L’Ebbe vinta la vita. S’accrebbe al par del loglio rinata civiltà su questo suolo chiamato prima Italia, indi Saturnia (per le ricche messi); poscia fu detto Ausonia e quindi Enotria pei grati suoi vigneti, terra d’ebbrezze, dal “gettar” ferace, di ben foriera al lievitar latino. Nell’ignivome vene di magma ribollente giù, nei meandri del beato sito (così credea la gente) Urano intanto crogiolava, arcigno i docili metalli cari a Vulcano. E Marte, il belluino, deposti i dardi e infissa al suol la spada giacque con Rea il suo divin riposo. Funesto fu l’amplesso all’inclita vestale, che ne peri; ma prima partorì due numi-re. Così venisti, o Roma a capeggiare il mondo alta levando la tua fiamma al cielo sopra ogni altura, a lumeggiare l’atro delle selve. Allor dal suolo gallico, di Dacia e dall’Oriente all’Ofanto e più a valle, fu risuonare d’opre e di conquiste di vomere e di spada; e pur fervor vi fu di stilo e tavoletta, così che poscia avesse il duro marmo ai millenni narrar - mitica Roma - le grandi imprese.
