e compiacerci della nostra vanità, allora scopriremmo un essere
limitato, imperfetto pieno di difetti e pregiudizi e questo, sicuramente, ci
aiuterebbe molto a cambiare atteggiamento e a rivedere, con serietà e
attenzione, le <nostre> posizioni e le <nostre> opinioni.
Ricordiamoci che la vera differenza nell’umana esistenza la fa proprio
quella <D> fra Dio e l’<io> che ci da così tanto fastidio e non ci fa
dormire sonni tranquilli.
A proposito di opinioni, molti studiosi moderni e molti critici attuali, si
ostinano a ribadire all’infinito, come una palla vuota che rimbalza in
continuazione, senza centrare mai il bersaglio, che la Bibbia è in netta
contraddizione con se stessa.
L’opinione altrui, anche se non condivisa, va sempre rispettata perché è
indice di libertà e democrazia e non sarò certo io a infrangere questa
regola, anche personalmente, sono convinto del contrario.
Qualcuno ha presente la nota favola della volpe e dell’uva?
Spero proprio di aver chiarito il concetto che stiamo trattando.
Ma vorrei chiedere: qualcuno di questi studiosi, di questi critici, ha mai
sentito la parola <umiltà>?
Ne conosce il termine esatto e il vero significato?
Queste non sono domande vuote, prive di senso o fuori posto come
potrebbe pensare qualcuno, ma doverose e essenziali per chiarire
meglio le tematiche in questione.
Infatti, in tutto quello che ho letto fin’ora sull’argomento che stiamo
esaminando e che è stato lo spunto del presente lavoro, ho sentito
parlare di dottrine che sono contrarie al <nostro buon senso> di fede
che non può essere accettata dalla <nostra ragione> ecc.
Ma neanche una frase o un semplice rigo sull’umiltà!
L’umiltà di chi si accosta a Qualcosa di infinitamente più grande, più
eccelsa della <nostra cultura> e della <nostra scienza>.
L’umiltà di chi si rivolge a Qualcuno che è l’Artefice di tutto ciò che
possiamo vedere o percepire.
Il fattore, evidente e lampante, che dopo tanti secoli di studi e di
ricerche, non siamo riusciti a comprendere pienamente il genuino
messaggio della salvezza, contenuto nella Parola di Dio, dovrebbe
spingerci, una buona volta, a cambiare atteggiamento e condotta.
E, visto che siamo in argomento, poniamoci un altro quesito: il fedele, il
credente in che cosa o in chi ripone la propria fede, in chi o in che cosa
crede veramente?
In altre parole, per accettare, con fede e convinzione, il messaggio di
redenzione e di salvezza annunciato nel Testo Sacro o, di contro, per
rifiutarlo e respingerlo con decisione, ha davvero bisogno dell’ausilio del
magistero, dell’ermeneutica, della semantica, ecc?
Un’opinione del genere, del resto, comunemente accettata da milioni di
credenti, mi da la netta impressione, tanto per restare in tema, del
malato immaginario della nota commedia di Molière, nel senso che, si
vuole inserire, per forza di cose e lanciando punizioni eterne,
scomuniche, anatemi a destra e a manca, argomenti inesistenti e
immaginari e per costringere, contro ogni logica, a munire di stampelle
una persona sana e in grado non solo di camminare ma anche di
correre e saltare.
Ancora non ci vuole entrare in testa che nessuna istituzione religiosa,
grande o piccola che sia, nessuna scienza teologica è in grado di offrire
redenzione e salvezza alla povera e derelitta umanità, per il semplice
ed elementare motivo che nessuno può dare ciò che egli stesso non ha
e non possiede.
Non si può fare elemosina a un mendicante se non si possiede il becco
di un quattrino!
Inoltre, tutti questi paroloni, tutti questi termini che sono davvero astrusi
per la totalità dei credenti, non si trovano minimamente nella Parola di
Dio e sfido chiunque a dimostrare il contrario, sono invece e restano
mere e semplici invenzione umane.
Di esseri umani bisognosi, come tutti quelli della nostra specie, nessuno
escluso, di perdono, di redenzione e di salvezza.
Ragion per cui, se queste cose, fondamentali per il credente, non le
posseggono loro stessi, come fanno e come pretendono di darle agli
altri quando sono loro stessi ad averne un disperato bisogno?
