Prego subito i più introdotti in vicende storiche di non pensare, per piacere, all’apologo (se tale non fosse, lo è quasi…) del potente e valoroso condottiero, caduto in disgrazia e finito in rovina, mezzo cieco, che tuttavia riuscì poi a rifarsi, insomma quello del “DATE OBOLO BELISARIO”…

NO: l’Accademia ci vede tanto bene da rendersi conto di abbisognare di una nuova casa (e quante ne ha cambiate nella sua ormai bicentenaria vita, fino al decoro dei palazzi Vaticani!).

Ma oggi la longanimità e la benevolenza per la cultura sembrano aver messo la prora “controvento” e cambiato Paese; e non è soltanto un’impressione, ma una realtà palpabile, che si può toccare con mano.

Che sia questione di “distrazione”, o piuttosto la presunzione di essere arrivati (cosa impensabile) in fatto di sapere, ai piani… superiori?

Stà di fatto che per certi interventi basati su di una “consapevole generosità” del pubblico potere oggidì, prima di alimentare improbabili speranze, conviene rivolgersi in via diretta al “prossimo”, che, tanto per essere precisi e, per capirci subito, sono gli Accademici d’ogni categoria, i Legion d’Oro e i volenterosi sostenitori amici delle due istituzioni. Perché chi dice “Tiberina”, ai nostri giorni, sottende Legion d’Oro (un ponte dalla Cultura al Sociale, basato sulla mutualità) due condizioni operative che tendono a confluire in un’unica direttrice.

E allora, stando così le cose, nel rivolgerci a tutti gli Amici d’ogni ceto e condizione, non ci peritiamo di chiedere loro il costo (ideale) di un “mattone lavorato”, al prezzo forfettario di 100 mila lire. Non dovrebbe essere poca cosa il poter poi dire, a cosa fatta (come ardentemente si spera!) “li c’è anche il mio!”.

Pensate per un momento con me a ciò che potè provare il Belli stesso allorchè proruppe, nel citare la “sua” Accademia, nella sonora e orgogliosa apostrofe di “SODALIZIO ALTERO”!

Ebbene, noi “Tiberini” tutti Vi preghiamo, e in coro: concedetevi, in questi tempi tanto magri di soddisfazioni, un SOSPIRO d’ORGOGLIO col dire: “Ci sto anch’io!”. E… Amen.

Olac