Pianista e compositore ungherese (Raiding, Burgenland, 1811 — Bayreuth, 1886).
Pianista prodigioso, esordì giovanissimo e subito riscosse l’ammirazione dello stesso Beethoven. Nel 1821 fu inviato a Vienna per studiarvi appunto pianoforte con C. Czerny e teoria con A. Salieri e pure qui poté collezionare successi strepitosi con le sue esibizioni.
Completati in seguito gli studi a Parigi, avendo pure nella “Villa Lumiere” per insegnanti celebrati musicisti, intraprese una serie di viaggi artistici che, confermando l’eccezionale suo valore sotto le più diverse latitudini, lo additarono come il più grande tra i pianisti. Risale a questo tempo la sua relazione con la contessa Sofia d’Agoult (in arte Daniel Stern, scrittrice) con la quale visse a Ginevra. Dall’Agoult egli ebbe tre figli, tra cui Cosima, (che Wagner doveva sposare in seconde nozze).
Nel 1839 Listz riprese la serie dei concerti cogliendo ovunque memorabili successi, contrassegnati molto spesso da un entusiasmo spinto fino al fanatismo.
In seguito, dal 1847 al 1861, fu Kapellmaister straordinario alla Corte di Weimar, che, per sua iniziativa, divenne centro di innovazioni musicali di grande respiro e di risonanza extraeuropea. E’ questo il tempo dei 12 poemi sinfonici e delle sinfonie Dante e Faust.
Nel ‘61 venne a Roma, mosso dall’intento di dedicarsi all’arte sacra e in quell’occasione Pio IX gli conferì la dignità e il titolo di Abate. A Roma si trattenne fino al 1870.
Listz trascorse gli ultimi anni della sua vita tra Roma, Weimar e Pest, sempre osannato da allievi e ammiratori.
Esecutore sommo e compositore apprezzabile, lasciò, per tecnica e valore innovativo nell’impiego del pianoforte, un impronta indelebile.
Sono attuali anche ai giorni nostri le celebri rapsodie ungheresi del maestro. Egli fu peraltro innovatore pure con i suoi oratori, nel campo della musica sacra, puntando sull’efficacia, sull’interiorità morale, nonché sull’indiscussa suggestione dei suoni a contraltare di quelli che sogliono definirsi “i mezzi esteriori”.