E’ un approdo importante questo che ci accingiamo a salutare e non già per mero avvenimento di concomitanza, quanto piuttosto per le vaste implicazioni socio-culturali, che investono, peraltro, andando a ritroso, un arco ultrasecolare.
Rapporti importanti tra Roma e Ferrara sono stati intrattenuti – sul piano strettamente culturale – tramite la stessa Accademia Tiberina – già nell’800, da esponenti del calibro di un Vincenzo Monti e di Leopoldo Cicognara, ferraresi: e da altri ancora, rilevantissimi, legati alla Città estense.
La recente apertura in Roma della sede della Cassa di Risparmio ferrarese viene ora a sottolineare vieppiù “concretamente” un “raccordo” antico, consolidandone le radici.
I numerosi ferraresi che diuturnamente “calano” nella Capitale (uomini pubblici, politici, rappresentanti di enti e istituzioni, artisti) avranno modo di fruire, sin da ora, stando in Roma, di un supporto in più: la vicinanza, per l’appunto, del familiare “sportello di casa”, potendo in tal modo disporre non soltanto di un servizio bancario inappuntabile, ma di uno strumento propulsivo disponibile, ove potesse ricorrere, per nuove possibilità sinergie.

Nella foto: il Presidente della C.d.R. ferrarese dott. Alfredo Santini tra S. Em. il Card. Laghi e l’on. Giulio Andreotti nel corso di un’intervista improvvisata da E. Della Noce il 19 Ottobre 2000, durante la cerimonia di inaugurazione della Sede della
“L’erede della Signoria estense”: con questa lusinghiera formula lo scrittore Roberto Pazzi descriveva, qualche anno fa, l’operato della Cassa di Risparmio di Ferrara e della sua Fondazione, ovvero “la munificenza della sua privata iniziativa di assistenza alla vita culturale e sociale della città”. Un’immagine che felicemente descrive una volontà e un impegno costanti nel valorizzare, recuperare e conservare il patrimonio artistico ferrarese: se nel Rinascimento questo ruolo era incarnato dai Signori d’Este – che seppero impreziosire la loro corte rendendola uno dei centri di arte e cultura più prestigiosi d’Europa – oggi, senza forzature, possiamo riconoscere una funzione similare nell’attività della Cassa di Risparmio di Ferrara: la sua attenzione si traduce infatti in una sorta di “mecenatismo” che illumina la vita culturale della città.
Un valore sottolineato, nella storia, da proficui scambi culturali, in particolare con la Città Eterna.
La recente apertura di una nuova sede della Cassa di Risparmio di Ferrara a Roma, in piazza Madonna di Loreto 24, ha offerto lo spunto per rimeditare significativi contatti tra Ferrara e la Capitale.
Fitte trame, sin dal passato, annodavano le due città: Ferrara dall’VIII secolo faceva parte dello Stato della Chiesa, a seguito della donazione di Pipino il Breve, re dei Franchi. Anche gli Estensi, che governarono la città per tre secoli, dal 1317 al 1598, rimasero sempre in realtà vicari del Papa, corrispondendo al Pontefice un canone annuo. Basti ricordare Alberto V d’ Este, protagonista di un singolare pellegrinaggio a Roma per ottenere la bolla papale che autorizzava, nel 1391, la Fondazione dell’Università di Ferrara. Oppure Nicolò III d’Este, vassallo fedele del Papa, che nel 1438 si adoperò perché Ferrara fosse prescelta quale sede del Concilio Ecumenico per la Riconciliazione tra le Chiese d’Oriente ed Occidente e ancora Ippolito II, Luigi, Alessandro: tre furono i cardinali d’Este che contribuirono ad arricchire d’arte e di cultura la Roma rinascimentale.
“L’impronta da essi lasciata è incancellabile perché anche oggi ci è dato di ammirare e, per così dire, toccare con mano quello che resta del loro mecenatismo e della loro insonne intraprendenza” ha osservato lo storico Luciano Chiappini nel descrivere le meraviglie dei giardini del Quirinale e di Villa d’Este in Tivoli.
“Non ci sono parole per descrivere l’incanto e lo splendore fra il grandioso e il barocco (…) di Villa d’Este in Tivoli. Ippolito la volle con la stessa inesauribile passione che lo aveva visto ideatore, costruttore, abbellitore, restauratore di edifici e palazzi dovunque gli fosse dato di trovarsi. Cominciò naturalmente da Ferrara”.
Approfondendo l’intuizione di Roberto Pazzi, si può sovrapporre, nel nome di condivise finalità culturali, l’intervento della Cassa di Risparmio di Ferrara a quello dei Signori d’Este. Anche lo storico istituto di credito fondatori nel 1838 grazie al rescritto) pontificio di Papa Gregorio XVI come Ippolito), “comincio naturalmente da Ferrara”.
Sono numerose, le “imprese” culturali con cui si è cimentata la Cassa nell’arco di 162 anni: a partire dal primo ciclo di restauri della Palazzina Marfisa d’Este (1911-14), sino alla sistemazione della Cripta degli Alghieri in Santa Maria Nuova in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della morte di Dante (1921-22): dalla costituzione del Museo del Duomo (1928-29) al secondo grande intervento) a favore della Palazzina di Marfisa (1937-38), in occasione del primo centenario di fondazione della Cassa.
Non c’è chiesa di Ferrara che non abbia ricevuto aiuto tangibile per riparazioni o restauri: Santo Spirito, Santa Maria in Vado, San Francesco, San Giuliano, Santa Maria della Consolazione, per menzionarne alcune, ma soprattutto San Paolo il cui catino absidale, dipinto dallo Scarsellino, fu recuperato con un grandioso restauro nel 1986.
Lo stesso Castello Estense, dimora della potente Signoria, beneficio di tre diversi interventi, negli anni 1925-26, 1983-84 e 1998.
Un capitolo prestigioso per la Cassa di Risparmio di Ferrara è quello del collezionismo d’arte: all’istituto ferrarese e alla relativa Fondazione va riconosciuto il merito) di aver acquistato alcune delle principali collezioni d’arte cittadine (Massari, Sacrati, Strozzi..), raccogliendo le opere all’interno della Pinacoteca pubblica e cedendole accadeva per la prima volta in Italia in deposito temporaneo ai fini espositivi.
L’Istituto ferrarese ha inoltre promosso negli ultimi anni una singolare operazione culturale, finanziando una raffinata collana di 25 volumi sui pittori ferraresi dal Trecento al Novecento, ispirata all’officina ferrarese di Roberto Longhi.
Da Cosmè Tura ad Ercole De Roberri, da Dosso Dossi a Filippo De Pisis, la collana ha indagato l’arte e l’architettura ferrarese accostandosi anche alla scula della Miniatura Estense, in gran parte patrimonio della Biblioteca e dei Musei Vaticani.
E così, da Ferrara, si ritorna a Roma, imprescindibile crocevia culturale.
Oggi l’apertura delle sede romana della Cassa di Risparmio) di Ferrara, grazie alla solerte iniziativa del presidente Alfredo Santini, sembra rinnovare i legami tra Ferrara e Roma, nella prospettiva di intensificare i rapporti e gli scambi culturali con la Città Eterna.
Far rivivere la storia è forse la premessa più significativa, e nel contempo il migliore auspicio, per una storia ancora da scrivere.