Sacerdote e promotore culturale
Ogni uomo ha la sua storia; e questa è, giusta, la storia di un giovane, venuto in obbedienza -così come nei precetti del diritto Canonico- nella nostra terra, da una regione contermine, al seguito di un proprio superiore elevato alla dignità e al ruolo di Vescovo, e inviato a prendersi cura delle anime in una sorta di missione quale poteva ancora considerarsi, intorno agli anni Sessanta, la Diocesi di Comacchio.
Il neo Vescovo -persona preparatissima e tempra di autentico religioso e studioso più che mai consapevole del gravoso incarico ricevuto- si chiamava Natale Mosconi; e converrà subito dire che è stato un pastore esemplare, modello in quanto a zelo, carità, altruismo.
Egli ha lasciato nel Ferrarese (divenne poi Arcivescovo della Diocesi di Ferrara pur restando Amministratore Apostolico di Comacchio) un segno tanto incisivo quale nessuno, qui, in tempi moderni, ha saputo, non già superare, ma neppure eguagliare. Aveva infatti tanta coscienza dei propri doveri da toccare l’abnegazione.
Il giovane al suo seguito, a nome Fernando Mariotti, completati gli studi di rito, divenne sacerdote; e proprio in questo 1999, il 23 maggio, Mons. Mariotti celebra il suo 40° di sacerdozio. Al pari del suo Maestro -passato ormai da anni a miglior vita- ha seguito e va compiendo la sua missione, forse con lo stile proprio di chi non punta alla dignità dell’Episcopato, ma con irreprensibile e solare sentimento di carità cristiana.
Come Prete egli ha il pregio di non sentirsi avulso dal contesto sociale e posto in una sorta di teca di cristallo, ma di trovarsi Uomo tra gli uomini, cosi da condividerne solitamente gli affanni, lenendo, per quanto possibile, le inevitabili sofferenze che, prima o poi, prendono tutti nella monotonia della quotidianità e ciò con misurati interventi di fraternità viva e operante. Ma pure un Uomo, per intenderci, ben consapevole di essere investito di una grossa responsabilità “in più”: quella che contrassegna, per l’appunto, il Sacerdote.
Uomo tra i propri simili, dunque, si diceva, e amico sollecito nel dare, solidalmente, sostegno e aiuto laddove possa ricorrerne (e capita spesso) la necessità; ma sempre con discrezione, perché il bene non va mai sbandierato, né si dovrebbe, almeno, operare per avere una remunerazione, sia pure trascendente, ma per il piacere intrinseco, talvolta propriamente “fisico”, di sentirsi compartecipe in umanità. E questo è pur sempre rendere omaggio al nostro Creatore.
E una volta dato, o reso un servizio, non pensarci più, perché c’è pur sempre una Provvidenza a … provvedere, vigilare e… riparare.
Di fisico gagliardo e un pò incurante dei sempre possibili malanni che sovrastano, del resto, tutti e ciascuno, godendo Egli di buona salute, non si perita di esporsi frequentemente a fatiche improbe, pur di mantenere il suo non lieve giro di impegni, che vanno da quello preminente del “dir Messa” (e più volte nella giornata) al dover far fronte a tante altre necessità indotte da un quotidiano andamento pressante di ministero. Cosi Egli ha potuto salire -con osservante adesione ai disposti dei Superiori- non pochi e ardui scalini del suo mandato.
Per nulla alieno dal rimboccarsi, all’occorrenza, le maniche, da parroco di una piccola ma alacre pieve è passato, con gli anni -ma ancor giovane- all’incarico di Rettore della Basilica di S. Domenico, nel cuore di Ferrara, edificio già in precarie condizioni per essere assai provato dal tempo e dagli elementi, che con metodo e sagacia, ha restaurato in varie sue parti, non senza sacrificio personale.
Il suo modo di rendere grazie al Signore è invero tanto sentito quanto spiccio; e sembra corrispondere, nei fatti, all’aureo detto “dell’aiutati che Dio t’aiuta”, e questa è probabilmente una piccolissima parte del suo Vangelo quotidiano: quasi un precetto di vita. Il suo imperativo è infatti di andare, sempre e in ogni caso, diritto allo scopo, beninteso, a fin di bene.
I suoi fedeli, che sono di varie provenienze rionali e suburbane, ne hanno compreso la dinamica e, a tratti, impulsiva personalità e lo seguono con grande costanza e sempre più numerosi. Sanno bene che per le festività d’obbligo e nelle grandi occasioni liturgiche la chiesa apparse sfavillante di luci e infiorata a profusione; e non c’è chi non si renda conto di quanto l’occhio, come suol dirsi, voglia la sua parte, al pari delle… nari.
Il risultato consueto (e inevitabile) è che ogni officiatura risulta sempre una festa per l’intima gioia dello spirito e per il sollievo che ogni coscienza ne riporta. Perché, quanto conviene, spirito e fisico concordano nel rendere lode al Signore.
Nella vita il nostro Sacerdote s’è fatto, sovente, costruttore -così come è cura di ogni buon “conservatore” – ma converrà soggiungere, sottovoce, che molte iniziative don Mariotti le ha intraprese e portate a buon fine senza disporre, in partenza, del becco di un quattrino.