Riflettiamo gente, riflettiamo e cerchiamo di usare nel modo giusto quel
buon senso e quella ragione che il buon Dio ci ha dato proprio per
renderci conto di questi equivoci.
Persistere ancora su questa strada, come purtroppo si è fatto per tanti
secoli, non solo ormai è fuori luogo e ridicolo, ma anche e soprattutto
anti cristiano e anti biblico.
Chi vogliamo seguire veramente?
La Parola di Dio o le fantasie dell’uomo?
La giusta risposta e la giusta soluzione del problema è tutta concentrata
e contenuta in questa frase.
Punto e basta!
Anche in questo caso, come in tutti gli altri del resto, il buon Dio lascia a
ciascuno di noi di scegliere liberamente.
Ma ricordiamoci di ciò che disse Dio e di ciò che disse Satana al
principio della creazione e gli effetti reali e attuali di quella scelta.
Teniamo inoltre presente un fattore molto importante in tutto il contesto
che abbiamo affrontato: la fede va vissuta giorno per giorno, nella gioia
e nel dolore, nella ricchezza e nella povertà, ecc. non va compresa e
spiegata come una pagina di storia, poiché, una volta fatto questo, se
fosse possibile, non sarebbe più fede ma normale realtà della nostra
esistenza.
Forse è proprio per questo che il buon Dio, nella Sua infinita sapienza,
l’ha concepita in questo modo, poiché questo ci toglierebbe
immancabilmente e irrimediabilmente un bene prezioso ed essenziale
per l’umanità di tutte le generazioni: la speranza in un futuro più giusto e
migliore per noi e per i nostri figli.
Poiché la fede è anche e soprattutto speranza.
La scelta in questa speranza e in questo futuro spetta a noi, a ciascuno
di noi individualmente e può essere davvero positiva e ricca per tutti.
Se vogliamo, oggi, più che in tempi passati, siamo perfettamente in
grado di tracciare un percorso e un profilo completo, reale ed
esauriente, anche per i più esigenti, di Gesù di Nazareth detto il Cristo.
Grazie all’ausilio di varie scienze, possiamo ricostruire fedelmente la
figura, la vita e l’operato dell’Uomo che, oltre duemila anni fa, ha
cambiato radicalmente non solo la vita di milioni di persone e di
innumerevoli generazioni, ma anche e soprattutto l’intero corso della
storia e della civiltà umana.
Tutto questo, lo ripeto, se lo vogliamo, cioè se siamo disposti ad
accogliere nel nostro intimo, a farlo diventare parte integrante della
nostra esistenza, quel messaggio di salvezza e di redenzione
universale contenuto nelle Sacre Scritture.
Se siamo favorevoli ad afferrare fermamente, a non lasciarla mai più,
quella Mano amorevole e misericordiosa che ci viene tesa in segno
tangibile di aiuto.
Se abbiamo la pazienza di esaminare gli innumerevoli e vari elementi in
nostro possesso, con spirito e giudizio imparziale, con la mente
completamente sgombra da pregiudizi e idee preconcette, per renderci
pienamente conto che non esiste un’altra strada che possiamo seguire
senza timore di smarrirci nel labirinto dell’umana esistenza.
Tutto questo solo ed esclusivamente se lo vogliamo in piena libertà e in
tutta coscienza.
CONCLUSIONE
Al termine di questo <viaggio>, consentitemi, innanzi tutto, di
ringraziarvi per avermi seguito sino alla fine il che, ne sono
perfettamente convinto, non è stata per niente un’impresa facile.
Ma, onestamente, penso che ne è valsa la pena.
Se poi, quello che avete letto in queste pagine, vi sarà di stimolo per
una ricerca ulteriore delle tematiche affrontate in questo lavoro, allora la
fatica che abbiamo affrontato insieme, io nello scrivere e voi nel
leggere, penso che sia stata pienamente ricompensata.
In fondo, lo scopo iniziale del presente lavoro era proprio questo, far
capire ai lettori che l’essere umano non è solo materia ma anche e
soprattutto spirito e come il primo, anche il secondo, ha bisogno di
nutrimento per crescere.
Spero vivamente, dopo questa lettura, che d’ora in poi, ognuno
cercherà, per il proprio spirito, cibi adeguati e selezionati e non cibi
scaduti, avariati o adulterati,
Questo, a conclusione, è il sincero augurio che faccio a tutti,
P. R.