Tra le varie mostre d’arte, prevalentemente personali, tenutesi nell’apposita Sala del Teatro Euclide, sotto gli auspici dell’Accademia Tiberina, rimarchevoli sono apparse, per consenso di critica e apprezzamento del pubblico, quelle di tre pittori che hanno, recentemente, esposto nell’ordine, e che sono; Gioconda Musìo, Giorgio Bellini e Gabriella Martino.

Di GIO’ MUSIO, cagliaritana, pittrice istintivamente portata al genere della natura morta, ma versata pure in altre branche dell’arte pittorica, come il nudo femminile, nel quale ha offerto interessanti prove, appare rimarchevole la nitidezza del segno, che, congiunto ad una ben dosata luminosità del suo porgere, sa trasfondere nella sensibilità dell’osservatore sensazioni di autentico godimento estetico. Più particolarmente, emozioni sin dal primo impatto visivo, talché la pittrice ha saputo attrarre alla sua… tavolozza un pubblico crescente di convinti estimatori, che ne seguono con apprezzabile costanza il progressivo affinamento della tecnica del “porgere”, degna ormai dei più esigenti cataloghi, e richiesta da prestigiosi galleristi.

Gio' Musio: "Natura morta", olio su tela

Di GIORGIO BELLINI l’esteta e pittore (nonché giornalista e critico) Luigi Pasquini, che di quest’artista è stato maestro, nel sottolinearne la sicura istintività e l’efficacia descrittiva, ha lasciato scritto che egli “…sa affrontare in piena e feconda maturità, sia di pensiero che di “mestiere”, i problemi figurativi più attuali e complessi”, penetrandone “tanto gli aspetti psicologici che le implicazioni di carattere sociale”.

E verrebbe da integrarne l’acuto pensiero con la considerazione che il Bellini stesso possiede, infatti, la tempra, prima ancora che del ricercatore, dell’indagatore, tanto è portato a farsi carico, nelle proprie sensazioni, liete o dolenti, del “mondo” al quale si accosta, approfondendone con vigore l’intima essenza; pregio peculiare dell’artista.

Giorgio Bellini: "La casa rossa fra gli ulivi", olio, 50x70 (Coll. dell'Autore)

Di GABRIELLA MARTINO, presente nell’anno giubilare con le sue opere appuntate sull’assunto “I luoghi dell’anima”, in versione trascendente e proprio per questo basata sull’informale inteso come trasposizione propriamente materica e cromatica di un concetto, va osservato che l’artista “mutua” quasi sempre da un’immagine traslata in verso (è, infatti, pure garlata poetessa) l’essenza di una sensibilità particolarmente vigile, cosicché il suo operare sa suscitare un ampio ventaglio di sensazioni in chi si sofferma dinanzi alle sue opere. E icastica appare, quest’artista, sia nella parola che nel colore, che utilizza con un’incisività la quale, lungi dal togliere, realizza semmai, un’indubbia carica poetica globale.

Una triade, in definitiva, che non soltanto ha meritato l’avallo accademico, ma che ha saputo offrire un contributo qualificante alle attività di cui l’Accademia stessa va facendosi, da sempre, promotrice nella sua metodica messa in valore degli autentici talenti.

Gabriella Martino: "Tripudio", cm. 33x47,5, tecnica mista