Ma fra tanto fervore operoso, Egli non ha trascurato i libri, dai Sacri a quelli del sapere profano, perché la vita di oggi esige uomini preparati -e più che mai- ad evenienze di vario tipo; e ogni carenza, in qualunque campo, si finisce col pagarla sempre a caro prezzo (del resto Bacone non a caso sentenziava qualche Secolo fa che “l’uomo tanto può quanto sà”. Va precisato inoltre, a merito di Mons. Mariotti, che non pochi sono stati i contributi fattivi da lui offerti alla Curia Ferrarese, col collaboratore alla positiva soluzione di annose questioni.
Di fatto, numerosi i ruoli e gli incarichi di responsabilità attribuitigli in un arco di tempo che copre i trent’anni; e in tutte le predette incombenze (elencate per citazione sommaria nella parte “curriculum” del presente) ha saputo dar prova di sagacia e grande determinazione, concorrendo attivamente ai risultati conseguiti.
Ma conviene pure riconoscere che dovunque egli si è trovato ad operare (ad esempio), in Terrasanta), ha saputo raccogliere simpatie, stima e consensi, talché oggi gode della sincera e dichiarata benevolenza di autorevoli Cardinali, che ne apprezzano l’operato sagace, sollecito e lungimirante.
E qui ci sia consentito di richiamare il ricordo di un Sacerdote Salesiano Amico -mente acutissima e gran sapere- il quale diceva di tenere sempre pronta la propria valigetta e le poche cose personali da buttarvi dentro, perché -ammoniva- “Se la volontà del Signore è imperscrutabile, quella dei Superiori è insondabile, cosicché oggi ti trovi qui, e domani dovrai essere là!…”.
La destinazione terrena nel Nostro, se gli ha fatto conoscere già tappe assai significative, sembra volergli riservare traguardi viepiù ambiti.
Cameriere d’onore di S. Santità da molti anni, Commendatore della Repubblica, Grande Ufficiale dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, per il suo positivo operato di Terrasanta Mons. Mariotti è stato insignito dal Patriarca d’Antiochia del titolo di Archimandrita, carica che contraddistingue i Capi dei grandi Complessi monastici del Medio Oriente, che equivale a quella di Abate, e che è perequata a quella di vescovo.
Canonico onorario della Patriarcale Basilica del S. Sepolcro di Gerusalemme, è insignito inoltre di altri titoli, compreso un riconoscimento gentilizio. Già cappellano militare da vari anni, ha recentemente aggiunto al grado normale quello di ten. Colonnello, attribuitogli dalla Guardia Nazionale degli Stati Uniti, a titolo onorifico.
Sostenuto, ora, da un vigore fisico non comune, secondo taluni “bene informati” della Curia Romana, il nostro efficiente Monsignore sarebbe destinato a nuovi accreditatissimi “uffizi”; e questo potrebbe essere un ulteriore potenziale riconoscimento ai servigi da Lui resi, per quanto in un inevitabilmente limitato ambito operativo, così come è nella relatività di tutti i mandati.
Questa è la storia di un giovane a 40 anni dal viatico; di un Uomo che ha saputo tener fede ad una molteplicità di impegni e che con grande spirito di servizio e tenacia si è inoltrato, con fede, per molte strade, non esclusiva quella della cultura più qualificata.
Oggi infatti Egli presiede, in sede Romana, con decoro e competenza, la nobile istituzione della Pontificia Accademia Tiberina, organismo che ebbe ad annoverare e che tuttora comprende le personalità più geniali della modernità, poiché nei circa due secoli di sua vita ebbe ad associati Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini, Renè de Chanteaubriand, e geni come Fermi e Marconi, e centinaia e centinaia di ingegni eccelsi, ivi compreso quel Belli dei celebri sonetti romaneschi lodati dai massimi letterati del suo tempo, fondatore dell’Accademia stessa e legittimo vanto dei romani “veraci”.
E fra questi poi, numerosi premi Nobel, pregio dell’Umanità.
Oltre a ciò Mons. Mariotti presiede alle sorti dell’Unione Internazionale della Legion d’Oro, istituzione compresa fra le organizzazioni non governative delle Nazioni Unite aventi sede in Ginevra, la quale opera proficuamente nel campo sociale secondo un ampio ventaglio di funzioni che godono di autorevoli riconoscimenti. Una benemerenza in più, e non certo irrilevante.
Ora, chi da anni conosce l’impegno e la personalità schietta del nostro Sacerdote, a tratti tanto semplice da apparire candida, quanto talvolta complessa e riservata (quale dev’essere quella di “uno” addentro alle cose più “riposte”) sa bene che Egli è tuttora in grado di battere molte strade.
Se, come avviene, avvicinandolo, i più non restano insensibili al carisma che emana la possente figura del Sacerdote, chi ha poi modo di frequentarlo più d’accosto non tarda a rendersi conto che dalla sua persona si sprigiona pure una forte carica di umanità, che sa sempre aprirsi a manifestazioni di apprezzabile fraternità.
“Bisogna -egli ripete spesso, al prossimo come a se stesso- ringraziare il Signore anche per le difficoltà, che sono insiste nel vivere. Perché appunto avendoci Egli fatto dono della vita, ci dà pure modo di sostenere i contrasti che l’accompagnano. Avversità che dobbiamo cercare di dominare e di vincere; e proprio per questo la vita merita d’essere vissuta”.
Ma Monsignore questo “dettato” l’ha gia posto in atto da tempo.
Quanto al resto converrà lasciare il passo alla Provvidenza.