Il Trottolino
Il Padre comandò:
“Chiamati Terra o Mondo,
come vuoi;
ma intanto vatti a combinar
gli affari tuoi;
guardati intorno
e cercati una posta
che comoda ti stia;
e bada di marciare
in armonia
col ritmo delle Sfere,
chè “tocco” come sei,
se non mi stai accorto
finisci mezzo storto!”.
Mosse giulivo il Mondo,
al viatico divino,
per le celesti strade
e il Padre gli gridò:
"E da quest’ora in poi
non mi seccare,
che devo un grande caos
riordinare!”.
D’allora il Globo andò
- come và ancora
a rigirarsi al Sole
in danza antica
e, come il “passo” vuol
tiene un’amica
che lo fa sgambare:
romantica, simpatica;
e tuttavia... Lunatica.
Alla Natura,
successivamente,
il Padreterno
tenne un fervoretto.
“Al resto le ordinò
ora provvedi:
hai atomi a bizzeffe
e cellule a bilioni...
T’ho fatta Artista, no?
E datti mo’ daffare
e vedi d’espletar
le tue funzioni”!
E la Natura
presa da fervore
le cose sistemò.
“Qua formerò un laghetto;
l’Oceano più in là..
...qui proprio non ci sta!
Là sposto una montagna...
Qui metto una città
(qualcun poi la farà...)
Di là un bel fiumicello”.
E il quadro
- al principiar parve assai bello.
L’Uomo già c’era
coi... connessi suoi;
Essa s’industriò,
con fantasia,
ad integrar
il “regno” di contorno,
pensando a tutto quello
ch’è reale.
E qui non dico, no,
che fece male:
fece quel che poté,
pel fatto principale
che il primo dei malanni
era già fatto...
Dovette pur trovar,
nel suo operare
viepiù d’un grattacapo;
finì che si stufò
d’almanaccare.
“Tempo ce n’ho
fu l’ultima sentenza
ancor non sono al sommo:
ciò che non và
per strada cambierò!”.
Che fosse alquanto
veritiero il detto
sulla “mutevolezza”
la gente l’imparò
e a proprie spese:
la causa l’ignorò,
ma ne scontò l’effetto.