L’Arcivescovo Mosconi

Qualcuno ha ricordato, autorevolmente, come una guida dalla valenza paterna sia stato per Mons. Mariotti, l’Arcivescovo Mosconi, da molti compianto, che lo condusse con sé giovanissimo, da Cremona a Comacchio.

Un pastore, Mons. Natale Mosconi, forse non capito appieno da parecchi ferraresi per la sua indole impetuosa, e per una certa sua severità formale; chi l’ha conosciuto però un po’ più da vicino può testimoniare della grande bontà e soprattutto dell’umiltà di certi suoi atteggiamenti, che dominavano sovente l’autorità vescovile, al cui decoro non rinunciò peraltro mai.
Il bene che l’Arcivescovo Mosconi ha fatto a Comacchio e a Ferrara non sarà mai risaputo a sufficienza; della sua autorità morale egli si è servito per procurare lavoro e pace “sociale” a tanta gente, alla quale non chiedeva tessere di privilegio.
Ben pochi sono coloro che sanno come, in molte sere, solo, o in compagnia di un sacerdote, Mons. Mosconi, in ogni stagione, si recasse, a piedi, per recare conforto ad un malato grave, presso il Sant’Anna; che l’Arcivescovo, uomo di grande sapere e studioso di alta levatura, passava intere notti o a scrivere di proprio (era uno scrittore assai incisivo) o a sbrigare corrispondenza rimasta inevasa per i molti impegni della giornata (e amava vergare i suoi scritti con inchiostro verde); oppure a meditare su problemi inerenti la sua missione.

Nessuno avrebbe detto che quel Presule scattante e nervoso era in realtà un uomo fisicamente usurato, che, privandosi del giusto riposo, andava soggetto periodicamente ad inevitabili esaurimenti (e che ammoniva i propri collaboratori a concedersi un sonno riparatore di almeno otto ore per notte)…

Questa era la vera personalità di Mons. Mosconi venuto nel Ferrarese nel 1951 (a Comacchio, dapprima) e creato poi Arcivescovo di Ferrara nel 1954; un Uomo che ha goduto della stima personale di diversi pontefici, proprio per le riconosciute capacità umane e intellettuali, e per una dignità che non escludeva un’intima modestia, la quale era la dimostrazione di un intenso sentire.
Forse fu additato da qualcuno come un “capo” esigente; ma egli era sempre il primo a dar l’esempio nell’assolvimento dei doveri.

L’Arcivescovo Mons. Filippo Franceschi

Dell’Arcivescovo Mons. Filippo Franceschi (succeduto a Mons. Mosconi nel 1976 e investito della Arcidiocesi di Ferrara e dell’Amministrazione Apostolica di quella di Comacchio fino al 1980) sono da ricordare qui l’arguzia tutta toscana (era infatti nativo di Lucca), che all’occasione sempre si misurava (in tono campanilisticamente scherzoso) con quella di un altro autorevole toscano-ferrarese: il Magnifico Rettore dell’Università e oculista di fama, prof. Antonio Rossi, ottimo amico, e “portatore” dei pregi della sua Pisa.

Di indole riservata, quasi intonata a timidezza, ma non chiusa alla giovialità, Mons. Franceschi era, in realtà un oratore forbito e irruente; e quando prendeva l’aere sapeva essere come pochi avvincente; e sempre con la sua eloquenza sapeva avvincere l’uditorio.
Bonario e cordiale, l’Arcivescovo Franceschi ha lasciato di sé, a Ferrara, un buon ricordo; e la sua morte, avvenuta prematuramente in Padova, dove era stato destinato, ha privato la Chiesa che era stato chiamato a reggere, di una guida di alta qualità intellettuale e, soprattutto, umana.

Cenni biografici su mons. Filippo Franceschi

  • 1924 Nasce a Brandaglio, frazione di Bagni di Lucca il 15 maggio.
  • 1933 Entra in seminario a Lucca dove compie studi classici e teologici.
  • 1946 Ordinato sacerdote inizia il suo ministero come assistente dell’A.C. diocesana.
  • 1949-52 E’ viceditettore del collegio universitario Augustinianum mentre studia Lettere alla Cattolica di Milano, dove si laurea nel 1953 con il massimo dei voti.
  • 1955-64 Viene richiamato nella diocesi di provenienza a Lucca dove ricopre diversi incarichi in seminario, nelle scuole, in parrocchia e nella Fuci.
  • 1960 Consegue la licenza in teologia all’università Lateranense di Roma.
  • 1964 A Roma viene nominato da Paolo VI assistente nazionale dei giovani di Azione cattolica (Giac). Collabora con don Costa e Vittorio Bachelet alla rifondazione dell’A.C.I.
  • 1970 Viene consacrato vescovo il 29 giugno.
  • 1976 Arcivescovo di Ferrara e Comacchio.
  • 1982 E’ nominato vescovo di Padova. Entra a far parte del consiglio permanente della CEI ed è delegato vescovile alla Conferenza episcopale del triveneto per la catechesi.
  • 1985 E’ tra gli artefici del convegno ecclesiale di Loreto su “Riconciliazione cristiana e comunione con gli uomini”.
  • 1987 Presiede la commissione preparatoria del Primo convegno ecclesiale triveneto “Comunità cristiane e futuro delle Venezie”.
  • 1988 Muore a Padova il 30 dicembre.

L’Arcivescovo Mons Luigi Maverna

Fu designato a sostituire l’Arcivescovo Franceschi e giunse a Ferrara nel 1982 (rimanendovi fino al 1995).
Purtroppo le sue condizioni di salute si rivelarono precarie, ciò che ne condizionò non poco le funzioni e le comparse in pubblico.
Presule di buona preparazione, proveniente dai quadri dirigenziali dell’organizzazione Cattolica, egli non poté svolgere appieno, come si proponeva, il mandato pastorale, che fu costretto spesso a delegare.

Nonostante ogni valida e premurosa cura, il male che lo affliggeva progredì fino a causarne l’invalidamento fisico e la morte. Ma i ferraresi lo ricordano paterno e sorridente, sempre al bene dei fedeli tutti.