Chi ne raccolse i brani
da Odoacre, in poi
Tu, fosti, o Tiberina;
indi li unisti ai fasti
dell’uman talento;
così per Te rinacque
la stirpe antica
quale fu dei magnanimi.
E il gran portato
custodisci ancora
dei tempi nuovi.
A tanto oprare
spesso ti fu secondo,
paterno, il Tebro,
chè il biondo fiume
nell’usato andare
a fondersi col salso
di tanto t’inondava
d’un’umida carezza.
Talché crescendo
al salubre connubio
Tu ne suggesti il sale
che le menti eccelse
feconda e aguzza,
per additare al mondo
la superba altezza
dei Colli fatali.
E s’ammutì la voce
e s’arretrò l’imperio
degli dei
dinanzi agl’oranti
Cristofori
inalzanti una Croce.
Schiera di Padri Santi
o Nobilissima Ti convocò
chè cara ad Essi fosti
nell’età che il virgulto
ramo si fa e s’infiora
e s’orna di bel sapere.
Così il decor fruisti
dell’alto peristilio
del Seggio di Pietro,
Onor che ancora dura.
E durera.

Olao Accorsi

Parafrasi Geo – antropica

L’autore muove dalla ideale creazione del nostro pianeta per passare alla preesistenza della mitica Atlantide, il favoloso continente scomparso, le cui propaggini, secondo taluni autori dell’antichità dovevano estendersi dall’Atlantico fino a buona parte del Mediterraneo (Mediterraneo = mare dimezzo), cosicché l’esistenza di questa ipotetica regione colmava, seppure in parte, il vuoto poi determinatosi fra Africa ed Europa e “riempito” dal mare per effetto di immani cataclismi.
L’affossamento pure di questa parte ideale di Atlantide, dove la vita si svolgeva in accettabile “naturalità”, ebbe risonanze e conseguenze addirittura inimmaginabili.
Col terrificante maremoto opina l’A. tale presunta morfologia ambientale venne scombinata rovinosamente; e le acque dell’Oceano dovettero irrompere nella “bassura” (ora Mediterraneo) e crearvi per l’appunto il mare. (Il fenomeno dei periodici “cozzi” della piattaforma sommersa d’Africa contro quella Europea non è peraltro scomparso ai giorni nostri, e sarebbe questa una concausa dei periodici terremoti che affliggono di tanto in tanto la nostra Penisola e la fascia adriatica dei Balcani. Si tratta di urti veri e propri sotto il fondo del mare).
Secondo gli esperti di geodesia e geologia, questo moto, per certi aspetti costante per pressione, spingerebbe all’insù, vale a dire verso Nord, insensibilmente, le isole dotate di base minore (o comunque frammentata) per una sorta di traslazione “fluttuante”.
I pochi superstiti della scomparsa Atlantide (la quale avrebbe toccato ai suoi tempi alte punte di civiltà), su non molte navi salvate dal disastro, le quali avevano la caratteristica di essere costruite in bronzo, cercarono riparo nel più tranquillo e “riparato” mare e, sparuti profughi, vennero ad abitare le terreferme, dalla penisola iberica, all’Africa, spingendosi alle Baleari e alle isole ora italiche e ponendo piede sulla Penisola, la più ricca di animali e quindi di cacciagione e non a caso “Italia” ebbe il significato primo di “terra di vitelli”.

Dopo questa drammatica diaspora, gli appartenenti ad uno stesso popolo andato diviso, sarebbero tornati a cercarsi non più parenti, ma nemmeno ostili tra gli insediamenti dispersi, allo scopo di commerciare da costa a costa, lungo le sponde del neo-mare. … Il resto è storia.