Poeta (Zante, Isole jonie, 1778 — Tumham Green, Londra, 1827).

Nato di padre veneziano e di madre greca (il genitore era medico militare a Spalato) crebbe a Venezia, dove risiedette a lungo con la madre. Ma nel 1797, col trattato di Campoformido, si ebbe la cessione di Venezia all’Austria ed egli si trasferì a Milano. Risalgono a questo periodo i suoi contatti col Panni e con il Monti; fu poi ufficiale della guardia e rimase ferito ad una coscia in una scaramuccia a Cento di Ferrara.

Fu in seguito col Gen. Massena e, in un viaggio al seguito di questi, a Firenze (1800) conobbe e amò Isabella Roncioni (ma, temperamento passionale, amò con pari impeto la Fagnani Arese) e sotto questi stimoli espresse i moti dell’animo con magnifici versi. Le donne ebbero infatti un ruolo dominante della sua vita. Tornato alle armi col grado di capitano parti per la Francia, e qui si innamorò di Sofia Emerytt, dalla quale ebbe una figlia, a nome Floriana. In quegli anni aveva ripreso e ultimato l’Ortis.

Romantico, oltreché passionale, il Foscolo persegui ognora l’ideale amoroso, sicuramente ben consapevole della sua carica vitale. In tutta la sua non proprio lunga esistenza (morì infatti non ancora cinquantenne) egli insegui un proprio ideale di bellezza; non si mostrò legato a interessi materiali e condusse, di fatto, una vita dispendiosa, finendo in squallida miseria; fu anzi incarcerato per debiti e costretto a gravissime umiliazioni. Ma la sua grandezza non risiede certo nella coerenza.

Tra l’ideale femminino e gli impulsi guerreschi connessi all’amor patrio, che avverti fortemente, visse un suo splendido momento di sensualità transumanata.

E il sentimento del bello — lui, che non fu certo un Adone ebbe in sé quale patrimonio genetico e l’avverti nelle più risposte fibre come anelito supremo di passione.

V’è da considerare che forse egli non trovò, in ultimo, incarnato compiutamente tale supremo ideale in una persona fisica, e proprio per questo dovette invano inseguirlo con costante ricerca; ma proprio per questo suo pressante andare scatunirono dall’animo quegli accenti di cui si gloria, nella posterità, il suo nome.